(a cura di: SEDICidiMARZO)
della presenza, sulla scena di via Fani, di Antonio Nirta, classe 1946, nipote del più noto ed omonimo boss Antonio Nirta, deceduto nel 2015.
Il tutto è nato dall'emergere di una foto, dagli archivi del Messaggero, dove spiccava la presenza di un ragazzo, in piedi su un muretto, che osservava la scena del delitto e ripreso nell'atto di aspirare la sua sigaretta, con la mano che quindi copriva parzialmente il volto.
In esso alcuni ritennero di riconoscere appunto Antonio Nirta "il giovane"(quello del 1946), con annesse implicazioni della malavita calabrese nel tragico fatto.
Si sono subito creati due partiti tra i convinti assertori della corrispondenza di Antonio Nirta col ragazzo fotografato (e tra questi Fioroni) e coloro che invece, senza mezzi termini, l'hanno definita una bufala.
Noi abbiamo trovato altre immagini del ragazzo e ve le offriamo. Così che, a qualsiasi dei due partiti apparteniate, possiate farvi un'idea più documentata.
Le immagini sono nell'edizione speciale del TG2 del 16 marzo e si trovano al minuto 50:10 del filmato, a questo link. (Guarda Edizione Speciale TG2).
Ne abbiamo anche estratto i pochi secondi che ci interessano e potete vederli in questo video al rallentatore clickando qui. (Guarda il video al rallentatore).
Ed ecco tre fotogrammi, estratti dalla registrazione, in cui si vede il giovane.
Nella foto successiva abbiamo estratto una porzione della foto del Messaggero, prendendola dalla copia a più alta risoluzione che abbiamo potuto reperire.
E qui le ultime due immagini a confronto con in evidenza gli elementi di dettaglio che dimostrano che il ragazzo del filmato è lo stesso della foto in b/n. (In particolare quella sorta di targhetta sul taschino della giacca è dirimente).
Qui la stessa immagine senza il "disturbo" ottico delle frecce di riferimento.
Questa invece una foto segnaletica di Antonio Nirta (dal giornale Lamezia Oggi).
Grazie per il vostro lavoro. Sinceramente, riguardo alla pista calabrese, ho sempre dato più credito a altri tre elementi a mio avviso più rilevantoi: 1) la telefonata intercettata e trascritta con omissis di Cazora ; 2) il misterioso viaggio di tre giorni di Infelisi in Calabria, il giudice cui furono affidate le foto scomparse, viaggio di cui nessuno gli ha mai chiesto conto pubblicamente; 3) Giustino De Vuono (il quale, oltre che calabrese, ha un pedigree anche francese.
RispondiEliminaBuonasera Luca, parlo a titolo personale pur essendo membro del collettivo: la questione di Cazora è infatti molto più seria, Cazora non dormiva in piedi, e qualcosa avrà visto, quando ha chiesto il rullino.
RispondiEliminaLe affermazioni, invece, secondo le quali il RIS avrebbe detto che la persona della foto era Nirta al 99% sono parto di pura fantasia, come facilmente verificabile in particolare proprio il rapporto conclusivo del RIS sull'esame delle foto esperito per la Commissione Moro 2.
E' dunque su altre presenze, semmai, che occorrerebbe indagare, ove possibile.
Tra l'altro, anche il presunto De Vuono ipoteticamente identificato in quelle stesse foto, lascia proprio il tempo che trova. E ovviamente ciò non vuol dire che il "legionario" calabrese non possa essere stato della partita.
Ringrazio per la risposta e la consueta cortesia. Se non le dispiace stabilire un contatto mail (non sono su Facebook e non posso richiedere l'accesso al gruppo) ne approfitterei per una segnalazione l.vernagallo@libero.it
RispondiEliminaSalve, in un articolo C. Pecorelli, trattando dell'agguato di via Fani non aveva parlato di un giovane con il giubbino azzurro? Andrea
RispondiEliminaSe guardi il filmato sono numerose le persone in azzurro.
EliminaSEDICidiMARZO
Ah vedo che siete un sito complottista, interessante. Io ho smesso anni fa, dopo esserlo stato sia per Moro sia per kennedy e aver scoperto la disinformazione circolante, che mi è costata anni di letture inutili.
RispondiEliminaIntanto, la bella è notizia è che si può smettere.
Comunque, leggervi potrebbe essere divertente (ma il gioco è bello se dura poco)
Nirta? Beh la prima cosa da dire è che 1) Non è Nirta, 2) Se lo fosse, sarebbe la prova più lampante che Nirta non c'entra nulla con il sequestro, solo dei pazzi penserebbero che qualche ora dopo tornerebbe sul posto, così tanto per guardare, a volto scoperto, tra la folla, correndo il rischio di farsi fotografare.
Gentile Anonimo, non capiamo come tu possa giudicare complottista quest'articolo. Abbiamo fatto esattamente il contrario. Mostrando delle immagini che chiariscono che il ragazzo che fuma, e che taluni volevano pervicacemente identificare in Nirta, non era affatto il malavitoso calabrese. Saluti.
RispondiEliminaSEDICidiMARZO
Vorrei solo aggiungere al gentile anonimo che gli basterebbe leggersi i nostri studi sulla balistica, e molti altri. Implica fatica, lo so, ma nemmeno un decimo di quella che abbiamo fatto noi per affinarli, limarli produrli. Andrea Guidi, socio fondatore del Sedicidimarzo.
RispondiElimina"Questa ricerca... ha riservato fin dall'inizio delle sorprese interessanti che abbiamo deciso di condividere con chi - come noi - desidera contribuire a portare po' di luce."
RispondiEliminaNon mi riferivo all'articolo su Nirta ma al "sito" (come infatti ho scritto).
Chi scrive così per definizione è un complottista. Crede che la verità ufficiale sia il buio, e lui l'eletto capace di portare la luce.
Il che, per carità, può anche essere vero (ma di norma è estremamente improbabile, e nel caso Moro direi impossibile).
Ora, essendo gli autori dell'agguato rei confessi ed avendo spiegato per quanto possibile (un agguato così complesso lascerà sempre spazio a dubbi, o dettagli apparentemente inspiegabili, anche per via della contaminazione della scena del crimine, degli errori delle perizie e dei testimoni) la dinamica del tutto, chi crede in una verità diversa crede in un complotto, quanto meno un complotto brigatista per nascondere i veri assassini.
