venerdì 22 settembre 2017

IL "MISTERO" DELLE CARTUCCE SENZA DATA DI VIA FANI

di Domenico D'Avanzo e Francesco Velocci





Fondello di bossolo rinvenuto in via Talamo
privo di anno di fabbricazione
La pubblicistica sul Caso Moro ha trattato ampiamente la questione dei bossoli calibro 9 mm Parabellum, del tipo italico 9M38, repertati in via Fani. I periti sin da subito riscontrarono alcune particolarità in questi bossoli che, a differenza della norma, non presentavano impressa sul fondello l'anno di fabbricazione del lotto, pur trattandosi in origine di cartucce per uso esclusivamente militare. Inoltre presentavano sull'innesco una vernice sigillante - o lacca - di un colore insolito rispetto alla produzione per le FF.AA italiane.

Queste peculiarità hanno portato, negli anni, alla formulazione delle più svariate congetture sulla provenienza di tale munizionamento. Con questo articolo ci proponiamo di mettere insieme le informazioni disponibili, evitando speculazioni indimostrabili.



Fissiamo, innanzitutto, alcuni punti fermi:

1. E` un fatto che le cartucce non riportavano impresso l'anno di produzione sul fondello: vi era imprinta la scritta "G.F.L. 9M38", dove il primo acronimo sta per Giulio Fiocchi di Lecco, il produttore, e il secondo indica il tipo di munizione.
2. La sola assenza dell'anno di produzione non dimostra che queste munizioni provenissero da un deposito occulto della Gladio - un Nasco - o che fossero state allestite per scopi speciali, come numerosi studiosi hanno ripetutamente affermato o scritto.
3. Il colore della lacca sigillante - verde malachite - ritenuto insolito dai periti per quegli anni (fine anni '70), si riscontra, non raramente, in diversi lotti fabbricati dalla ditta Fiocchi in anni precedenti.

Fondelli di cartucce 9M38 prodotte dalla Fiocchi.
La cartuccia di sinistra e` priva di laccatura sigillante, mentre
quella di destra ha una laccatura verde intorno all'innesco.


Veniamo ai fatti.

In via Fani del tipo 9M38 prodotto dalla Giulio Fiocchi, vennero rinvenuti n. 87 bossoli sparati dal commando, n. 22 cartucce ancora contenute in un caricatore e n. 2 cartucce integre lasciate a terra. (N.B. per il totale dei bossoli lì rinvenuti, pari a 93, bisogna sommare a questi 87 cal. 9  quattro bossoli di 7,65 e, infine, due bossoli Cal. 9 NATO della pistola dell' agente Iozzino).

Non riportavano l'anno di produzione n. 30 bossoli su n. 87 rinvenuti, n. 2 cartucce, delle n. 22 contenute nel caricatore e n. 1 cartuccia delle n. 2 cartucce integre rinvenute a terra.

Cartuccia rinvenuta in via Fani non riportante
 l'anno di fabbricazione - CM vol. 45 pag. 156

Fondello di bossolo rinvenuto in via Fani non riportante
l'anno di fabbricazione - CM 1 vol. 45 pag. 160
Da subito i periti balistici notarono la presenza di questi particolari reperti, e tentarono di indagare sulle ragioni della assenza dell'anno di fabbricazione. Di seguito un'estratto dalla perizia Ugolini:

CM 1 vol. 45 pagg. 78 e 79
L'ipotesi dei periti, che spesso verrà richiamata in perizie successive, è che tali munizioni possano essere state prodotte per l'esportazione verso paesi in cui ne fosse consentito l'uso civile. Va specificato, infatti, che in Italia l'uso era riservato ai soli scopi militari e di ordine pubblico.

Tuttavia ci sentiamo di far notare una incongruenza: i periti affermano che la Fiocchi applicasse la scritta "GFL 9mm Parabellum" sulle cartucce calibro 9 Parabellum destinate all'esportazione verso paesi europei e "G.F.L. 9 Luger" per quelle destinate agli Stati Uniti, mentre è ormai noto che le munizioni rinvenute in via Fani riportassero la scritta "G.F.L. 9M38".

