sabato 3 marzo 2018

L'OMICIDIO DI ALDO MORO. CUI PRODEST?

NUOVATLANTIDE.ORG

PUBBLICHIAMO UN ARTICOLO DI UN NOSTRO LETTORE , GIA' COMPARSO A SUO TEMPO SUL SETTIMANALE ONLINE IL SUDEST. 


ARTICOLO CHE IN QUALCHE MISURA HA ELEMENTI IN COMUNE CON IL PRECEDENTE ARTICOLO DI UN ALTRO LETTORE DA NOI DA  POCO PUBBLICATO (QUI).


IL DOCUMENTO RIFLETTE OVVIAMENTE IL PENSIERO DELL'AUTORE CHE E' QUINDI L'UNICO RESPONSABILE DELLE AFFERMAZIONE, DEI DOCUMENTI E DELLE FOTO IN ESSO CONTENUTI.

BUONA LETTURA.




L'omicidio di Aldo Moro, cui prodest ?

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di PIERDOMENICO CORTE

Riprendo la domanda posta dal Prof. Mario Gianfrate, “Caso Moro e Faranda: Quid est Veritas?”, per porre un'altra domanda: cui prodest?


Qualsiasi indagine parte dal movente. Movente che si traduce nell'individuare il beneficio derivante dallo specifico crimine. Scriveva Seneca “cui prodest scelus, is fecit “. Quindi l'omicidio di Aldo Moro a chi portava beneficio?
Certamente non alle Brigate Rosse. Moro godeva di un buon sostegno popolare, il suo omicidio era incomprensibile. Inoltre Moro aveva, nelle sue lettere, mosso accuse pesanti alla Democrazia Cristiana. Un Moro nuovamente nella vita politica italiana sarebbe diventato fattore destabilizzante e di grave spaccatura per la Democrazia Cristiana. Inoltre a tutti sarebbe parso evidente il contrasto tra il cinismo di Stato pronto a sacrificare Moro e l'umanità delle Brigate Rosse che, invece, lo liberano. La spiegazione del comportamento dei brigatisti è che erano accecati dall'ideologia e che non avevano capito il grave errore nell'uccidere Moro. Una spiegazione che non convince. I brigatisti non erano così stupidi da non saper “ leggere “ cosa stava accadendo . 
E cosa stava accadendo lo spiega benissimo Pecorelli negli articoli di OP. Scrive il 2 maggio 1978:  “ Tante novità sottolineano ed esaltano per intero il nuovo corso che si vuole imporre per volontà altissima al popolo italiano...è probabile che si renda necessario un ritiro anticipato di Leone , per innalzare fin da subito un Moro divinizzato alle fastigia mute del Quirinale “. Pecorelli nel suo caratteristico linguaggio, forse vuol dire che il Papa (volontà altissima) si stava adoperando per far tornare Moro libero e alla vita politica. Chiaramente Pecorelli esprime il timore, anzi la certezza che Moro una volta libero possa diventare Presidente della Repubblica. Pecorelli aveva chiarissimi gli effetti devastanti di un Moro libero. Non si può certamente definire Pecorelli uomo di sinistra, non era certamente sulla stessa linea ideologica delle Brigate Rosse. I timori di Pecorelli erano i timori di uno schieramento da sempre avversario delle B.R. 
