mercoledì 7 giugno 2023

DECOSTRUIRE LA NARRAZIONE 1. LAURA BRAGHETTI, "IL PRIGIONIERO"

In questo scritto  l'autrice -Benedetta Piola Caselli- applica le teorie e le tecniche dell'
analisi linguistica ai contenuti del libro di Laura Braghetti "Il Prigioniero" , anche confrontando il suo racconto con gli analoghi racconti degli altri partecipanti al sequestro e preventivamente utilizzando le poche indicazioni che possono venire dagli scritti  di Moro per spiegare il metodo con degli esempi sulle sue lettere.

Ne è venuta fuori un'analisi assai interessante che mette in luce non poche  contraddizioni della "narrazione" dei BR fin qui non rilevate. Vi sono qui e là delle tecnicalità che possono anche risultare talvolta ostiche, ma che vi invitiamo spassionatamente a superare, percorrendo i ragionamenti e arrivando passo dopo passo alle conclusioni. Buona lettura!

SEDICidiMARZO

***

                                 

   Decostruire la narrazione: 

        l’apporto delle teorie linguistiche alle tecniche di indagine storica.

             Parte uno: « Il prigioniero » di Laura Braghetti.     

 

 

di: Benedetta Piola Caselli

 

Intro.

 

In questo scritto suggerisco elementi nuovi su :

 1) uno dei luoghi della detenzione ;

2) i rapitori ;

3) la prima notte ;

4) il numero dei carcerieri ;

5) il giorno dell’omicidio.

 Ma non è importante: questo è uno scritto sul metodo.

Infatti, non mi interessa tanto discutere su cosa si trova, ma su come si trova, e condividere un metodo di analisi che mi sembra utile, e che poi ciascuno  valuterà o  migliorerà come vuole.

Questo è anche un esercizio di elasticità e contaminazione culturale.

lunedì 22 maggio 2023

ULTERIORI BREVI NOTE SUL "CANALE DI RITORNO" TRA LA PRIGIONE DI ALDO MORO E L'ESTERNO

ULTERIORI BREVI NOTE SUL "CANALE DI RITORNO" TRA LA PRIGIONE DI ALDO MORO E L'ESTERNO 

 (a cura di: Andrea Guidi) 

Qualche tempo fa abbiamo evidenziato una significativa lettera/telegramma di
Aldo Moro, prigioniero dei suoi sequestratori, alla famiglia, lettera che a nostro parere costituisce un notevole indizio di un così detto “canale di ritorno” tra l’esterno della prigione e l’ostaggio; segnatamente tra la famiglia del Presidente della D.C. e i suoi carcerieri. 

Qui di seguito il link al nostro articolo al quale ci riferiamo: http://www.sedicidimarzo.org/2020/12/uno-strano-messaggio-dalla-prigione-del.html 

 In quell’articolo abbiamo citato, tra l’altro, un interessante breve saggio di Giuseppe Michelangelo D’Urso sulla “rubrichetta verde” del Presidente, vertente sulla propria agendina personale, cui Aldo Moro fece riferimento in una delle prime lettere scritte alla moglie e ufficialmente non recapitate; qui di seguito il link al saggio che menzionammo in quell’occasione: https://www.academia.edu/6535908/Ancora_sul_canale_di_ritorno_Nomi_tempi_e_luoghi_per_Lagendina_del_Presidente o anche qui: http://www.tuttostoria.net/Documenti/agendinadelpresidente.pdf Si tratta della lettera numerata con il n. 4 nel saggio di Miguel Gotor “Lettere dalla prigionia”, ed. Einaudi-Saggi, 2018 (prima ed. 2008), pagg. 9 e segg., indirizzata alla moglie Eleonora e datata dal prigioniero “27-3-78”, ufficialmente mai recapitata e ritrovata in fotocopia di manoscritto solo nel secondo rinvenimento in Via Montenevoso nel 1990. 

lunedì 15 maggio 2023

L'ORARIO DI RITROVAMENTO DELLA FIAT 132 BLU IN VIA CALVO

"LA FABBRICA DELLE FAKE NES NELL'AFFAIRE MORO" .

L'ORARIO DI RITROVAMENTO DELLA FIAT 132 BLU IN VIA CALVO.
(a cura di: ANDREA GUIDI)




Chi scrive ritiene che un volume con pretesa di saggio storico debba fondarsi su tutti
i documenti disponibili, e soprattutto che non possa prescindere da nessuno di essi operando  - volontariamente o meno- una selezione delle fonti disponibili indirizzata a sostenere unicamente una specifica versione dei fatti.

