giovedì 27 luglio 2017

2° Agg.to - LA BALISTICA DI VIA FANI - Capitolo 1°, 2° e 3°

 ( aggiunto, in coda al precedente, il terzo documento su microstrie dei proiettili  )



INTRODUZIONE



Foto Gualerzi da Simona Zecchi, Formiche.net
I bossoli tra Mini e 127 rossa , lato bar Olivetti
A chi decida di affrontare il c.d. caso MORO appare fin da subito evidente che l'agguato di Via Fani (16.03.1978) è una operazione eccezionale, un unicum nell'arco dei 55 giorni e più in generale della storia eversiva italiana (un precedente paragonabile è rintracciabile solo in ambito europeo nella imboscata tesa dalla RAF al Capo della Confindustria tedesca Hans Martin Shleyer il 05.09.1977).

Anche tacendo della attenta pianificazione e dell’ assoluto controllo della scena, alla persona più distratta e inesperta non può infatti sfuggire che l'arditezza dell'agguato e la capacità di fuoco in esso dispiegata non sono riscontrabili in altri attentati delle Brigate Rosse.

Di fronte a tali evidenze si possono assumere due posizioni molto diverse tra loro: accettare la ricostruzione "ufficiale" così come emerge dagli atti processuali e sintetizzabile nel cosiddetto “memoriale Morucci” oppure entrare nel merito degli atti delle varie Commissioni e dei documenti rinvenibili in rete da fonte aperta.
Noi del collettivo SEDICidiMARZO abbiamo optato per la seconda, sicuramente più impegnativa, scoprendo ben presto alcune questioni inaspettate che ci hanno costretto a rimettere in discussione molte delle asserite certezze circa la dinamica dell'azione che portò alla strage dei 5 uomini della scorta.



Volenti o nolenti, per comprendere l'agguato di Via Fani e tentare una sua ricostruzione oggettiva bisogna partire dal materiale balistico repertato sulla scena del crimine (segnatamente bossoli, proiettili e frammenti) e dalle numerose perizie su di esso nel tempo effettuate.

Fatta la tara ad alcuni termini specialistici (in proposito si rimanda all'apposito glossario presente alla fine dell'articolo), abbiamo avuto modo di verificare che nelle perizie agli atti sono presenti  incongruenze e discrepanze. In altre parole, abbiamo appurato l'esistenza una serie di criticità laddove era lecito aspettarsi se non una perfetta coincidenza tra le varie perizie almeno una significativa convergenza delle stesse.

Dopo aver analizzato e lavorato sulle perizie, abbiamo quindi scritto tre documenti tematici (bossoli, proiettili e frammenti, microstrie) che abbiamo deciso di condividere con i lettori del blog dopo averli preventivamente inviati alla Commissione Moro 2. 


(1) APPUNTI SUI BOSSOLI RINVENUTI IN VIA FANI


Seguendo l’ordine cronologico delle nostre analisi, iniziamo con la pubblicazione del documento concernente l'individuazione di 10 bossoli, che siamo riusciti a ricondurre all'elenco iniziale della Polizia scientifica del 16 marzo 1978.
Studiando la prima perizia balistica dell' epoca  redatta da Ugolini, Jadevito e Lopez , ci siamo infatti accorti che nelle attribuzioni per gruppi alle armi ipotizzate dai periti ben 10 bossoli non figuravano più indicati con il codice attribuitogli sui luoghi, in via Fani, dalla Scientifica, con la conseguenza che per questi 10 bossoli non risultava più chiaro il punto di raccolta e conseguentemente il punto del presumibile sparo da parte delle rispettive armi alle quali i periti li avevano attribuiti.
Fatto questo, abbiamo redatto una tabella riepilogativa ed una nuova planimetria nella quale anche questi 10 bossoli hanno trovato la loro collocazione con evidenti riflessi sulla ricostruzione della dinamica dell'agguato.





