venerdì 29 settembre 2017

DINAMICA DELL'AGGUATO E REAZIONE DEL M.LLO LEONARDI: BREVI CONSIDERAZIONI

di Alberto Gentilini

Aldo Moro passeggia con accanto il M.llo Leonardi
Con riferimento agli accertamenti tecnici svolti dalla Polizia Scientifica nel 2015, la Commissione Parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro (di seguito CM2) nella prima relazione sull'attività svolta (Leggi) ha scritto “la ricostruzione dei fatti non può, tuttavia, ancora ritenersi completa”.

A seguito di una serie di segnalazioni pervenute (tra le quali anche quelle pubblicate su questo sito - SCIENTIFICA CONTRO SCIENTIFICA e LA BALISTICA DI VAI FANI), nella seduta del 01.02.2017 la CM2 ha disposto “di svolgere un approfondimento complessivo sulle segnalazioni relative alla dinamica della strage di via Fani giunte alla Commissione” (Leggi).

Oreste Leonardi
Capo istruttore presso
il Centro Militare di
Paracadutismo a Viterbo



Tenuto conto delle risultanze emerse nel corso della Seduta n. 42 del 08.07.2015 (Leggie in attesa che vengano resi pubblici gli esiti di tale “approfondimento complessivo”, si riportano di seguito alcune brevi considerazioni riguardanti la dinamica dell'agguato di Via Fani e la ipotizzabile reazione del M.llo Leonardi. L'asserita circostanza che il capo scorta non sia intervenuto attivamente in quanto “aveva l'arma nel borsello che era sotto il sedile”  pare essere infatti una deduzione un po' frettolosa e piuttosto ingenerosa alla luce della sua riconosciuta professionalità e affidabilità.




A tal proposito si ritiene utile evidenziare di seguito alcuni elementi rinvenibili agli della CM1:

1. nel corso della sua audizione presso la CM1 (30.09.1982), la vedova del M.llo riferì alcune circostanze che sembra non siano state tenute nella giusta considerazione:

Ileana Leonardi: "Quello che posso dire riguarda la mattina del 16 marzo. Mio marito prese delle pallottole e quando gli chiesi a che cosa gli servissero mi rispose: non si può mai sapere; ieri sera ne ho date altre anche al carabiniere (Riccioni). C'è poi il fatto che lui si era accorto di essere seguito da un po' di tempo. Non era tranquillo in casa; si vedeva che non era più lo stesso, era teso, dimagrito, aveva capito che c'era qualche cosa. Lui non me l'ha mai detto chiaramente, ma io mi ero resa conto che c'era qualche cosa che lo preoccupava al massimo.
[...] Non mi disse niente. Posso solo ripetere che mio marito era nervoso, teso, agitato, preoccupato e si sentiva insicuro. Questo posso dirlo perché qualche volta, parlando coi figli, diceva: non vi rendete conto che rischio la pelle tutti i giorni, che esco di casa ma non so se tornerò.
[...] Non lo so con precisione. Mi disse: mi sono accorto di essere seguito, e basta. Poi ho saputo che lo aveva confidato anche ad altre persone e aveva parlato di una 128 bianca.

Violante: La mattina del 16 marzo lei ricevette da suo marito una telefonata. Ne ricorda il contenuto?

Ileana Leonardi: Noi abbiamo due telefoni in casa ed io risposi da quello che è nel corridoio. Lui mi chiese dove mi trovassi, glielo dissi e allora lui disse: vai... Poi però proseguì: scappo via, ti richiamo tra cinque minuti. Forse aveva dimenticato qualche cosa degli appunti, perché quella mattina c'erano le tesi all'Università ed era lui che teneva i documenti di questi ragazzi. In seguito ho cercato, ma non ho trovato quello che poteva aver dimenticato.

2. contrariamente alla descrizione dettagliata delle armi rinvenute sulla scena in dotazione agli agenti Iozzino e Rivera, i rilievi tecnici della Polizia scientifica forniscono informazioni molto scarne in merito alla pistola contenuta all'interno del borsello rinvenuto tra i piedi del M.llo (tra i piedi non sotto il sedile). Mentre degli altri reperti rinvenuti all'interno del borsello vengono specificati diversi dettagli (segnatamente numero e importo delle banconote e marca della macchina fotografica) dell'arma rinvenuta viene infatti detto solamente che era una "pistola a tamburo carica" (atti CM1 - Vol 123 pag. 10) senza specificarne modello, calibro, numero di matricola e numero di cartucce inserite. Tenuto conto che fino al 1977 l'arma in dotazione ai Carabinieri era la pistola semiautomatica Beretta modello 34 (calibro 9 corto) poi sostituita dal modello 92 (calibro 9 lungo), si evidenza inoltre che la possibilità che il M.llo avesse un'arma personale (pistola a tamburo rinvenuta) oltre a quella in dotazione non solo non sembra campata per aria ma pone anche un problema relativamente a quest'ultima dal momento che tra i reperti ritrovati all'interno della Fiat 130 non figura nessuna pistola semiautomatica.