I periti, inoltre, notarono un innesco di materiale non usuale e una laccatura sigillante intorno all'innesco di un colore verde-blu (o verde malachite) fuori standard rispetto ai colori utilizzati dalla Fiocchi:

CM 1 vol. 45 pag. 46

E` importante notare che - almeno stando alla attribuzione dei bossoli ai gruppi di arma - le cartucce 9 mm Parabellum prive dell'anno di fabbricazione fossero state caricate nelle armi utilizzate nella strage assieme a cartucce 9 mm Parabellum che lo riportavano. In parole povere non risulta che vi fosse un'arma caricata esclusivamente con cartucce prive di data.

Queste cartucce non vennero rinvenute solo in via Fani.

Il 18 Aprile, a seguito della scoperta del cosiddetto covo in via Gradoli venne sequestarata una scatola contenente 129 (o 128, il verbale riporta due numeri differenti) cartucce di calibro 9 mm Parabellum che recavano sul fondello la scritta "G.F.L. 9M38" prive di anno di fabbricazione.

CM 1 vol. 45 pag. 559
Il reperto viene così descritto:

CM 1 vol. 45 pagg. 571 e 572
Fondelli cartucce sequestrate in
via Gradoli - CM 1 vol. 45 pag. 614


Va rilevato che queste cartucce - stando al verbale - fossero le uniche cartucce di calibro 9 mm Parabellum presenti nell'appartamento.

In particolare non ve ne erano di prodotte nel 1973 (recanti quindi la scritta "G.F.L. 9M38 73"), eppure, in via Fani il munizionamento maggiormente utilizzato fu proprio quello datato 1973.

In via Fani, infatti, furono rinvenuti n. 49 bossoli e n. 14 cartucce prodotti nel 1973, a fronte di n. 30 bossoli e n. 3 cartucce privi di anno di fabbricazione.








Il giorno dopo la scoperta del cosiddetto covo di via Gradoli, vi fu l'assalto alla Caserma dei Carabinieri Talamo, in Roma. Anche in questo caso fu rinvenuto n. 1 bossolo che riportava la sola scritta "G.F.L. 9M38" privo, quindi, di anno di fabbricazione. L'immagine del bossolo in questione è all'inizio del presente articolo: è una delle rare immagini a colori dei reperti balisitici di cui abbiamo la disponibilità. E`interessante notare come su questo bossolo non vi siano tracce, almeno visibili ad occhio nudo, di laccatura sigillante intorno all'innesco.

CM1 vol. 47 pagg. 73 e 74

Infine, di reperti balistici privi di anno, ne furono rinvenuti n. 2 anche a seguito dell'attentato a Piazza Nicosia, del 3 maggio 1979.

CM 1 vol 47 pag. 611

L'attule Commissione di Inchiesta parlamentare presieduta dall'on. Fioroni ha preso in esame il tema delle munizioni di cui stiamo trattando. Le indagini affidate alla Polizia di Stato hanno ottenuto i risultati contenuti nella audizione del 10 giugno 2015. Ne riportiamo alcuni estratti:

"[..] è stato escusso il perito BENEDETTI che ha riferito:

- secondo la sua esperienza le cartucce calibro 9 mm parabellum recanti sul fondello "G.F.L. 9M38" (come quelle reperiate in via Mario Fani) e, talvolta, anche l'anno di fabbricazione, erano
allestite specificamente per l'impiego nei moschetti automatici Beretta modello 38 ed armi derivate,
- aggiungendo che l'uso di lacca isolante sulle cartucce è finalizzato esclusivamente alla protezione
dall'eventuale penetrazione dell'umidità, e la colorazione della citata lacca non denoterebbe una particolare destinazione del munizionamento.

[...]

La FIOCCHI Munizioni SpA, con nota scritta, ha precisato che, testualmente: "...L'assenza della data sulle cartucce Fiocchi, il tipo di colorazione della vernice apposta sul fondello delle cartucce nonché la nichelatura o meno della capsula di innesco non possono costituire elementi di identificazione dell'ente assegnatario della relativa fornitura.. " ed ha escluso che siano state "...prodotte munizioni 9x19 con speciali verniciature impermeabilizzanti e tipizzanti finalizzate a garantire una maggiore protezione negli ambienti umidi destinate a Corpi Speciali o a particolari Reparti di Forze Armate "."

