venerdì 8 settembre 2017

BOSSOLI DI VIA FANI (1) - SEGUIAMONE LA STORIA DI UNO

( A cura di: Franco Martines )

Le famose immagini di Frajese, con lui che alle 10 del mattino del 16 marzo - mentre girava il video  - stava per calpestare dei bossoli in terra sono sicuramente significative della oggettiva difficoltà ambientale in cui gli investigatori si trovarono ad operare in quella fase. 

E tuttavia tante altre cose  accadute nei giorni, mesi e anni successivi sono più riconducibili a quella "sciatteria investigativa ", come l'ha chiamata Gero Grassi, riferendosi appunto alla modalità con cui si svolsero le indagini del caso Moro; sciatteria investigativa si spera spontanea e non indotta. E che, comunque, in parte sembra persistere anche ai nostri giorni, come vedremo.

E' questo che vogliamo raccontarvi ma per farlo dobbiamo prenderla, ci perdonerete, un po' alla lontana.

Come detto nel titolo, per questa volta, limitiamoci a seguire il percorso di un solo bossolo (e già così ne usciranno delle belle! )

Qui di seguito un fotogramma ripreso da un altro filmato dell'epoca e che ritrae il corpo del povero Iozzino; ai suoi piedi si vedono una coppia di cartellini che compongono la sigla "EM" per identificare un bossolo cerchiato col gesso, parzialmente visibile appena più in basso a destra.




In questa foto, da altra angolazione, ci si può rendere meglio conto della scena pur se i cartellini sono del tutto illeggibili. Sono comunque visibili insieme al cerchietto in gesso in corrispondenza dei piedi del  povero agente.



C'è da dire che è reperibile in rete un'altra foto da altra angolazione dove i due cartellini sono parzialmente leggibili ma non perfettamente giustapposti e chiaramente invertiti. Evidentemente qualcuno vi inciampò  e nel rimetterli a posto commise quest'errore. Ma questa è una minuzia che comunque ebbe dei, pur minimi, riflessi.



Nell' immediatezza degli eventi fu convocato sul posto da Infelisi il perito Ugolini che poi, insieme a Jadevito e Lopez ebbe a redigere la prima perizia balistica.  In contemporanea iniziarono i rilievi della Scientifica dell' epoca diretti dal Comm. Capo Pandiscia e che sono reperibili al vol. 123 della CM1 (prima commissione Moro). Infatti a pag. 19 abbiamo la posizione topografica del corpo di Iozzino:



E poi a pag. 20 (sempre del vol. 123 ) Pandiscia localizza il bossolo, di cui vogliamo seguire le sorti, lo descrive  (calibro 9 ) e gli attribuisce la sigla identificativa (EM)



A pag. 191 dello stesso volume, nell'allegato fotografico, troviamo appunto la foto del fondello del bossolo che adesso è diventato "ME" e non più "EM" (per i motivi detti) ma che grazie alla descrizione della  didascalia non può lasciare spazio a dubbi di sorta. Si tratta sempre del bossolo già identificato nella parte descrittiva come "EM". La foto non è delle migliori ma quelle della perizia lo mostreranno meglio.



E veniamo appunto alla perizia Ugolini Jadevito Lopez. I periti iniziarono subito a lavorare, tant'è che rilasciarono le loro NOTE PRELIMINARI già il 3 aprile. In queste note, rintracciabili - come anche tutta la perizia finale - al vol. 45 della CM1, si legge a pag. 13:


Bene questa è la prima cosa sorprendente. Sappiamo infatti che i bossoli ritrovati furono 93 e non 74 ma a quanto pare a quella data (ca. 20 giorni dopo i fatti ) ai periti questo ancora non risultava!
Non è poco, tra l'altro, stiamo parlando di un 20% di bossoli dispersi, sia pur provvisoriamente; 19 bossoli in meno! cosa diavolo sarà successo?
Fortunatamente nella perizia finale consegnata il 19 gennaio 1979 le cose vengono messe a posto ma la spiegazione per la differenza numerica tra il prima e il dopo lascia un po' a desiderare ( pag. 39):


"Ricollegando i vari plichi..."  che cosa vorrà dire? che avevano sul luogo di esame dei plichi che non immaginavano fossero relativi al caso Moro e li avevano trascurati? Che glie li portarono in un tempo successivo? Più di 20 giorni dopo?  Non lo sapremo mai ma un fatto è certo. Per più di 20 giorni i periti non ebbero a disposizione (o per incuria di uno di loro o per incuria - o peggio - della Digos ) tutti i bossoli recuperati in via Fani.  