Il mio compare dopo la scritta Commenta come:
ma poi non esce. Mi chiamo Lorenzo Galbiati
A proposito dei vostri lavori sulla balistica:
RispondiElimina"Acquista particolare forza l'indizio logico dell'utilizzo di un'altra arma mai individuata nel corso dell'agguato di via Fani"
Ed ecco il complottismo: invocare la ricerca di un'arma che non esiste per una serie di dubbi leciti ma che si possono risolvere benissimo con la versione ufficiale - dubbi che sarebbero presenti in qualsiasi immaginabile ricostruzione.
Certo, riconosco che nel documento siete bravi a chiedere solo nuove perizie e ad attenervi a un linguaggio tecnico. Non siete mica dei complottisti da quattro soldi, siete gente seria e preparata. Ma che non crede che i 4 attentatori siano stati gli unici a sparare. Nulla di strano, in Italia molta gente non lo crede, del resto io per 20 anni ho sentito parlare dei 49 colpi sparati da una sola arma, indicante un professionista, o del Marini che vede dei motociclisti che gli sparano: ogni giornalista che riparla di Moro dice tutte queste cose, per quanto false. Quando una notizia poi rivelatasi falsa si fa strada, niente può fermarla, continueranno a ripeterla se aiuta a tenere alto il complottismo, il caso mai chiuso.
Stesso discorso per Oswald: ho perso tantissimo tempo anche per quel caso, e non è che dedicarsi tanto tempo sia sinonimo di arrivare a conclusioni buone, perché la commissione warren, con tutti i suoi difetti, in sostanza ha detto giusto, ma ci ho messo anni a capirlo.
Ora,in realtà il caso Oswald è un caso chiuso, anche se ogni giornalista dice il contrario. Il caso Moro è più complesso, tante armi, tanti proiettili, sparatori non fermi ecc. un complottista ci va a nozze.
Non accetta e non accetterà mai nessuna spiegazione ufficiale, perché per principio essendo ufficiale non va bene, e i dubbi inevitabili aprono la strada al complotto. So bene come è la mente del complottista, essendo stato anche io coltivatore di complotti.
Ma di fatto vi basate sul nulla, sulla posizione dei bossoli, sul fatto che la pistola di Gallinari era ossidata ecc. Per accreditare un complotto, ci vuole qualcosa di più. Pelosi, per esempio, è già un caso diverso. Lì tutto si basa sulla sua testimonianza, sappiamo solo che lui c'era, e alla fine ha anche ritrattato. Lì il testimone era un ragazzino che poteva dire tutto e il contrario di tutto.
RispondiEliminaQui sono dei brigatisti, non degli assassini. I brigatisti hanno ucciso solo per motivi politici. E quando hanno confessato, lo hanno fatto dopo anni, rimuginando parola per parola. La verità non si è saputa subito, nemmeno su chi era nel covo di via Montalicini e chi ha sparato a Moro. Molti di loro hanno cambiato completamente vita, nessuno nella sostanza ha mai detto cose grandemente diverse sull'agguato. Insomma, qui parliamo di gente seria, molto seria, nel bene e nel male. Credere che coprano qualcuno dopo tutti questi anni è fuori dal mondo. Significa affrontare il caso Moro come un banale giallo qualunque dove guardare solo le crepe della documentazione per poi fare la solita teoria di complotto su misura di quel che ci piacerebbe immaginare. Senza tenere conto di chi sono stati i brigatisti e chi sono ora. Bonisoli è diventato amico della figlia di Moro, e ha fatto conferenze con lei sul tema della giustizia riparativa. Morucci ha presentato un libro a casa Pound, e ha detto che aver ucciso è un suo intimo travaglio che preferisce non confessare ai giornali.
Voi avete mai letto le interviste di Morucci? Avete mai visto i video di Bonisoli che parla di lui che ha ucciso piangendo?
Non credo. Sennò capireste che non sono commedianti. Non avrebbero nessun interesse a prendersi colpe non proprie o a coprire chissà chi. Non hanno più nulla da perdere, e non sono più le persone che hanno sparato a Moro.
Di certo credete in un quinto sparatore (forse anche di più), che le Br terrebbero coperto da 50 anni, un uomo invisibile senza un nome che avrebbe sparato da una pistola mai trovata.
Quindi, chi è secondo voi?
Immagino che vi sarete sbizzarriti a parlarne. E io sarei curioso di sentire le vostre idee (che non chiamo teorie né ipotesi) in proposito.
Lorenzo Galbiati
Magari pensate anche che Moro sia stato portato in tanti covi, che sia stato in via Gradoli e via dicendo.
Lorenzo Galbiati
"Qui sono dei brigatisti, non degli assassini. I brigatisti hanno ucciso solo per motivi politici." Stai bello fuori!
EliminaP.S. A Moretti hanno dato sei ergastoli e quello dopo 13 anni già era in semilibertà... ma di che parliamo? Dov'è finì la fermezza che lo stato italiano mise in campo nel non trattare con le BR?
Lorenzo Galbiati, mi pare che lei millanti anni di studi su questo e quell'argomento. O non è così o ha studiato molto male. Non è certo mia intenzione in questo intervento smontare la sua sicumera. Si guardi Coperti a destra e capirà qualcosa dell'agguato in questione. PS Bonisoli ha modificato una quantità infinita di volte la sua versione dei fatti.....
EliminaMi scusi, lei pecca di petizione di principio. Cita la nostra presentazione nella quale c'è appunto scritto che è a seguito della ricerca, e non prima e ptegiidizialmente, che ci siamo posti il dubbio che più di una cosa non quadrasse.
RispondiEliminaSul presunto arrivo a via Montalcini il 16 marzo, 5 brigatisti sono stati capaci di fornire almeno 6 versioni diverse.
Sul memoriale Morucci stendo un velo pietoso.
Ricordo solo che in generale esiste il reato di auto calunnia. Ma senza voler mettere in dubbio che Morucci sia stato lì ed abbia sparato, quella ricostruzione fa acqua da tutte le parti. Che abbia sparato anche un altro uomo, lo afferma anche gianremo Armeni, non certo sosoettabile di tesi complottiste, anche se per lui fu uno tra lojacono e casimirrri.
Bonisoli, certo che lo abbiamo visto, nonostante la sua presunzione contraria. E le Evidenzio che Bonisoli appunto non parla mai di avere effettuato un cambio di caricatore.
Il super killer per noi non esiste.
Faccia il conto delle 128, della BMW targata CD, e dei furgoni, avvistati in zona il 16 marzo.
Furono come minimo 20 persone presenti, le donne erano due, una con la gonna, una coi pantaloni.
E Gallinari contraddice Morucci sul suo presunto arrivo a via Montalcini il 16 marzo.
I bossoli, che le piaccia o no, parlano di almeno un'altro killer, se non due.
Se non le piacciamo, non ci legga.