Strano quindi che le Brigate Rosse facciano esattamente ciò che i nemici volevano. Pecorelli diventa più esplicito il 28 maggio 1978. “Con ironia atroce le Brigate Rosse l'hanno fatto ritrovare in questa strada, nel centro storico di Roma: a due passi dal Campidoglio, dal Milite Ignoto e da Palazzo Venezia, non molti di più dal Quirinale “. Perché Pecorelli cita luoghi che apparentemente sono estranei alla vicenda Moro? Luoghi che non sono centri di potere, non nel 1978 e non in Italia. 
Proviamo a dare una interpretazione simbolica, come era nello stile di Pecorelli. Il Campidoglio è simbolo di potere nell' antica Roma ma sappiamo anche che è sede del potere legislativo a Washington. Il Milite Ignoto può essere associato alle forze armate, inoltre il Milite Ignoto è stato insignito della “Medal of Honor “ massima onorificenza militare degli Stati Uniti. Palazzo Venezia sappiamo quale legame ha con il fascismo. Il Quirinale forse indica il timore che Moro diventasse Presidente della Repubblica. 
Quindi, se l'interpretazione simbolica è giusta, dietro la morte di Moro, secondo Pecorelli ,c'erano gli Stati Uniti, elementi delle nostre forze armate ( Gladio ? ) e personaggi collegabili con l'ambiente fascista. Il 23 maggio 1978 Pecorelli indica il perché Moro era morto “Moro conosceva i loro misfatti e li aveva rivelati alle Brigate Rosse, esponendo essi stessi a un ricatto imminente e prevedibile. Moro quindi si era dissociato da loro e li aveva traditi dandoli in pasto al nemico. Moro doveva morire “. 
Pecorelli non dice che Moro rivela segreti di Stato ma misfatti, inoltre afferma che Moro mette le Brigate Rosse in condizione di colpire la Democrazia Cristiana, ma invece di farlo uccidono Moro. Le parole di Pecorelli confermano l'ipotesi che il rapimento di Moro sia stato compiuto da mani “rosse “  ma ideato da una mente “ nera “. Forse il rapimento Moro è nato in una zona d'ombra popolata da reduci della Rsi, prelati, membri della nobiltà nera romana, elementi deviati delle forze armate, molti dei quali con collegamenti con gli Stati Uniti. Tutti anticomunisti, convinti di fermare Moro come venne fermato Giulio Cesare. 
Infatti Pecorelli associa le Idi di Marzo a Moro pochi giorni prima del rapimento. Potrebbe non essere una coincidenza il ritrovamento del corpo di Moro a poca distanza dal luogo in cui venne ucciso Giulio Cesare. Noi a distanza di anni abbiamo poche certezze e tante domande. Una delle più importanti è: cui prodest ?