Nella stessa audizione leggiamo la nota 28:

"Così spiega BENEDETTI " ... Nel corso delle attività mi è capitato più volte di effettuare accertamenti utilizzando anche cartucce Fiocchi 9 M 38, prive dell 'anno di fabbricazione reperiate presso covi di terroristi. [...] ha consegnato: " .... 8 bossoli sparati con altrettante armi cal. 9 mm. Parabellum con capsula nichelata, vernice verde ed impressa la dicitura G.F.L. 9 M 38 privi dell'anno di fabbricazione. Questi bossoli sperimentali sono stati ricavati da cartucce sequestrate alle Brigate Rosse nei covi di Roma o Napoli. Non posso specificare da quali covi provenissero ma posso dire con certezza che si trattava di bossoli ricavati dalle cartucce sequestrate presso i citati covi, "(verbale acquisizione del 25 maggio 2015)."


"Infatti, a seguito di un intervento parlamentare dell'onorevole Luigi Cipriani, che aveva sollevato l'attenzione sul fatto che 39 bossoli reperiti a via Fani erano riconducibili a munizionamento normalmente fornito «a forze statali militari non convenzionali», furono svolte specifiche ricerche ed accertamenti.

Il 18 gennaio 1991, il CESIS riferì al Presidente del Consiglio: «Quest'Ufficio ha interpellato in via informale il rappresentante a Roma della ditta “Giulio Fiocchi di Lecco” (Ing. Chirieleison) [...] il quale ha chiarito che [...] il cartucciame non datato è destinato al normale commercio; per quello in esame – calibro 9 mm “parabellum” – si può con certezza affermare che era destinato all'estero perché la sua vendita in Italia è vietata, trattandosi di munizionamento per arma da guerra».


Il 5 febbraio 1991 il CESIS segnalava inoltre che proiettili con le medesime caratteristiche di quelli repertati in via Fani erano stati utilizzati anche negli attentati alla caserma Talamo a Roma del 19 aprile 1978 e nell'attentato di piazza Nicosia del 3 maggio1979.


Della vicenda fu interessata anche la Legione Carabinieri di Milano. I Carabinieri, con due note, rispettivamente, del 15 e del 21 marzo 1991 esclusero che le munizioni fossero destinate a Forze armate o di polizia e comunicarono che l'ingegner Giovanni Stabilini della Fiocchi aveva precisato che il munizionamento era stato prodotto prima del 1973 e «soggiunto che, pur non avendone cognizione diretta, né riscontro documentale, non sarebbe da escludere che le cartucce del lotto innanzi indicato siano state prodotte in minima quantità e destinate all'estero fuori mercato comune o nell'ambito di produttori italiani di armi, nonché al banco di prova di Gardone Val Trompia».


In conclusione, il CESIS, con un Appunto per il Segretario Generale, bollava come «una palese forzatura» l'accostamento adombrato dall'onorevole Cipriani, tra le munizioni utilizzate in via Fani e quelle dei NASCO, che pure viene ancora spesso evocato."


Sembrerebbe, quindi, che le cartucce siano state prodotte o per il mercato civile estero o per i produttori di armi e che l'anno di produzione sia il 1973.

Ci sono elementi che possano confermare questa versione?

Un fatto incontrovertibile, che viene sempre trascurato quando ci si approccia a questa vicenda, è che nel 1975 il tipo di cartuccia 9M38 venne sostituito con lo standard NATO e, così, la stampigliatura "9M38" venne sostituita da una croce greca circoscritta in un cerchio.

Dal sito munizioni.eu abbiamo tratto alcune immagini di fondelli di Calibro 9 Parabellum prodotti dalla Fiocchi negli anni compresi tra il 1961 e il 1980. Come si può vedere dal 1975 la dicitura "9M38" viene sostituita dal simbolo NATO.

Fondelli di cartucce calibro 9 Parabellum prodotte dalla Giulio Fiocchi di Lecco per anno di fabbricazione

Tutto ciò ci fa ipotizzare che il passaggio dal "9M38" allo standard NATO possa essere alla origine della produzione delle cartucce prive di anno di fabbricazione, per il semplice fatto che dopo il 1975 le cartucce "9M38" sarebbero state fuori dal mercato.