Parlo a titolo personale.
Andrea Guidi.
Ovviamente come già spiegato siete liberi di fare il fanta-agguato e ipotizzare 20 persone. Ma di prove e testimonianze avete il NULLA.
EliminaChe i bossoli parlino di un altro killer se non due, MI SPIACE PER LEI, ma è solo una sua fantasia, al massimo una idea (che non arriva al grado di ipotesi o teoria) e che lei lo presenti come un FATTO, UNA EVIDENZA, è proprio ciò che mi fa dire che è un complottista.
E' proprio questo che mi preoccupa del complottismo: l'incapacità di distinguere il POSSIBILE (un altro killer) DALLE EVIDENZE.
Stando ai complottisti, i giudici dovrebbero rinnegare delle evidenze, visto che per loro non sono altro che idee senza prove.
Armeni può dire quel che vuole, ma se non sa nemmeno chi sarebbe stato il quinto vale ZERO. E fa il complottista. Libero di farlo: i complotti esistono, sia chiaro, ma per denunciarli ci vogliono i fatti, le prove, non le voci prese qua e là.
Bonisoli: se anche avesse cambiato il caricatore, potrebbe benissimo non ricordarlo, o credete che uno non subisca un danno post trauma?
A ogni modo, non essendo stati sparati i 49 colpi da una sola arma, non c'è bisogno del cambio di caricatore.
Infine, una cosa su Morucci e le testimonianze diverse: come già detto, è NORMALE che a distanza di anni ci siano discrepanze, e contraddizioni ma NELLA SOSTANZA il memoriale Morucci l'hanno confermato tutti i partecipanti.
E una cosa sul lato umano e politico: Morucci è stato il primo a collaborare, a dire la verità, a confessare, a spiegare la dinamica dell'agguato e a trovare il covo di via Montalcini: grazie a lui, gli altri dopo hanno comuinciato a parlare.
La scena in cui i giudici gli chiedono di dire chi ha ucciso Moro e lui risponde non tocca a me dirlo, devono essere gli altri, chi l'ha fatto, fa il giro di internet, e dice: parleranno, vedrete che parleranno, io potrei solo fornire voci di seconda mano.
Cosa ne ha guadagnato Morucci? Ingiurie, invece di ringraziamenti.
Chiedo scusa se mi intrometto, leggo da anni gli articoli di questo sito prezioso anche per il metodo di lavoro e, pur essendo intervenuto sporadicamente, ho sempre ritenuto che la differenza fondamentale fra chi fa ricerca e chi invece fa "complottismo" risiede nel fatto che i secondi si arrogano il diritto di proporre soluzioni ai quesiti che il lavoro dei primi propone, senza avere sufficienti pezze probatorie per dimostrarne la fondatezza. Non credere alla versione ufficiale (per ampie parti obiettivamente incredibile, nel senso di non-credibile), significa a mio modo di vedere sollevare questioni critiche, porre domande che dovrebbero trovare una risposta prima o poi...ma non necessariamente la troveranno; l'essenziale è non derivare da questi quesiti ragionamenti conseguenziali che possono anche rivestire l'aspetto di ipotesi suggestive e intelligenti, ma non possono essere inserite in una ricostruzione ufficiale fintanto che non sono supportate da prove. Le prove, però, spesso si ricercano quando si vuole scoprire la verità e tale desiderio può nascere anche dal riscontro che, nella versione ufficiale alcune cose, molte cose, non solo non hanno riscontri probatori oggettivi, ma si scontrano anche con i più banali principi ermeneutici e logici. Per esempio io non sono mai riuscito a capire chi avrebbe sparato i colpi, almeno 2, che attinsero la Mini Cooper di Moscardi, posteggiata sul lato sinistro di Via Fani (ha due fori sul portello del bagagliaio), non ho trovato perizie che analizzino i proiettili verosimilmente reperibili all'interno del bagagliaio stesso; la logica vorrebbe che quei colpi siano stati esplosi da destra verso sinistra, ma secondo la verità ufficiale nessuno ha sparato in quella direzione. Sono un complottista perchè vorrei una risposta a questa domanda? Non credo, sono solo curioso.
EliminaGrazie Fabrizio Tagliafico. Hai interpretato perfettamente il nostro metodo di lavoro e punto di vista. E grazie degli apprezzamenti.
EliminaSEDICidiMARZO
P. S.
RispondiEliminaOvviamente l'apostrofo nella parola un'altro è partito per errore scrivendo da cellulare.
Dimenticavo su Bonisoli: da Zavoli alla domanda quanti colpi ha sparato, fa una faccia come a dire Non lo so, poi dice Un caricatore, gesticolando anche come a dire Più o meno, poi nelle interviste dichiara che il suo mitra si è inceppato. Cosa bisogna capire da questo? Che chiaramente non lo sa nemmeno lui, che tutta la situazione gli è confusa, potrebbe benissimo aver interpretato la fine del caricatore come inceppamento, o potrebbe benissimo aver messo il secondo caricatore e non dirlo o non ricordarsi.
RispondiEliminaQuel che conta è che i 4 che Morucci ha indicato, hanno confessato. Così come Morucci ha indicato il covo di via Montalcini, e tutti hanno confermato. Il resto sono solo ripeto fantastoria, con la quale ci si può sbizzarrire dato che sono inevitabili buchi, incongruenze, errori di perizie, inquinamento della scena del crimine eccetera.
Morucci ha portato alla luce tutto questo, ripeto va apprezzato, perché ha scoperchiato davanti ai giudici il tutto, aprendo la strada alla confessione degli altri. Se non ci fosse stato lui, noi forse oggi non ne sapremmo quasi nulla, perché la polizia non ha fatto niente, in pratica.
Sul leggervi: speravo di trovare cose più interessanti su Cossiga, Pieczenik, il comunicato della Duchessa, ossia sul fatto che a un certo punto decisero di non fare niente, aspettando di fatto che le Br facessero fuori Moro. Su questo sì, è più legittimo speculare.
Lorenzo Galbiati
Abbia pazienza, lei di fatto ci attribuisce poteri istruttori o di ricerca che per vari motivi non abbiamo. Se accetta una mia sintesi personale, via Gradoli e Duchessa è un'operazione sporca bilaterale esattamente come via Caetani, 9 maggio.
RispondiEliminaQuanto all'ormai stantio refrain reducistico per il quale tutto è noto da parte degli ex BR e semmai i punti oscuri riguardano lo Stato, è evidente, almeno per me, come ritengo da anni, che è una tesi illogica : affermare che punti oscuri riguardano la ex controparte, significa sapere di cosa si sta parlando, e dunque essere complici in quel silenzio.