Comunque, steso un velo pietoso su questa particolare vicenda, i periti riprendono alacremente il loro lavoro e consegnano la perizia finale, come detto, nel gennaio del 1979; in riferimento al bossolo di cui vogliamo seguire le tracce scrivono, sempre nel vol. 45 a pag. 58:

Quindi il bossolo repertato con sigla "EM" ai piedi di Iozzino , di calibro 9 , riporta impressa sul fondello - oltre la sigla "9M38" (cartuccia cal. 9 modello 1938 ) la sigla GFL 70 (Giulio Fiocchi, Lecco - il produttore-  e 1970 - l'anno di produzione). Come spiegato alla fine, tutti gli otto bossoli con quelle date sul fondo (69 e 70) sono stati sparati dalla stessa arma (questa è una cosa da tenere a mente successivamente).
Quindi tutti gli altri  81 bossoli calibro 9 hanno impresse sul fondo una data diversa oppure (come avviene in 31 casi ) non ne hanno nessuna.  Infatti nel riepilogo dei soli calibri 9 a pag. 44 leggiamo:

Per un totale dunque di 89 bossoli (mancano ovviamente, per arrivare a 93,  i 4 bossoli  calibro 7,65 ) ; abbiamo evidenziato in giallo gli otto bossoli sparati dalla stessa arma e con date univoche tra cui il nostro "EM" (1970).

Solo per riepilogare: abbiamo dunque 81 bossoli cal. 9 del 1973/77 o senza data, 4 bossoli  7,65 ( vedi due foto sopra) e il nostro EM calibro nove facente parte di un gruppo di 8 sparati dalla stessa arma con date di produzione 1969 e 1970  per un totale di: 81+4+8=93
E fin qua ci siamo.

Vediamo anche le immagini dell'allegato fotografico della perizia (rinvenibili a pag. 112 del citato vol. 45) che sono un po' più nitide di quella dei rilievi tecnici della Scientifica.






Ancora più nitide le fotografie della perizia stessa (dal sito di Gero Grassi  vol. B131 doc. 32_04 ).



Da un rilievo planimetrico dell'epoca (questo è uno stralcio) si può vedere come al redattore del disegno sia rimasto il dubbio se il bossolo tra l'angolo  posteriore destro dell' Alfetta e i piedi di Iozzino dovesse chiamarsi "EM" oppure "ME". Ma, come detto, quest'errore alla fine è stato ininfluente.




Ma riprendiamo un passo della perizia già visto in precedenza  (vol. 45 pag. 58) laddove, dopo aver attribuito alla stessa arma ( genericamente  indicata come gruppo 3,  in quanto all'epoca l'arma effettiva - una pistola Smith&Wesson - non era ancora stata sequestrata e comparata), i periti fanno il riepilogo dei bossoli relativi a questa  classe d'arma ossia a questo gruppo n. 3 di armi ipotizzate in quanto compatibili con questi 8 bossoli.
Abbiamo qui evidenziato, in aggiunta a quanto già fatto in precedenza, le diciture relative alle  figure 93 e 96 della perizia (n. 3 bossoli). 

Come possiamo notare mentre alle altre figure corrispondono delle sigle (tipo la nostra "EM", tutte rintracciabili e localizzabili nei rilievi tecnici di Pandiscia nel citato vol. 123 ) in questi due casi ( figg. 93 e 96 ) si fa riferimento ad una singolare busta "cad." ( sigla del tutto inesistente nei rilievi tecnici della Scientifica del '78) non permettendo così, a differenza degli altri, di individuare dove fisicamente si sarebbero trovati i 3 bossoli corrispondenti.
Ancora più sorprendente è stato poi scoprire che questo "fenomeno" si ripeteva ancora 7 volte per altri gruppi di armi; ma questo lo vedremo più avanti. 

Ricapitolando, dalla perizia non è possibile risalire alla posizione dei bossoli sull'asfalto in 9 casi ( per 10 bossoli complessivi su 93 bossoli totali ) in quanto i periti non poterono attribuire una sigla (fra quelle date da Pandiscia a tutti) a ben 10 bossoli ! Perché? Viene da pensare che questa circostanza sia collegabile a quella vista in precedenza in cui erano stati dispersi per più di 20 giorni  19 bossoli. Probabilmente in quel lasso di tempo quei 19 bossoli, forse mal custoditi, furono forse parzialmente mischiati e quindi i poveri periti, non raccapezzandosi su alcuni, si dovettero inventare questa fantomatica busta "cad.". 