In questa occasione, affrontiamo brevemente lo specifico aspetto dell'abbandono della Fiat 132 blu - ufficialmente utilizzata, come noto, per il primo prelievo di Aldo Moro in Via Fani - in Via Licinio Calvo all'altezza del civico 1, come trattato e descritto nel volume "Brigate Rosse- dalle fabbriche "alla campagna di primavera""  , opera collettiva di Marco Clementi, Paolo Persichetti e Elisa Santalena, ed. "DeriveApprodi", vol. 1, 2017.

Venendo al dunque, per non annoiare il lettore, sulla questione oggetto di questa disamina nel volume citato leggiamo, prima di tutto, quanto segue (pag. 181; omettiamo la descrizione che precede la parte che si trascrive, qui non di interesse, precisando che ovviamente si versa sul punto della fuga del commando dopo l'azione di via Fani):

"Spostato Moro, Moretti prese la guida del furgoncino Fiat 850 Con Gallinari accanto mentre anche Morucci salì sulla Dyane condotta da Seghetti, che fece da Battistrada.
Fiore prese il volante della 132 per lasciarla in Via Licinio Calvo. Dal Momento della fuga in (sic!, nda) Via Fani non erano trascorsi più di 5 (sic) minuti....(omissis)
Intorno alle 9.10 i brigatisti avevano completato il cambio macchine". (le sottolineature e i "grassetti" sono del sottoscritto).

In questa sede, sorvoliamo sulla tempistica indicata (peraltro senza riscontri oggettivi), nonchè su alcuni palesi errori recati nel volume in esame sul punto dell'ubicazione e posizione del posteggio delle auto - le due Fiat 128, bianca e blu, e la stessa la 132 - in Via Licinio Calvo, errori sui quali contiamo di tornare con un successivo articolo.

Restando alla Fiat 132, proseguiamo trascrivendo cosa è specificamente scritto a pagg. 198-199 del saggio in questione:
"...Non fu un caso se la 132 venne ritrovata per prima. Si trattava dell'auto sulla quale era stato caricato Moro, segnalata da tutti i testimoni sentiti pochissimi minuti dopo l'agguato e che Fiore aveva abbandonata sul lato della via senza particolare cura. Il mezzo, inoltre, non venne rinvenuto " in un momento anteriore o prossimo alle 9.30", come riportato dalla Commissione Moro 2.", ma alle 10.00 come indicato nel verbale di ritrovamento:... (omissis: segue parziale trascrizione della parte iniziale del verbale della Digos).
Secondo un altro documento dei Carabinieri si deve spostare il ritrovamento di 13 minuti, ossia alle 9.47.
Cadono, comunque, le ipotesi fornite dalla Commissione Moro 2, basate sul ritrovamento dell'auto alle 9.23, come indicato nella relazione, che sui minuti  in più o in meno costruisce o smonta ipotesi".

Per i  riferimenti compiuti dagli autori nel passaggio poc'anzi riportato, si rinvia alle note 49, 50 e 51 in calce delle stesse pag. 198-199, precisando in particolare, per quanto superfluo, che quanto agli essenziali primi due (essendo in questa sede tutto sommato superfluo l'orario attribuito ai Carabinieri) si tratta rispettivamente della relazione di fine 2016 della Commissione Moro 2, e del verbale della Digos di rinvenimento dell'auto a firma dei funzionari Fabbri e Franda del 16 marzo 1978, vol. 30, pag. 106, CM-1.

Se, per dirla con gli autori, la ricostruzione della fuga e dell'abbandono delle auto dei sequestratori si gioca, come crediamo ed è reso evidente dalla costruzione filologica seguita dagli autori nel passaggio in commento, "sui minuti  in più o in meno" , tanto più importante è smontare- operazione peraltro fin troppo agevole-  la "fake new" - per dirla con il titolo del saggio citato in epigrafe in oggetto, e cioè che la 132 sarebbe stata ritrovata alle 10.00 e non alle 9.23: visto che, anzi, probabilmente quell'auto fu ritrovata perfino qualche minuto prima delle 9.23.
Si, perchè le 9.23 è addirittura solo l'ora della chiamata della volante "Squalo 4" - che ritrovò subito l'auto forse fin quasi ad acciuffarne l'equipaggio durante la fuga- alla centrale, come abbiamo ampiamente trattato nel nostro articolo, al quale rinviamo per tutti i riferimenti e la disamina svolta, disponibile a questo link:


Chiediamo a chiunque, autori del volume per primi, e rimettiamo comunque ai lettori il giudizio:  quale operazione di verità storica si è compiuta, sottacendo l'effettivo orario di ritrovamento dell'auto da parte della polizia ed in ogni caso omettendo il riferimento alla comunicazione della "Squalo 4" alla centrale? 