Su Bonisoli glisso, fossi in lei mi chiederei perché dopo il memoriale Morucci tutti gli altri si sono accordati, peraltro con non poche variazioni, solo in sede pubblicistica, e mai in sede processuale.
Non credo proprio che Bonisoli si tenda neppure conto della "drammaticità" del cambio di caricatore e dello scenario che ciò apre.
Per quanto ci riguarda, compatibilmente con i nostri limiti di privati cittadini ricercatori dilettanti, continueremo a fare del nostro meglio.
Grazie per i suoi interventi.
Restano dei fatti inoppugnabili:
RispondiEliminaSecondo i periti nessuna arma ha sparato su tutti e 5 gli uomini della scorta e questo esclude definitivamente la fantasia che un uomo solo abbia sparato a tutti prima, durante o dopo che arrivino i 4 noti,
e che i 49 colpi sono compatibili con due armi diverse.
Questo dicono i periti. Altre armi o altri brigatisti che sparano non li hanno trovati.
Mentre su Cossiga e Pieczenik tutto é aperto perché nessuno sa cosa si siano detti, cosa abbiano deciso, e Pieczenik dichiara che é stata sua l'idea del lago della Duchessa e che hanno deciso di sacrificare Moro mentre Cossiga nega di sapere del comunicato della Duchessa. E guarda caso la Commissione Fioroni su tutto questo glissa o scredita Pieczenik e questo é costume di chi vuol continuare a dire che mentono i brigatisti senza alcuna prova mentre c'è Pieczenik ancora vivo che ci scrive un libro su queste cose e lo dice davanti a Minoli ma nessuno ne parla. Un procuratore di Roma di cui ora mi sfugge il nome dice che Pieczenik dovrebbe essere indagato per favoreggiamento ma ripeto invece di scavare su cosa hanno fatto Cossiga e Andreotti, che hanno negato tutto, si preferisce concentrarsi sui brigatisti che hanno confessato.
Anche lei mi pare "complottista". È una battuta, dai...
EliminaRestano dei fatti inoppugnabili:
RispondiEliminaSecondo i periti nessuna arma ha sparato su tutti e 5 gli uomini della scorta e questo esclude definitivamente la fantasia che un uomo solo abbia sparato a tutti prima, durante o dopo che arrivino i 4 noti,
e che i 49 colpi sono compatibili con due armi diverse.
Questo dicono i periti. Altre armi o altri brigatisti che sparano non li hanno trovati.
Mentre su Cossiga e Pieczenik tutto é aperto perché nessuno sa cosa si siano detti, cosa abbiano deciso, e Pieczenik dichiara che é stata sua l'idea del lago della Duchessa e che hanno deciso di sacrificare Moro mentre Cossiga nega di sapere del comunicato della Duchessa. E guarda caso la Commissione Fioroni su tutto questo glissa o scredita Pieczenik e questo é costume di chi vuol continuare a dire che mentono i brigatisti senza alcuna prova mentre c'è Pieczenik ancora vivo che ci scrive un libro su queste cose e lo dice davanti a Minoli ma nessuno ne parla. Un procuratore di Roma di cui ora mi sfugge il nome dice che Pieczenik dovrebbe essere indagato per favoreggiamento ma ripeto invece di scavare su cosa hanno fatto Cossiga e Andreotti, che hanno negato tutto, si preferisce concentrarsi sui brigatisti che hanno confessato.
Restano dei fatti inoppugnabili:
RispondiEliminaSecondo i periti nessuna arma ha sparato su tutti e 5 gli uomini della scorta e questo esclude definitivamente la fantasia che un uomo solo abbia sparato a tutti prima, durante o dopo che arrivino i 4 noti,
e che i 49 colpi sono compatibili con due armi diverse.
Questo dicono i periti. Altre armi o altri brigatisti che sparano non li hanno trovati.
Mentre su Cossiga e Pieczenik tutto é aperto perché nessuno sa cosa si siano detti, cosa abbiano deciso, e Pieczenik dichiara che é stata sua l'idea del lago della Duchessa e che hanno deciso di sacrificare Moro mentre Cossiga nega di sapere del comunicato della Duchessa. E guarda caso la Commissione Fioroni su tutto questo glissa o scredita Pieczenik e questo é costume di chi vuol continuare a dire che mentono i brigatisti senza alcuna prova mentre c'è Pieczenik ancora vivo che ci scrive un libro su queste cose e lo dice davanti a Minoli ma nessuno ne parla. Un procuratore di Roma di cui ora mi sfugge il nome dice che Pieczenik dovrebbe essere indagato per favoreggiamento ma ripeto invece di scavare su cosa hanno fatto Cossiga e Andreotti, che hanno negato tutto, si preferisce concentrarsi sui brigatisti che hanno confessato.
Allora non segue il mio ragionamento. Se i BR dicono che i punti oscuri sono solo dalla parte dello Stato, allora vuol dire che sanno di cosa parlano e sono complici di questo silenzio.
RispondiEliminaCosa cui personalmente credo fermamente, per la ragione che è meglio portare a casa la pelle che fare la fine di quelli della raf.
Qui chiudo.
Sulle perizie balistiche, mi creda, andavano rifatte ex novo ma la Scientifica nel 2015 ha solo dato indicazioni generiche, di fatto non sono state rinnovate.
Lei scrive: "Se i Br dicono che i punti oscuri sono solo dalla parte dello Stato, allora vuol dire che sono complici"
RispondiElimina1) Ma chi lo dice? Gli ex Br sono forse impegnati in una campagna per accusare lo Stato di aver voluto la morte di Moro? Direi proprio di no, eppure ne avrebbero tutto l'interesse viste le dichiarazioni di Pieczenik e visto il Comunicato falso attribuito a loro.
Persichetti nel suo libro sulle Brigate Rosse mostra interesse ZERO verso questa questione, proprio perché riguarda lo Stato non le BR. Ci dedica una riga.
QUINDI
2) Ammesso e non concesso che gli ex BR vogliano affermare che ci siano state trame oscure nello stato, è forzare la logica, in tipico stile complottista, sostenere che allora erano complici o collusi.
Non ci vuole infatti molto a capire, a partire dal Comunicato della Duchessa, e dal fatto che non siano state fatte trattative, che deve essere successo qualcosa di poco chiaro, cosa del resto confermata da Pieczenik, e anche Guerzoni ha sostenuto una infinità di volte che non hanno voluto fare niente (Guerzoni sostiene pure che qualcuno ha cercato di modificare il testo letto da Paolo sesto in modo che dicesse liberatelo SENZA CONDIZIONI). Imposimato intitola il suo libro Doveva morire, e fa bene capire che lo Stato ha voluto che morisse (non dice che è l'autore del crimine, ma che lo ha consentito più o meno volutamente). Quindi, gli ex Br avrebbero molti appigli per dire: Noi abbiamo detto cosa abbiamo fatto, lo Stato non ha spiegato perché non ha fatto nulla per salvare Moro, su questo chiedete a loro.
