CONTRADDIZIONI
DEL MEMORIALE MORUCCI
(a cura di SEDICidiMARZO)
1. IL PARABREZZA E IL “PROBLEMA” A DESTRA
Nel suo memoriale, Morucci, criticando alcune osservazioni
degli avvocati di parte civile che avevano postulato la presenza di aggressori
anche a destra (lato opposto agli “avieri”) dice:
Ecco quindi una foto, fra l’altro molto nota, con invece un
bel foro sul parabrezza:
Naturalmente il foro
sul parabrezza è visibile anche in tutte le foto di repertorio della 130 fatte
nei minuti dopo l’agguato e facilmente rinvenibili nel Web.
Il foro fu rilevato la mattina del 16 marzo dal Commissario
Pandiscia durante l’esecuzione dei rilievi tecnici. Si notino le ultime parole.
“… presenta il
caratteristico cratere dal lato esterno [del parabrezza NdR] “
Insomma una craterizzazione posteriore che nei vetri e altri materiali con
caratteristiche di minore resistenza a trazione vuol dire una cosa precisa:
Qui di seguito due ulteriori schemi esplicativi del
fenomeno.
Dunque Morucci stesso, involontariamente, conferma che c’era
la possibilità di sparare anche da destra.
N.B. La Polizia Scientifica nel 2015 non
ha proceduto ad un riesame di quel foro ed eventuale contestazione delle
risultanze dell’epoca, ma ha semplicemente presunto
(almeno sulla base degli atti noti e non secretati) che fosse originato da un
colpo proveniente dall’esterno. Presunzione erronea sulla base di quanto
accertato nel ’78 e fino a prova contraria.
In precedenza, nella descrizione delle fasi finali dell’agguato
, Morucci aveva detto:
Dunque Morucci esclude che nella fase finale Bonisoli, dopo
aver aggirato l’Alfetta abbia sparato ad altri oltre i suoi occupanti. Né è
ragionevole pensare che, ammesso che Bonisoli abbia sparato anche contro la 130
in questa fase di aggiramento, dopo tanta “efficienza” mostrata in precedenza,
possa aver così clamorosamente fallito la mira, proprio ora che si trattava di
sparare, con molto più agio, su persone che
non potevano destare preoccupazione perché non più in grado di opporre una
difesa. (Sono quei colpi che taluni hanno interpretato come una sorta di colpi
di grazia pur non avendone le caratteristiche, non essendo cioè dei colpi
sparati a bruciapelo).
Quindi quel colpo, che ha probabilmente prima forato il
cristallo dello sportello destro della 130 e poi il parabrezza, verosimilmente
appartiene alla prima fase dell’agguato.
Questi fin qui i dati
di fatto. Vediamo ora un’ipotesi compatibile con i fatti.
Questi fin qui i dati
di fatto. Vediamo ora un’ipotesi compatibile con i fatti.
Se, in fase iniziale, c’è stato un colpo ce ne possono essere stati
anche altri (in accordo con le testimonianze che raccontano di aver udito prima
alcuni colpi singoli –pochi- e poi le raffiche) in un’azione coordinata con gli
“avieri” posti a sinistra, per neutralizzare quanto prima Leonardi (l’uomo più
addestrato e pericoloso), attirare l’attenzione verso destra e permettere
l’avvicinamento e poi le raffiche da sinistra in sicurezza per gli “avieri”.
Che hanno potuto
avvicinarsi alla 130, rompere il vetro e sparare senza temere che frammenti di
vetro derivanti dagli spari andassero a ferire Moro, mentre quelli “addetti”
all’Alfetta potevano subito sparare in maniera più indiscriminata.
Naturalmente, pur partendo
da dati di fatto, queste ultime considerazioni finali –è bene sottolinearlo in
questo caso (il caso Moro, intendo) dove
troviamo tanti detentori delle più strampalate verità- non sono altro che un’ ipotesi.