3. lo sportello anteriore destro della Fiat 130 venne rinvenuto aperto (atti CM1 - Vol 123 pag. 6) e i tramiti rilevati sul corpo del M.llo​ ​(segnatamente quelli dei due proiettili che attinsero alla testa il M.llo​)​ ​risultano compatibili con la posizione di un uomo in uscita dall'auto con lo sportello semiaperto e/o aperto sempre che - ovviamente - si prenda in considerazione la presenza di uno o più sparatori sul lato destro (cioè opposto a quello del bar Olivetti);


Sequenza di uomo in uscita da una Fiat 130
Immagini tratte dal video FIAT 130 owners club holland trip to Italy 1994
Ricostruzione 3D della ipotetica posizione del
M.llo Leonardi in uscita dalla Fiat 130

4. la posizione rannicchiata in cui vien rinvenuto il corpo del M.llo (atti CM1 - Vol 123 pag. 8) e in particolare la postura del corpo (ruotato sul fianco sinistro), le pieghe dei vestiti e l'andamento dei rivoli di sangue nel viso e nel polso destro (andamento ben visibile nei fotogrammi da 01:40 a 1:50 del video Aldo Moro. 55 giorni di passione, che per rispetto delle vittime e dei familiari evitiamo di pubblicare) non sembrano pacificamente spiegabili con l'ipotesi che il corpo, una volta colpito, sia “semplicemente” scivolato fino a finire incassato tra sedile e cruscotto (peraltro con una rotazione del busto) mentre suggeriscono ipotesi alternative tra le quali quella di un riposizionamento del corpo, come peraltro riferito a più riprese da un testimone oculare:

Cinzia De Andreis: “ho visto trasportare rapidamente un uomo e alcuni di quelli che sparavano hanno gettato in macchina il corpo di una persona” (atti CM1 - Vol 30 pag. 371);

Cinzia De Andreis: “a precisazione di quanto verbalizzato dai carabinieri debbo puntualizzare di aver visto una sola persona, che non si reggeva in piedi, prelevata dall'auto che aveva tamponato al 128 bianca e spinta a bordo di una delle macchine blu non ricordo quali anzi credo proprio fosse la 131 blu. Vidi poi l'uomo seduto accanto al posto di guida dell'auto che aveva tamponato al 128 CD scendere dalla vettura e venire colpito dai colpi che nel frattempo erano stati sparati. Costui fu sollevato, una volta caduto a terra, da uno degli assalitori e respinto al posto da cui era sceso." (atti CM1 - Vol. 41 pag. 474 e segg.)


Fiancata destra della Fiat 130 con ingrandimento della giacca indosso al M.llo Leonardi

5. nel corso dell'udienza del 20.07.1982 (Processi Moro e Moro-bis), una figlia del presidente dichiarò quanto segue (atti CM1 - Vol 77 pag. 121 e segg):

Agnese Moro: [...] ricordo due episodi che sono a mia diretta conoscenza, uno del dicembre 1977. Leonardi mi pregò di segnalargli qualsiasi cosa che mi sembrasse strana, che mi mettesse a disagio, mi creasse qualche forma di preoccupazione o di ansietà. E un altro episodio mi colpì molto perché abituata ad una immagine familiare del Maresciallo Leonardi che stava con noi fin da quando eravamo piccoli, quindi abituata vederlo con il suo carattere allegro e scherzoso. Una volta tamponammo una macchina (io ero in macchina con mio padre, per l’appunto) è non era ancora finita la dinamica del tamponamento, la macchina non era ancora del tutto ferma, che il Maresciallo Leonardi già era sceso con la pistola in pugno.


Sempre in relazione alla dinamica dell'agguato di Via Fani sarebbe poi interessante avere notizie in merito a:

- estrazione di profili genetici (DNA) dai reperti rinvenuti nella Fiat 128 con targa diplomatica;
- macchie di sangue rinvenute nella tappezzeria del sedile posteriore della Fiat 130 (MACCHIE DI SANGUE SUL SEDILE DI MORO E LEGGI DELLA FISICA);
- foro presente sulla sommità del sedile anteriore dx della Fiat 130.


Foro sul sedile della Fiat 130. A sinistra foto del 1978,
a destra foto del 2005 

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