3) Altra frase da complottista è pensare che gli ex Br non parlino (di cosa, di un complotto che li vede insieme ai Servizi segreti, evidentemente) sennò vengono ammazzati come quelli della Raf. Questa frase, a mio parere, dimostra che non c'è l'inquadramento politica e storico necessario per comprendere quel che è successo, perché se anche ci fosse questo mega complotto, non siamo in Germania, e non siamo negli anni Settanta.
Siamo davvero molto lontani dalla comprensione dell'ideologia delle BR, per le quali Moro o Andreotti o Fanfani era la stessa cosa, mentre per la narrazione dominante Moro è stato scelto per impedire il compromesso storico. In realtà, scegliendo Moro, le Br si sono rese conto che hanno scelto proprio quello sbagliato, quello a cui tutta una parte di Stato (e di P2) legata all'America di Kissinger aveva interesse a eliminare dalla scena politica. Sono stati degli utili idioti, i brigatisti, hanno fatto loro il lavoro sporco, e senza nemmeno essere stati assunti a farlo per procura (come forse è successo per Mattei).
RispondiElimina4) la perizia balistica non va bene, mi creda andava rifatta è abbastanza esilarante da leggere, e di nuovo andrebbe riportato nel manuale del perfetto complottista: ogni perizia è sbagliata finché non si adatta all'idea di complotto prestabilita. Della serie, prima il complotto, poi cerchiamo di attarglici la realtà.
Vorrei poi capire la logicità di un tiratore che spara a tutte e 5 gli uomini della scorta con precisione (cosa impossibile ripeto, perché è stato accertato che NESSUNA ARMA HA SPARATO A TUTTI E 5) per poi scaraventare su di loro 4 tiratori imprecisi con i mitra che rischiano di fare un casino assurdo e di far perdere tempo (quindi farsi vedere o scoprire addirittura) e che sparerebbero a persone inerme già morte o quasi. Cioè ma chi mai potrebbe concepire un così ampio dislocamento di forze, con 4 persone, del tutto inutile? Sono cose davvero fuori da ogni logica e logistica e immaginazione.
Sui Servizi segreti in via Fani: non c'erano. La famosa moto Honda poteva essere chiunque, dato che non ha sparato a nessuno, e quindi non si capisce perché ci si ostini a cercare chi fossero. Marini, testimone vicino alla scena del crimine si è inventato che gli abbiano sparato, e questo dovrebbe far capire quanto poco valgono le testimonianze oculari sue e di quelli che erano più lontani di lui. Ma Marini ha ritrattato solo dopo aver visto il suo motorino, contro voglia, direi. E Guglielmi, l'altro di cui si parla tanto perché stava andando a "pranzo" alle 9, in realtà si è spiegato benissimo perché si era mosso così in anticipo ma ancora si va con la disinformazione per cercare in ogni modo di coinvolgere i Servizi segreti.
Copioincollo da qui: https://insorgenze.net/tag/camillo-guglielmi/
RispondiEliminaNell’immaginario riprodotto dalle narrazioni dietrologiche la mattina del 16 marzo 1978 via Fani appare un luogo spettrale presidiato dai servizi segreti, un segmento di città privo di vita urbana dove si aggirano misteriose presenze.
Eppure la documentazione storica in nostro possesso ci dice che la realtà di quella mattina è molto diversa. Intorno alle nove, in quel piccolo quadrante residenziale di Roma transitavano numerosi passanti e in strada circolavano diversi veicoli, tanto che alle varie fasi dell’azione brigatista, avvicinamento, assalto e sganciamento, assistono da posizioni diverse più di trenta testimoni, per la precisione 34 persone che nella stragrande maggioranza confermano la ricostruzione fatta dai militanti delle Brigate rosse che vi parteciparono. Di grande aiuto in proposito è la descrizione dei loro movimenti e il racconto delle loro parole raccolto nel libro di Manlio Castronuovo e Romano Bianco, Via Fani ore 9.02 (Nutrimenti edizioni).
Leggendo quel fiume di testimonianze ci accorgiamo che nessuno di loro ha mai confermato la presenza del misterioso personaggio che avrebbe sparato dal lato destro della via, come invece sostengono – anche se in via Fani non c’erano – quelli che contestano la versione dei brigatisti e non accettano i risultati delle perizie balistiche a vantaggio delle affabulazioni dietrologiche. Non solo, nessun testimone ha mai visto il colonnello dei carabinieri Camillo Guglielmi aggirarsi sul teatro dell’azione, né tanto meno ci sono filmati o foto, tra le centinaia scattate quella mattina, che ritraggono questo carabiniere tra la folla di curiosi, autorità e personale di polizia operante sul posto.
Guglielmi, deceduto nel frattempo, oltre ad essere entrato nel Sismi solo dopo i fatti di via Fani, racconterà alla magistratura di non esser mai passato quella mattina per quel tratto di via ma di essere arrivato a casa del suo collega Armando D’Ambrosio (che confermò l’episodio), abitante in via Stresa, intorno alle 9.30, quando via Fani era già invasa da giornalisti, fotografi e televisioni, transitando per le vie adiacenti, probabilmente via Molveno, come ipotizza Vladimiro Satta nel suo Odissea del caso Moro, Edup 2003. Via Molveno sfocia nella parte alta di via Stresa, nei pressi del civico 117 dove abitava appunto D’Ambrosio, ben lontano da via Fani e raggiungibile da quel punto solo dopo un tortuoso tragitto.
RispondiEliminaGuglielmi, in forza presso la legione carabinieri di Parma, era a Roma in congedo. Il fatto che nella deposizione resa al magistrato affermi di essere andato a casa del suo collega per “pranzare”, e non più correttamente per fare colazione, visto l’orario, ha dato adito alle ironie dei dietrologi sui reali motivi della sua presenza in quella zona di Roma. Certo è che se fosse stato realmente in missione segreta avrebbe avuto il tempo di confezionare per sè ben altra copertura. Chi ha esperienza del modo in cui vengono redatti i verbali di interrogatorio, all’epoca ancora non registrati, sa bene che possono essere realizzate anche sintesi brutali delle risposte, e “restare fino a pranzo” può diventare “andare a pranzo”. In ogni caso, diffusasi l’eco di quanto avvenuto, quel giorno Guglielmi non consumò alcun pasto dal suo amico.