Concludiamo con l'auspicio per noi stessi che questo breve spunto sia - come vorremmo -  solo un'anteprima di un più compiuto lavoro, che, per così dire, stiamo ancora istruendo, e che speriamo di organizzare e poter pubblicare quanto prima (abbiamo ancora in atto alcune ricerche necessarie)  sulla complessiva vicenda dell'abbandono delle auto in Via Calvo dopo la strage di Via Fani.

Siamo in ogni caso disponibili ad un confronto in merito, ovviamente, e, è inutile dirlo, auspichiamo anzi una risposta. 
Il nostro blog è a disposizione degli autori citati per ogni loro opportuna replica.

State sintonizzati e speriamo a presto.


domenica 5 febbraio 2023

La relazione della commissione Antimafia, sezione VII, XVIII Legislatura

(a cura di SEDICidiMARZO) 

 

RISULTANZE DI UN SUPPLEMENTO DI ACQUISIZIONI INVESTIGATIVE SULL’EVENTUALE PRESENZA DI TERZE FORZE, RIFERIBILI AD ORGANIZZAZIONI CRIMINALI, NEL COMPIMENTO DELL’ECCIDIO DI VIA FANI

 

Il 13 settembre 2022 è stata approvata la relazione di cui trattasi ma pubblicata solo di recente, a fine gennaio.

La relazione, a firma dell’On. Ascari, è stata materialmente redatta – a quanto ci risulta - dal consulente  incaricato all’uopo e che ha condotto indagini e nuove audizioni: il dott. Guido Salvini, già consulente, da un certo punto in poi, anche della recente seconda Commissione Moro, quella presieduta da Fioroni.

Come si diceva, il dott. Salvini ha proceduto a nuove audizioni, fra cui in particolare segnaliamo quella – molto tormentata a quanto si apprende – di uno degli autori dell’ eccidio, Bonisoli. Ma anche di testimoni oculari  che all’epoca

martedì 15 novembre 2022

BALDUINA-GHETTO-BADUINA. ALLA RICERCA DI LAURA DI NOLA

 

ATTRAVERSANDO IL  TEVERE: BALDUINA - GHETTO - BALDUINA

ALCUNE RICERCHE SU LAURA DI NOLA DAL 1978 AI NOSTRI GIORNI

“A me invece Roma piace moltissimo:

una specie di giungla, tiepida, tranquilla,

dove ci si può nascondere bene”.

Marcello Mastroianni ne “La Dolce vita”

Federico Fellini, 1960.

(Citazione tratta da “Dolce vita, dolce morte”,

di Giancarlo De Cataldo, ed. Rizzoli-Novelle nere, ottobre 2022)


A cura di: SEDICidiMARZO


INTRODUZIONE

Il nome di Laura Di Nola, nata a Roma il 3 dicembre 1932, nel 1978 militante del Partito Radicale, scrittrice, saggista, promotrice e "tutrice" di alcuni dei primi gruppi di cultura omosessuale ed alternativa - come si diceva allora- sorti in quegli anni in Italia, entrò incidentalmente nell’inchiesta sul sequestro e sull’omicidio di Aldo Moro, stando ai documenti ufficiali disponibili, solo dopo la tragica conclusione del sequestro, a partire dalla fine dell’estate 1978.

Due inchieste parallele, sviluppatesi in quella parte finale del 1978, riguardarono il ghetto di Roma, focalizzando infatti l’attenzione degli inquirenti sulla presunta cellula eversiva che essi supposero fosse costituita, tra gli altri, da Anna Buonaiuto, Rosa Nicoli, Bruno Sermoneta (il cui nome era stato già rinvenuto nel talloncino apposto sulla chiave di una Jaguar ritrovata il 18 aprile 1978 nel covo di Via Gradoli) e i coniugi Laura Di Nola e Raffaele De Cosa, residenti in Via Sant’Elena 8.