(2) APPUNTI SUI PROIETTILI E FRAMMENTI

     RINVENUTI IN VIA FANI


Pubblichiamo, come anticipato, il secondo documento dei tre  studi che abbiamo realizzato sugli elementi  balistici dell'agguato di via Fani.
Si tratta del documento intitolato "Appunti sui proiettili e frammenti rinvenuti in Via Fani",  che abbiamo inviato un paio di mesi or sono alla Commissione parlamentare di inchiesta (così come avevamo fatto per quello sui bossoli, pubblicato qui sopra).
Il documento, articolato in una premessa e in quattro parti di contenuti, esamina prima di tutto le discrepanze, non facilmente spiegabili, che nel corso della nostra analisi abbiamo rinvenuto nella composizione e descrizione qualitativa dei vari reperti in oggetto tra l'una e l'altra delle varie fonti documentali disponibili (in modo specifico: la descrizione ed individuazione dei reperti contenuta nel verbale dei rilievi a caldo della polizia scientifica del 16 marzo 1978; le fotografie ad essi allegate; le fotografie allegate alla perizia balistica Ugolini-Jadevito-Lopez del 1978-1979 ed inerenti didascalie descrittive; la parte descrittiva della perizia balistica Salza-Benedetti del 1994).
Il documento affronta poi alcuni aspetti contraddittori intrinseci della perizi Salza –Bendetti innanzi citata, evidenziando segnatamente la dubbia o incoerente attribuzione, in diversi casi che si sono specificamente indicati, dei vari reperti alle singole armi (o meglio, gruppi d'arma) , in quanto effettuata dai periti in difformità del criterio guida da essi stessi prescelto ed affermato , cioè l'ampiezza di riga di impronta sui reperti, quale elemento dirimente l'attribuzione all'uno o all'altro dei gruppi d'arma predefiniti, classificati e distinti, appunto, in base all'affermato elemento dell'ampiezza di riga caratteristico delle canne delle varie armi (quali individuate nella perizia collegiale del 1981).
Nel prosieguo, il documento analizza quindi le non poche difformità riscontrate nelle rispettive conclusioni, tra le perizie Salza, Ugolini e Baima Bollone, specialmente per quanto attiene alla misurazione delle suddette impronte di riga sui reperti.

Infine, nelle conclusioni, dalle quali emerge comunque chiaramente la sostanziale inattendibilità (almeno per alcuni aspetti quali il numero degli assalitori e la nota questione dell'inceppamento di tutte le armi affermato a più riprese dai BR- della ricostruzione della dinamica contenuta nel così detto "memoriale Morucci" ) si sono avanzate sia alcune ipotesi ricostruttive alternative, sia diverse domande su alcuni aspetti che, alla luce dell'analisi delle perizie stesse esposta nel documento, richiederebbero a nostro giudizio maggiore approfondimento.

(3) APPUNTI SULLE MICROSTRIE DEI PROIETTILI E 

          FRAMMENTI RINVENUTI IN VIA FANI

(a cura di: Andrea Guidi, Domenico D'Avanzo, Alberto Gentilini)

Pubblichiamo l'ultimo documento inviato alla Commissione Moro  sugli aspetti che riteniamo  sollevino perplessità quando si proceda alla lettura comparata delle varie perizie balistiche che si sono succedute negli anni.

Quest'ultimo documento, inviato lo scorso 17 luglio, verte appunto sulle letture delle comparazioni effettuate nelle indagini balistiche sulle impronte secondarie di proiettili e frammenti di proiettile repertati in via Fani.


Come si dice in premessa, esso [... costituisce un approfondimento di alcuni punti contenuti nel documento denominato “Appunti sui proiettili e frammenti rinvenuti in Via Fani” elaborato dal collettivo SEDICidiMARZO ed è suddiviso in due parti. 
La prima parte contiene degli appunti inediti riguardanti l'analisi compiuta sulla consulenza balistica redatta da Salza e Benedetti nel 1994 per conto della Procura della Repubblica (Tribunale di Roma) nell'ambito del p.p. n. 15621/93 B contro Maccari Germano più uno ed in particolare sulla comparazione delle impronte secondarie di riga (microstrie) lasciate dalle armi sui proiettili o sui frammenti repertati in Via Fani. 

La seconda parte contiene invece alcune osservazioni basate sulla lettura coordinata di alcune parti della perizia balistica collegiale redatta da Baima Bollone, Benedetti, Nebbia, Salza e Ugolini nel p.p. n. 54/80 contro Santini Paolo più altri, segnatamente quelle dedicate alla pistola Smith & Wesson mod. 39  “sequestrata” a prospero Gallinari al momento del suo arresto, con alcune delle risultanze illustrate nella prima parte del documento ...].

Gli autori sottolineano, come è giusto, che le analisi e relative considerazioni hanno il limite di poter essere basate unicamente sulla documentazione disponibile presso fonti aperte e però, pur consapevoli di tale limite, sono indotti da quanto emerso (e illustrato) a [... segnalare nuovamente la necessità di ulteriori approfondimenti di natura balistica che permettano una ricostruzione con un maggior grado di certezza relativamente alle armi impiegate in Via Fani, alle attribuzioni ad esse dei reperti (bossoli, proiettili e frammenti) e - conseguentemente - alla dinamica dell'agguato...].