Che poi in un passo si legge che "cad." starebbe per "cadavere" ma sono bossoli  che in realtà, come vedremo, si trovano nelle posizioni più disparate rispetto al corpo di Iozzino.

Per la verità guardando alcune planimetrie dell'epoca (tipo quella di cui abbiamo sopra presentato uno stralcio) ed incluse nella relazione della Scientifica dei nostri giorni allegata all'audizione del 10/06/2015 (Boffi, Tintisona,  Giannini), questi bossoli anonimi erano stati individuati, seppur non tutti correttamente (per queste planimetrie v. nel sito di Gero Grassi vol. B137 doc. 197_001 pagg. 66 e 75).

Era lecito aspettarsi che i consulenti della Polizia Scientica della Commissione attuale facessero lo sforzo di rimettere tutti i tasselli al loro posto. E invece no; questo infatti è lo specchietto leggibile a pag. 41 del citato doc. 197_001 in B137 dove si limitano a riassumere quanto già contenuto nella prima perizia del '79 senza fare, sotto questo profilo, alcun passo avanti.


E dove appunto continuano a rimanere 10 bossoli non rintracciabili topograficamente dal momento che, per essi viene dato come riferimento il numero di figura della prima perizia da cui si viene rimandati inesorabilmente a questa fantomatica busta "cad." che non ha nessun riscontro (insomma, non esiste), come già detto, nei rilievi tenici di Pandiscia.

Ma andiamo avanti. Sempre nello stesso 197_001 a pag. 73 viene esposta una comparazione tra le risultanze della prima perizia e quella successiva Benedetti Salza.

Fermo restando che fra le due vi è una sostanziale conformità, per quanto riguarda il terzo gruppo vi è assoluta identità. I bossoli sono in totale 8 in entrambe con la maggiore specificità (in Benedetti Salza) dell'indicazione dell'arma effettiva utilizzata (pistola Smith&Wesson ). Questo perché negli anni successivi alla prima perizia, grazie agli arresti, fu possibile sequestrare numerose armi e sottoporle a prove di sparo, comparando così bossoli e proiettili di prova con quelli rinvenuti a via Fani a suo tempo.




E per concludere ecco la planimetria con l'indicazione della posizione dei bossoli fornita dalla Scientifica di oggi a seguito dell'audizione del 10 giugno 2015. (Doc. 197_001 pag. 111)

Come vediamo in questo disegno i bossoli della S&W vengono ribattezzati come appartenenti all'arma 5 (in giallo) mentre nella prima perizia erano catalogati come appartenenti al terzo gruppo o arma 3. Ma questo lo si dice solo per evitare confusioni in chi legge e non ha nessuna rilevanza.



Inoltre il nostro bossolo "EM" è "tornato" lì da dove era venuto e cioè tra i piedi di Iozzino e l'angolo  posteriore destro dell'Alfetta.

Questa volta, tranne un piccolo inciampo è andata bene...ma non sarà sempre così, purtroppo.

Nel prossimo articolo seguiremo, in maniera più spiccia, avendo ormai familiarizzato col metodo da seguire, le sorti degli altri sette bossoli del gruppo S&W e vedremo che dei bossoli (fra questi 8 ma anche fra gli altri), ancora oggi, non sono tornati al loro posto e, per di più, due non sono tornati affatto!


Note:

  • Quanto qui esposto deriva dal nostro documento precedentemente pubblicato (Leggi ) "La balistica di via Fani - Cap. 1 ".
  • La documentazione cui fare riferimento, citata nel testo, che qui si ripete è: CM1 vol. 123 Rilievi tecnici via Fani '78, CM1  vol. 45 Perizia balistica '78-'79, www.gerograssi.it Atti - B131 Doc. 32_04 Foto della perizia Ugolini Jadevito Lopez, www.gerograssi.it Atti -  B137 Doc. 197_001 Polizia Scientifica-Ricostruzione della dinamica della strage.














3 commenti:

  1. Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.

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  2. Piccolo refuso..La Ditta Giulio Fiocchi è di LECCO non di LIVORNO...

    Un saluto Giovanni Pesce

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  3. Oops ,
    grazie della segnalazione. Correggiamo.

    Franco Martines

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