C’è un solo testimone che con anni di ritardo richiama l’attenzione sulla presenza in via Fani di una misteriosa persona subito dopo l’assalto brigatista. Si tratta dell’ingegner Alessandro Marini che ricorda di aver visto aggirarsi uno strano personaggio «che indossava un cappotto di color cammello». Ma lo fa a 15 anni di distanza dai fatti. Questo individuo – riferisce sempre Marini – mostrava «di non essere particolarmente sconvolto, anzi mi appariva lucido e deciso come se sapesse cosa doveva fare» e soprattutto era «con una paletta della polizia in mano».
RispondiEliminaAffermazione che farà decollare la tesi, alimentata in particolare da Sergio Flamigni, La tela del ragno (edizioni Kaos), ripetutamente aggiornato con edizioni successive, e nel corso della sua attività di membro delle due precedenti commissioni d’inchiesta sul rapimento Moro, di una supervisione da parte dei servizi dell’azione brigatista, con obiettivi che i dietrologi hanno rettificato di volta in volta: recuperare le borse di Moro; controllare che l’operazione non avesse intoppi; colpire il maresciallo Leonardi e dare i colpi di grazia alla scorta. Non a caso Marini è una delle fonti principali a cui si abbeverano da sempre i teorici del complotto.
Che cosa aveva improvvisamente rinfrescato la memoria di questo testimone? Nel 1990 Luigi Cipriani, anche lui membro della commissione che indagava su via Fani, tirò fuori la testimonianza di un certo Pierluigi Ravasio con un passato di carabiniere paracadutista in servizio presso la sede del Sismi di Forte Braschi, a Roma. Ravasio, nel fratempo divenuto guardia giurata, affiliato ad una setta di Templari con dichiarate simpatie per l’estrema destra, riferiva che Pietro Musumeci, allora responsabile dell’ufficio del Sismi da cui dipendeva, aveva un infiltrato nelle Br uno studente di giurisprudenza dell’università di Roma, il quale avrebbe avvertito con una mezzora d’anticipo che Moro sarebbe stato rapito. Uno dei superiori diretti di Ravasio, il colonnello Guglielmi si sarebbe trovato a passare a pochi metri da via Fani, ma disse di non aver potuto fare niente per intervenire.
A dire il vero questo singolare personaggio aggiunse dell’altro: senza temere di contraddirsi affermò anche di aver fatto parte di una struttura che aveva condotto indagini sul caso Moro scoprendo che il rapimento era stato organizzato da ambienti malavitosi vicini alla banda della Magliana. Una volta informati i diretti superiori, Ravasio racconta che le indagini furono stoppate immediatamente per ordine dei soliti Andreotti e Cossiga. Il gruppo venne sciolto, i componenti dispersi ed i rapporti stilati bruciati. Insomma non era più possibile avere le prove di quanto scoperto. Ovviamente! In racconti come questi le prove sono sempre un optional.
RispondiEliminaNonostante l’evidente grossolanità delle affermazioni ed il fatto che davanti al pm che lo interrogava Ravasio si fosse ben guardato dal confermare le sue dichiarazioni, il tormentone sulla presenza di un uomo del Sismi in via Fani non si fermò più. Di personaggi del genere è costellata l’intera storia del “caso Moro”, basti ricordare il raggiro in cui caddero Sandro Provvisionato e Vittorio Feltri, direttore dell’Europeo, quando nel 1990 la sua testata sborsò 50 milioni di lire ad un certo “Davide”, che si era presentato nelle vesti di un ex carabiniere che aveva infiltrato le Brigate rosse ed aveva fatto irruzione nella base di via Montenevoso. La grezza messa in scena era stata orchestrata dai fratelli Motta, inquisiti poi dalla magistratura per truffa aggravata insieme ai due giornalisti, accusati di aver diffuso notizie false e tendenziose senza averle accuratamente verificate. Nelle stesso periodo una richiesta di rinvio a giudizio raggiunse anche Demetrio Perrelli, altro ex carabiniere (stavolta vero) che sempre sull’Europeo aveva fornito una versione fantasiosa dell’irruzione nella base di via Montenevoso.
Da alcuni anni, dunque, circolavano voci sulla presenza di uomini dei servizi in via Fani, così nell’ottobre del 1993, nel corso della trasmissione televisiva Il Rosso e il Nero, Alessandro Marini adegua i suoi ricordi suggestionato dalla vulgata dietrologica di moda in quel momento. Versione confermata nel maggio successivo davanti al pm Antonio Marini nel corso dell’inchiesta Moro quater.
RispondiEliminaNel frattempo David Sassoli, il giornalista che aveva raccolto la nuova rivelazione, era riuscito a trovare il misterioso personaggio: si trattava di Bruno Barbaro, residente nello stesso quartiere e con un ufficio in via Fani 109, sopra il bar Olivetti, quello chiuso per lavori e dietro le cui siepi si erano appostati i quattro finti stewart delle Brigate rosse. Barbaro, rimasto discreto negli anni precedenti, sentendosi chiamato in causa uscì allo scoperto, smentì Marini e riconobbe di essere l’uomo che quella mattina indossava un giaccone, non un cappotto, color cammello. Descrisse anche con molta precisione l’arrivo dell’alfasud beige della Digos da cui scese con aria stravolta un poliziotto in abiti civili, paletta alla mano, che lanciò un grido disperato alla vista dei colleghi morti e in attesa dell’arrivo di rinforzi si mise a presidiare l’incrocio allontanando con modi bruschi ogni assembramento di curiosi. E’ lui l’uomo con la paletta visto da Marini e da altri testimoni giunti sul posto solo in quel momento. Ancora una volta nessuna traccia di servizi segreti, ma solo le parole di un testimone che sovrappone in maniera confusa i suoi ricordi. Durante l’inchiesta, e poi nel primo processo Moro, alle parole di Alessandro Marini verrà attribuita una grande attendibilità, tanto da essere ritenuto ancora oggi il super testimone di quella mattina. Una fama, come vedremo nella prossima puntata, del tutto immeritata.
Per concludere come ben sintetizza Persichetti dei 34 testimoni posti più o meno lontano dal luogo della strage non c'è NESSUNO che dice di aver visto uno separatore sul lato destro della strada.
RispondiEliminaQuindi manca
1) la supposta settima arma
2) il nome del supposto quinto tiratore
3) i testimoni che l'avrebbero visto.
Manca tutto.
I periti hanno dichiarato anche chiaramente quanto sia impossibile essere certi della congruenza tra bossoli proiettili e armi per vari motivi. Però ci si aspetta una perizia che sciolga ogni dubbio.