In conclusione si dice, fra l'altro, che [...sulla base degli elementi illustrati nella prima e seconda parte del presente documento emerge una questione che merita particolare attenzione e cioè la possibile indeterminatezza di attribuzione all'una o all'altra arma di alcuni dei 20 reperti (ci si riferisce solo a proiettili e frammenti) complessivamente attribuiti ai gruppi d'arma C (FNA_1) e D (S&W) che si aggiunge alla possibilità dell'esistenza di una ulteriore arma dalla quale potrebbero essere stati sparati circa 10 dei 22 bossoli sino ad oggi attribuiti al FNA_1 (quello ufficialmente utilizzato da Morucci -ndr)...].

Buona lettura.

Leggi il documento sulle microstrie





GLOSSARIO


A) DEFINIZIONI DI BASE


arma automatica: si intende un’arma da fuoco con la capacità di sparare in modo automatico, senza bisogno di ricaricarla tra l’esplosione di una cartuccia e l’altra, in grado quindi di generare un fuoco continuo (continuano a sparare fino a che non finiscono i proiettili o viene rilasciato il grilletto). Tipicamente una pistola-mitragliatrice o un fucile mitragliatore (o mitra per entrambi)

arma semiautomatica: un’ arma semi-automatica è un'arma da fuoco che necessita della pressione del grilletto, con un meccanismo tale per cui successivamente al fuoco viene ricaricata la munizione successiva. In definitiva è un' arma che non può sparare in modo continuo ovvero a raffica. Tipicamente una pistola.

calibro:  è la misura, espressa in millimetri o pollici, del diametro interno di una canna di arma da fuoco misurata tra i pieni delle rigature a cui (con le opportune tolleranze) corrisponde anche il diametro del proiettile utilizzabile su quell’ arma

cartuccia: è un tipo di munizione per armi da fuoco portatili; rispetto alle prime tipologie di armi da fuoco, la moderna cartuccia recò l'innovazione di raccogliere in un unico "modulo di sparo" i tre   elementi necessari (proiettile, polvere e innesco) semplificando il riarmo ed anche il trasporto delle munizioni

bossolorecipiente, oggi generalmente d’ottone, destinato a contenere gli elementi della carica (capsula d’innesco,  e polvere da sparo); nelle armi automatiche e semi- automatiche viene espulso dopo l’esplosione (per lo più lateralmente)


proiettile: la maggior parte dei proiettili per arma da fuoco leggera è costituita da un oggetto di metallo chiamato pallottola, con diametro compreso tra i 4,5 ed i 14,5 millimetri (per armi a canna ad anima rigata) e realizzato, di solito, con un'anima in piombo. Si noti che, molto spesso, il piombo è incamiciato in un altro materiale (ovvero rivestito da un metallo più duro) al fine di evitare l'impiombatura della canna e l'associato peggioramento delle prestazioni del proiettile all'impatto. La pallottola è più frequentemente di forma ogivale 



B) LE ARMI INDICATE NELLE PERIZIE


Due mitra ( armi automatiche)FNA 43 , così codificati in seguito, nella relazione della Scientifica del 2015:      
    FNA-1, arma poi sequestrata (1), artefice, a quanto risulterebbe, dello sparo di almeno 22 colpi, tanti furono i bossoli rilasciati ad esso fino ad oggi attribuiti;
·       FNA-2, arma mai sequestrata(1), artefice dello sparo di almeno 49 colpi, tanti furono i bossoli rilasciati ad esso fino ad oggi attribuiti.



Pistola mitragliatrice TZ-45
Un mitra (arma automatica):  TZ-45, arma mai sequestrata (1),  artefice, a quanto risulterebbe, dello sparo di almeno 5 colpi, tanti furono i bossoli rilasciati ad esso fino ad oggi attribuiti.





Pistola mitragliatrice MP-12

 

Un
  mitra (arma automatica) MP-12, arma poi sequestrata (1), artefice, a quanto risulterebbe, dello sparo di almeno 3 colpi, tanti furono i bossoli rilasciati ad esso fino ad oggi attribuiti.


S&W -39
Una pistola (arma semiautomatica)  S&W-39, arma poi sequestrata (1), artefice, a quanto risulterebbe, dello sparo di (almeno) 8 colpi, tanti furono i bossoli rilasciati ad essa fino ad oggi attribuiti.