Ipotesi che comunque trova ampio appoggio non solo in quanto
si è detto in precedenza, ma anche nel fatto che Leonardi presenta solo ferite nella
parte destra del corpo e nel fatto che numerosi bossoli (sedici) sono stati rinvenuti
anch’essi a destra; quindi non solo i quattro nel calibro 7,65 come sostiene
Morucci.
Anzi, a tale proposito, conviene ricordare che di questi sedici bossoli ben dieci sono attribuiti all’arma
in mano a Morucci; pur con la limitazione della nota 14 della relazione
annuale della II commissione Moro del 2015 in cui, citando la Polizia
Scientifica, si dichiara, in parole
povere, che quei dieci bossoli
potrebbero essere anche stati sparati da un’arma diversa e quindi in
aggiunta a quelle già note, con la conseguenza di uno sparatore in più (vedi
pag. 92 della citata relazione).
1- ricordiamoci che gli 11 bossoli calibro 9 rinvenuti a dx e da sempre attribuiti allo fna 1 che sparo' da sinistra contro Ricci e Leonardi (in tutto 22 colpi stando alle perizie),secondo una nota della polizia scientifica del 2015, potrebbero contenere alcuni bossoli residuati da diversa arma non nota.
RispondiElimina2- anche i due proiettili calibro 9 rinvenuti in zona lombare di Leonardi e provenienti dalla tempia dx e dal sottoascellare dx, hanno una impronta con ampiezza di rigatura di 1.61 mm non compatibile con le armi note usate nell'agguato.
Dunque dalle premesse 1 e 2, parrebbe mancare un'arma semiautomatica o automatica con rigatura 6 destrorsa passo 1/25 e ampiezza rigatura 1.61, che sparo' da destra almeno due colpi contro Leonardi e i cui bossoli residui starebbero tra quegli 11 repertati in zona Austin Clubman.
Domenico
Non si può escludere l'uso di un revolver, cioè senza rilascio di bossoli. In dibattimento emerse che secondo uno degli imputati di reato connesso Gallinari in via Fani avrebbe avuto un revolver. Se Gallinari aveva un revolver, qualcun altro doveva avere le presunte armi sin qui note e messe in mano, per così dire, a Gallinari (TZ-45 e S&W). Con quattro soli killer i conti non tornano, come la si giri, senza contare l'"impresa" di Bonisoli.
RispondiEliminaVorrei solo aggiungere al commento precedente che forti dubbi su possibili spari da destra riguardano Zizzi. L'ovvia necessità di operarlo immediatamente, con un intervento che è più che lecito immaginare profondamente invasivo, ha reso di fatto impossibile ricostruire i tramiti INTERNI nel suo corpo dei proiettili.
RispondiEliminaCome mai Moro scrive "prelevato" levato prima
RispondiEliminasappiamo bene che l'onorevole Moro si dilettava a creare anagrammi semplici e complessi e a "giocare" con le parole".... nella lettera che lo statista scrive a Cossiga, scrive la parola "prelevamento" nell'ambito di una costruzione letteraria abbastanza particolare....
RispondiEliminaAnalizzando quindi attentamente l'intera frase, è possibile cogliere probabilmente il vero messaggio rivolto all'allora ministro degli interni. Questo il periodo in questione:
"Benché non sappia nulla né del modo né di quanto accaduto dopo il mio prelevamento, è fuori discussione — ...."
restringendo ancor di più il periodo numerando le parole per far comprendere ancora meglio : "...(1)accaduto dopo (3)il (4)mio (5)prelevamento, (6)è (7)fuori (8)discussione — ...."
ecco cosa esce fuori:
(3) il
(4) mio
(5) prelevamento
(6) è
(1) accaduto
(7) fuori
(8) discussione
la parola DISCUSSIONE anagrammata è: DIOCESI
Nelle vicinanze di via Fani c'è solo la chiesa di San Francesco D'Assisi .
La domanda vera da porsi è: Se moro fu prelevato prima (come lo stesso scrive a Cossiga) chi era seduto al suo posto in via Fani?