Torniamo ora, per un momento, nel covo di via Gradoli. Nelle note preliminari alla perizia belistica il perito Ugolini riporta una sua considerazione semplice quanto inascoltata:



Ugolini scrive nel 1978 - e lo fa a ragion veduta - che le cartucce prive di anno di fabbricazione "sono un indizio molto compromettente", e che è "possibile risalire a chi furono date".

A chi furono vendute, quindi, queste cartucce così singolari e così tracciabili? Ci furuno indagini in tal senso?

Le indagini furono eseguite dopo il ritrovamento di cartucce di questo tipo nel covo di via Gradoli. Tra i documenti della Prima Commissione Moro, abbiamo trovato le risultanze raccolte in un appunto del Ministero dell'Interno datato 24 Aprile 1978 (Leggi).

Ne riportiamo uno stralcio:


In questo appunto viengono elencati gli acquirenti delle cartucce prodotte dalla Fiocchi nell'anno 1975 e vendute negli anni 1976 e 1977. Li abbiamo riassunti nella tabella che segue:

Acquirenti delle cartucce "9M38" senza anno di fabbricazione

Su poco meno di n. 3 milioni di cartucce, 1/3 fu venduto nel 1976 e 2/3 nel 1977. Solo il 2% fu venduto all'estero (di cui 1/3 al Mozambico). La Guardia di Finanza comprò circa i 2/3 dell'intero lotto (n. 2 milioni di pezzi), di cui circa n. 800 mila nel '76 e circa n. 1,2 milioni nel '77. La Beretta acquistò un po' più di 1/4 del lotto (circa n. 800 mila pezzi) di cui solo n. 100 mila nel '76 e ben n. 700 mila nel '77. La restante parte del lotto (circa n. 75 mila pezzi) fu acquistato dalla Benelli, dalla Dogana di Lecco e dal Pirotecnico dell'Esercito.

Il perito Ugolini scrisse che sarebbe stato possibile determinare "a chi furono date le cartucce dalla fabbrica"? Molto probabilmente aveva ragione: i nomi sono quelli in tabella, ce ne è qualcuno che ne ha comperate più degli altri.

Chiudiamo con una doverosa precisazione: con questo articolo non si è voluto dimostrare che le cartucce usate in via Fani provenissero dalla Guardia di Finanza, in fondo chi le utilizzò avrebbe potuto trafugarle o ottenerle per altre vie illecite.

Ciò che si vuole mostrare è che questa, come molte altre ipotesi investigative, per qualche misterioso motivo, siano rimaste inesplorate. Ad esempio le n. 25 mila cartucce che vanno a finire nel travagliato Mozambico del 1977, o quelle misere forniture di n. 1.000 o di n. 2.000 pezzi che volano verso il Regno Unito, Israele e la Svezia. Si tenga in conto che il costo al dettaglio corrente di una cartuccia di questo tipo si aggira intorno a 25 centesimi di Euro: una fornitura di n. 1.000 pezzi verrebbe quindi venduta ad un cliente finale a soli 250 euro. Avrebbe avuto senso da un punto di vista commerciale esportare quantità così ridotte?

Ciò nonostante nei documenti ufficiali si è continuato a ripetere che queste munizioni fossero state prodotte per l'esportazione. Lo ripetiamo: ne furono esportate solo il 2% e nei termini appena descritti.

E di dubbi ne rimangono di altri.

Ad esempio, ci chiediamo come mai la Guardia di Finanza acquistò una fornitura di n. 2 milioni di cartucce che, non riportando l'anno di fabbricazione, molto probabilmente erano al di fuori dei regolari capitolati di appalto?

Infine, è doveroso ricordare che, in data 27 Ottobre 1978, il dirigente della Digos di Roma, Domenico Spinella, in un appunto "segretissimo" scriveva che alcuni bossoli rinvenuti in via Fani (riferendosi a quelli privi di data) provenissero "da un deposito dell'Italia settentrionale le cui chiavi sono in possesso di solo sei persone". Eppure nel documento che abbiamo pubblicato oggi proveniente dal Ministero degli Interni, datato 24 Aprile 1978 (quindi precedente alla nota di Spinella), venivano - apparentemente - elencati tutti gli acquirenti.

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