Infine Armeni ha fatto un libro lodato da Persichetti che ne pubblica una ampia sintesi, e Armeni loda come storico Clementi che la pensa come Persichetti.
Armeni ha dedicato il suo tempo a far capire a tutti che i motociclisti passati da via Fani non c'entrano nulla con le Brigate Rosse e nemmeno con i Servizi segreti. Poi alla fine ha detto una sua convinzione ossia che c'era un quinto tiratore, ma si guarda bene dal dire che la balistica lo prova. Lo dice come sua idea. Senza alcuna evidenza. E non mi pare che dica che questo presunto quinto separatore avrebbe sparato a tutti e 5 i gendarmi.
Non lo diciamo nemmeno noi, che esista un super killer, glielo ho già scritto.
RispondiEliminaP. S.
RispondiEliminaTra l'altro lei nella sua "conclusione" finisce per presupporre che il quinto killer ipotetico sia lipotetico killer a destra : cosa che non abbiamo mai detto. Piuttosto la Scientifica nel 2015 ha messo in dubbio, stando alla relazione di fine anno della commissione MORO, che i 22 bossoli attribuiti all'arma che avrebbe impugnato Morucci siano riferibili a una stessa arma. Per l'esattezza, risulterebbe un giudizio di non concludenza. Peccato che non risulti se sia stata ripetuta una perizia balistica con i mezzi più moderni. Il punto non è l'attesa di un giudizio divino, quasi, ma lintrinseca coerenza delle vecchie perizie che, come abbiamo rilevato, manca in non pochi punti. D'altronde a terra venne ritrovato un caricatore con 22 cartucce, segno che quell'arma non sparo più di 6-7 proiettili (era un caricatore da 30).
Come ha finalmente ammesso, le perizie fatte finora non possono dare certezze assolute su certi punti (come succede praticamente in ogni crimine), come l'attribuzione dei bossoli alla stessa arma o a più armi, e voi vi aggrappate a questo per sbizzarrirvi con il fanta-agguato. Se anche nuove perizie confermassero tutto con maggiore certezza, vi aggrappereste ad altri dettagli non provati per escogitare altre teorie, l'importante è che non sia quella dei brigatisti, dell'infido Morucci che per 30 anni ha negato un collegamento tra moto e Br e... guarda caso oggi finalmente gli danno ragione (anche) su questo. Ma Morucci deve sempre essere per definizione mentitore, sennò come si fa a fare i complotti?
RispondiEliminaCerte cose non le ha dette, altre le ha sbagliate, quindi facciamolo passare per menzognero. Con questa logica, sai quanti progressi avrebbe fatto Falcone con Buscetta?
Voi continuate a dire che non credete al superkiller: ma intanto, oltre a dire che secondo voi esiste un quinto (e forse anche un sesto) tiratore, non dite assolutamente NULLA su chi fosse, a chi avrebbe sparato, con quale arma, da quale posizione, perché nessuno l'avrebbe visto, perché Morucci avrebbe fatto i nomi di tutti tranne che di lui eccetera.
Io vi ho chiesto fin dall'inizio di esplicitare qual è la vostra idea, voi non la dite. Così non c'è nulla da spiegare.
Facile no?
Sulle perizie non ho ammesso proprio nulla, ed anzi le reputo in generale fondamentali. Dico solo che possono esserci margini di imperfezione, ma il risultato tende, o dovrebbe tendere, alla certezza. Cosa che non è del tutto per quelle della vicenda Moro. Sicuramente a monte, e lo abbiamo segnalato, c'è stata anche una raccolta dei reperti sul luogo abbastanza deplorevole (lo abbiamo segnalato, dicevo, con un frame video). Di fatto, l'unica certezza oggettiva che c'è in partenza è il complesso fotografico a corredo del verbale di Pandiscia.
RispondiEliminaLe ricordo che per la prima volta in 40 anni siamo stati noi a ricollocare con esattezza sui luoghi 10 bossoli che nel passaggio tra la catalogazione a caldo di Pandiscia e la perizia Ugolini (e prima ancora la consegna costui) non si sapeva più quali fossero nè dove fossero: tant' che la famosa planimetria di figura 45 prodotta nella relazione del 2015 della polizia scientifica colloca del tutto a caso quei 10 bossoli.
Che piaccia o no, dovendoci attenere ai verbali e alla perizia Ugolini, quei due bossoli sul marciapiede davanti al bar Olivetto sono (sarebbero) della pistola Smith&Wesson di Gallinari: non sta in piedi che Gallinari abbia sparato da laggiù con una pistola in "seconda fase", cioè dopo l'inceppamento presunto della sua arma automatica.
E' ovvio poi che siamo nel campo delle ipotesi, ma era fondamentale interrogarsi entrando nei meandri delle perizie, e non appiattendoci sui risultati finali che ci sentiamo ripetere da 40 anni; lei spero abbia letto tutti i nostri studi- da dilettanti, per carità - sulla balistica di Via Fani.
Poi, certo, se siamo nel campo delle ipotesi, mi dovrebbe spiegare lei come può praticamente pretendere da noi che noi si sappia, e si sappia dire, chi sia il quinto ipotetico killer con tanto di nome e cognome!
Spero si renda conto dell'enormità della specifica obiezione che ci muove, o che comunque muove a tutti coloro che ipotizzano un quinto killer: dovremmo cioè addirittura essere in grado di individuarlo, e addirittura dire con quale arma. Ma pensa te, forse le sfugge che ben tre armi su sei di quelle presuntivamente individuate, non sono mai state trovate, e noi dovremmo individuare un'altra o più armi!
La mia personale idea gliela ho esplicitata, è lei che pretende semplicemente l'impossibile: per me c'era almeno un quinto killer, e non c'entra nulla un super killer; cosa vuole, che le mandi la foto?
Perchè piuttosto i reduci non ci dicono chi era la seconda donna, quella con i pantaloni vista scendere dalla 132 a via Calvo (a proposito delle balle del memoriale Morucci)?
Sui testimoni: non è vero che non ce ne sia uno che abbia visto sparare da destra (e dico subito che anche questa per me non è questione fondamentale), bensì ce ne sono due, Marini e De Andreis, che del tutto indipendentemente descrivono la stessa scena, e, le faccio notare,, sono gli unici due che sono sul piano stradale e guardano sull'incrocio da prima che inizi la sparatoria.
Ora però basta, lei è libero di valutare le cose come crede.
Sui tes
Andrea Guidi, lei si lamenta del fatto che le chieda di individuare il quinto killer e l'arma.