Nell'immagine una Beretta M51
Una pistola (arma semiautomatica)    Beretta mod. 51 o 52, arma mai sequestrata (1), questa di calibro 7,65, artefice, a quanto risulterebbe, dello sparo di (almeno) 4 colpi, tanti furono i bossoli rilasciati ad essa   fino ad oggi attribuiti.







(1) Le affermazioni “arma sequestrata” o “arma non sequestrata” e, parimenti, le indicazioni e le attribuzioni delle armi ai fatti sono qui riportate desumendole esclusivamente dalle perizie ufficiali fin qui svolte.

3 commenti:

  1. La balistica di via Fani è un caso chiuso, dopo che per anni i periti hanno fatto casino. E' una delle cose più assurde di tutta la vicenda infatti ancora oggi se un giornalista qualunque fa una puntata su Moro citerà i 49 colpi sparati da una sola arma, cosa già da un pezzo smentita, poi citerà il Marini che dice di aver visto sparargli contro una moto, altra cosa smentita dallo stesso Marini.

    Il caso dell'agguato è un caso chiuso non solo per quel che ha detto Morucci, ma perché tutti e 4 i partecipanti hanno confermato, e i periti gli hanno dato ragione, e anche se ci fosse stato i 49 colpi da parte di una sola persona, avrebbe solo voluto dire che qualcuno aveva ricaricato il mitra e se l'era dimenticato, visto che in quei frangenti mica si è lucidi.

    Tutti i complotti nascono da una idea priva di ogni evidenza scientifica, come l'idea che i 4 brigatisti non potessero fare il colpo (stesso discorso di Oswald), perché poco abili con le armi, in verità anche un cieco ci sarebbe riuscito a uccidere degli uomini fermi in auto, senza armi (a parte uno) a distanza di tre metri. Ma ovviamente il complottismo si basa sul fatto di potersi costruire ognuno il proprio film preferito,è affascinante, anche io per anni l'ho fatto, la realtà è molto più banale.

    Per quanto riguarda la balistica, ripeto, il discorso è chiuso, il caso Moro è chiuso, nonostante sia bello pensare che sia ancora aperto.
    Anche il perito Benedetti non si spiega come mai se ne parli ancora, per esempio qui

    http://www.vuotoaperdere.org/dblog/articolo.asp?articolo=178

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    1. Come si fa a dire che la versione di Morucci e in generale la "verità ufficiale" sulla strage di via Fani sia un caso chiuso? Sulla Mini di Moscardi, quella posteggiata davanti al Bar Olivetti, ci sono due fori di entrata di proiettili che, sfido chiunque a sostenere il contrario, non possono essere stati sparati dal lato sinistro della strada. Chi li ha sparati? quale arma? Non mi risulta che sia chiaro. Davvero le sembra credibile che tutte le armi dei 4 del gruppo di fuoco si siano inceppate e, nonostante quello, nessuno della scorta sia riuscito a reagire efficacemente? C'è almeno un arma che non è mai stata individuata che ha sparato e i cui bossoli sono stati repertati tutti in prossimità della Mini Clubman...come è possibile se non ipotizzando che qualcuno stesse sparando da quel lato della strada? Zizzi è stato colpito da tre proiettili (fori di entrata nella zona lombare e di uscita nel petto); è stato quindi colpito certamente mentre era fuori dall'auto (altrimenti i proiettili avrebbero attraversato il sedile!) e in posizione chinata in avanti; vogliamo dire che stava volgendo le spalle al lato sinistro della strada e che voleva mostrare il fondoschiena a chi stava sparando...o piuttosto che è stato evidentemente colpito da qualcuno che stava sul lato destro, magari più a monte rispetto all'Alfetta? Nessuna certezza tranne il fatto che, evidentemente, c'è ancora molto da capire su una questione che non può certo definirsi chiusa!

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  2. Il caso non è chiuso come dicono i tuttobenisti, gli spiegazionisti, i negazionisti e i qualunquisti tutti. Il caso non è chiuso perché lo ripete Morucci o chi per lui. Ho visto un servizio RAI del 17 marzo 1978, realizzato da Diego Cimara in via Fani. Quindi la mattina successiva all'agguato. Ebbene, la strada è piuttosto trafficata e i parcheggi scarseggiano su entrambe le corsie. Allora com'è che le foto mostrano una carreggiata sostanzialmente vuota per circa 50 metri, da ambo i lati ? La via fu forse isolata ? Scusate, ma per me questa è l'evidenza più plateale e macroscopica tra tutte le anomalie che avvinghiano il caso. Esiste qualche spiegazione in merito ? Grazie per la risposta e per il vostro alacre lavoro.

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