RispondiEliminaMa è il minimo che chiunque le possa chiedere. Lei crede davvero che se ci fosse stato un quinto killer noi oggi non sapremmo minimamente dire chi sia?
Voglio dire: per partecipare all'agguato doveva essere una personalità di spicco delle BR: crede forse che oggi ci possa essere in giro per il mondo (o morto) una persona che giocava un ruolo di spicco nelle BR tanto da partecipare all'agguato ma di cui noi non sappiamo nemmeno l'esistenza? Uno rimasto nel totale anonimato finora? Io no, non lo reputo possibile.
Se si ipotizza un quinto killer, come minimo, bisogna fare dei nomi dei possibili aspiranti. Poi, l'arma, se si ipotizza un altro killer sulla base della analisi balistica si dovrebbe sapere con quale tipo di arma ha sparato (pistola? mitra? di che tipo?) e quindi anche chi ha colpito.
Più siete vaghi e più dimostrate di non essere in grado di scalfire la versione ufficiale. Per essere scientifici, dovete anche voi portare una ipotesi che possa essere falsificabile.
Lei, o voi, non saprei se la pensate tutti uguali, non dite però assolutamente nulla.
Lei dice: "c'era almeno un quinto killer" significa in italiano: ce n'erano 5, o 6, o 7 o 8, o 9 ecc. ALMENO cinque significa 5 o più.
Dunque, si può forse pensare di mettere in dubbio la versione finora ritenuta ufficiale dicendo così?
Senza nemmeno prendersi la briga di dire quanti tiratori in più ci sarebbero stati? E chi fossero e da dove fossero sbucati fuori (erano insieme ai 4? nelle auto? dove?)? E a chi avrebbero sparato ecc.
A che pro analizzare la balistica e contestarla se non si è minimamente in grado di fornire una spiegazione alternativa?
PS
RispondiEliminaGallinari e Bonisoli si sono mossi, come fa a sapere da dove avrebbe sparato Gallinari?
Quel visionario di Marini per me conta come testimone al contrario: se dice di aver visto qualcosa, io scommetterei che non c'è stata.
Io non escludo che i brigatisti abbiano omesso dei nomi dei partecipanti diciamo di contorno, si sa che l'essere dissociati significa il parlare per sé (anche se poi Morucci ha fatto i nomi), quindi magari certi nomi secondari non sono usciti e gli interessati non hanno confessato. Ma parlo solo dei ruoli secondari. Ora, tutto questo, se fosse avvenuto, a livello politico e storico, non cambierebbe nessuna considerazione, cambia solo per chi ha interesse alle spy story.
Mentre cambia molto chiedersi se Cossiga e Andreotti a un certo punto abbiano deciso di sacrificare Moro, e quale sia stato il ruolo di Pieczenik (cioè degli Usa) e della P2 (cioè dei Servizi segreti) nella scelta. Cambia molto sapere se Cossiga e Andreotti sapessero del Comunicato della duchessa (sapessero o avessero loro stessi ordinato) e del messaggio di Paolo Sesto (ovvero avessero fatto pressioni per dire certe cose). Sui giorni prima dell'agguato, sarebbe interessante sapere perché la segnalazione di Leonardi su una auto che seguiva la scorta non ha avuto effetti (erano le Br?) e se il Sokolov che assisteva alle lezioni di Moro era lo stesso poi finito nel Kgb e nel dossier Mithrokin.
Lorenzo Galbiati
Marini risulta un visionario, quando parla della moto, mentre è credibile quando dichiara di aver visto Moro tirato via dalla Fiat 130. Quanti sono quelli che hanno testimoniato del prelievo "a caldo", prima di conoscere l'accaduto dai mezzi di informazione ? Un'altra cosa: perché se si tratta di un caso "chiuso", come taluni sostengono, questi taluni si affannano tanto contro i "complottisti" ? Se il caso è chiuso e loro lo sanno, cioè sanno che è chiuso e che non potrà più scaturire novità, perché scrivono tanto e si accaniscono contro chi legittimamente vuole (mettiamola così) lavorare di fantasia ? Da quando il romanzo è un illecito ? Perché non lasciano perdere i poveri idioti complottisti, e se ne stanno nel loro beato superiore mondo ? Ancora: quello non è Nirta, è evidente. Ma a questo punto si capisce perché è stata creata la "questione Nirta", si capisce a che cosa servono le commissioni parlamentari di inchiesta e su che cosa vertono, e si capisce come questo meccanismo possa ben funzionare e abbia finora funzionato bene. Perché la strada è deserta la mattina del 16 marzo, come è possibile ciò ? Da quale arma proviene il foro sul parabrezza della 130 ? Quali sono le prove o le testimonianze (visto che in Italia ci si basa al 90% sulle testimonianze) che Moro fosse lì ? Le borse non potrebbero essere state ricollocate dopo a bordo dell'auto ?
RispondiEliminaTotalmente d'accordo con lei.
EliminaIn effetti è un po' strano l'accanimento contro chi non crede alla realtà ufficiale. Perché stare a perdere questo tempo, scrivendo commenti chilometrici?
"Quanti sono quelli che hanno testimoniato del prelievo "a caldo", prima di conoscere l'accaduto dai mezzi di informazione?"
"Quali sono le prove o le testimonianze (visto che in Italia ci si basa al 90% sulle testimonianze) che Moro fosse lì?"
Ecco, queste mi sembrano due ottime domande.
E basterebbe chiedere ad un tiratore esperto, per capire se la presenza di Moro sia compatibile con la dinamica dei fatti raccontata.
buongiorno,
RispondiEliminaforse è una scemenza, ma ho provato a trasformare la foto di nirta da colori a bianco e nero per vedere se c'è una maggior corrispondenza
Vorrei mandarvela ma non c'è possibilità di allegarla. Altrimenti è un'operazione che potete fare tranquillamente con photoshop
A mio avviso il termine "complottista" implica un'accezione negativa. Proporrei di sostituirlo con "dietrologo". A beneficio di chi, come me, non dà per scontata la verità ufficiale e cerca, al contrario di verificarla. Non per smentirla. Ma, semplicemente, perchè diffida delle semplificazioni e, soprattutto, delle reiterate e storicamente dimostrate, false verità che il potere in genere ha sempre distribuito al popolo. Lo dimostra la dichiarazione del Presidente Fioroni il quale ha parlato e scritto di "verità dicibile" sul caso Moro. Dimostrando che ce n'è una indicibile. Che è quella che cercano di scoprire i "dietrologi". Andrea Pascoli
RispondiEliminaI manifesti appesi a fianco della R4
RispondiEliminaa cosa pensava?
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