29 commenti:

  1. "Certamente non alle Brigate Rosse". letta questa frase si può tranquillamente evitare di leggere il resto. Se 40 anni dopo siamo ancora a questo vuol dire che non si è capito il progetto di rivoluzione marxista che le BR volevano compiere.

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    1. ..infatti questo fantomatico progetto rivoluzionario non l'ha capito nessuno.

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    2. Esatto "Anonimo3 marzo 2018 19:08".
      Rimossa la storica verità originaria, a cascata tutto è possibile e affastellare la realtà in racconti surreali e complotti deliranti. Sopratutto piegare politicamente la vicenda per assolvere lo Stato e tutti gli attori in gioco.
      E allora le fonti sono le più improbabili, come il povero Pecorelli, che sarà stritolato dalla macchina di ricatti e veline messa in piedi per tenere a galla il suo giocattolo OP, passato in edicola proprio in quei giorni.
      Mino Pecorelli non ha mai capito dove finiva il suo gioco col Potere e dove cominciava quello di chi usava lui come pupazzetto dei "poteri". La sua fine, a revolverate sotto la redazione di OP, è chiaramente la prova di quanto tutto gli fosse sfuggito di mano.
      Sulla vicenda Moro, durante i 55 giorni, Pecorelli con i suoi commenti è evidentemente strumento dei suoi "amici", figure dei "servizi" che lo imbeccano per sparare menzogne (le "bombe a inchiostro" di cui parla Giannuli) a cominciare proprio dal suggerire, nello squallido linguaggio da Nostradamus molisano, che a via Fani le BR di Curcio non c'erano, ma ben altri in loro nome avevano operato. La Storia, e le pallottole un anno dopo, lo hanno sbugiardato.
      Pecorelli si serve, sempre grazie ai "servizietti", di informazioni che provengono dal filtraggio delle lettere di Moro, non tutte in quei giorni rese pubbliche, ma tutte intercettate (come ricordo sotto, la signora Moro al telefono con Moretti dice "siamo tenuti prigionieri!!"). I suoi torbidi giochini su OP servono ai veri burattinai, cioè il gruppo di piduisti (ma si saprà dopo chi fossero, attenzione!) messo in campo da Kossiga. E' ovvio che in una situazione del genere, con il successo della "geometrica potenza" (cit.) dispiegata a via Fani, il primo obiettivo dello Stato messo sotto scacco sia quello di screditare gli autori dell'operazione. E tutto quello che accadrà (spaccato per "eterodirezione") durante i 55 giorni è esattamente in questa direzione, a cominciare dal colpire proprio il prigioniero, sia col fermare le lettere "scomode", sia col destituirlo di lucidità, cioè facendolo passare per "pazzo".
      Pecorelli legge cose interessanti e centellina le informazioni per mantenere la sua immagine viva agli occhi delle sue "entrature" politiche e accrescere perciò il suo potere contrattuale, in un disegno politico di svolta a destra, che dai tempi di Piazza Fontana ha assunto mille volti, con i neofascisti più orrendi o sgangherati usati dai governi, e soprattutto da Andreotti (che comunque nel 78 li ha "scaricati").
      Probabilmente Pecorelli, che è agganciato a Dalla Chiesa, ha letto documenti che salteranno fuori solo dopo la scoperta dell'intercapedine di via Monte Nevoso.
      Difficile dire che questo gli sia costato la vita, cioè come è stato tentato dalla magistratura individuare Andreotti come mandante del suo omicidio. Non penso. Ma questa è un'altra storia.


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  2. "un ritiro anticipato di Leone".......confermo la precipitosa uscita di scena del Presidente Leone, in una sera di pioggia di Giugno 1978, nonostante non avesse alcun desiderio di dare le .dimissioni.

    Qualcuno glielo ha imposto

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  3. Vorrei dire ad anonimo - il sarcasmo talvolta è legittimo e premiante - che io personalmente, studioso dilettante nel senso più alto delle carte, cioè delle fonti primarie del così detto "caso Moro", figlio di comunista cresciuto (lui) quattordicenne a una manciata di metri dalla strage di sant'Anna di Stazzema, nelle miopi (in tutti i sensi) braghetti e Balzerani, o nelle 5 versioni date in 4 da braghetti, Maccari, Moretti e Gallinari sull'arrivo del prigioniero in via montalcini di ci vedo un progetto rivoluzionario leninista molto simile all'assalto al palazzo presidenziale di Santiago del Cile il giorno 11 settembre 1973 e all'assassasinio di Salvador allende.
    Fattene una ragione, tu, persichetti, Mieli, bianconi e tutto il coro delle voci bianche.
    Leggiti i circa 80 contributi tecnici da noi prodotti, te ne farai una ragione ancora meglio.

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  4. Scusate, entro nella discussione con una testimonianza personale: avevo 13 anni, ricordo bene il 16 marzo 1978. Fu un trauma nazionale, l'incredibile era avvenuto, le BR quel giorno avevano davvero vinto. Però se guardiamo la storia successiva, è innegabile che le BR si suicidarono, la gestione politica del rapimento di Moro fu fallimentare, la fine delle BR arrivò di lì a pochi anni, con i rivoluzionari che si uccidevano tra loro in carcere. La mediocrità della colonna romana è fuori discussione, a partire da suo capo, Moretti, che evidentemente si trova in un gioco più grande di lui, come è riconosciuto anche storicamente. Quindi sorge un dubbio, innegabile: come fa questo gruppo mediocre a compiere un'azione militare come quella di Via Fani, che mediocre non è certo per coordinazione, addestramento, esecuzione? E anche la fuga come fa ad essere così riuscita? Possono dei mediocri (basta vedere i loro scritti successivi e le loro dichiarazioni) avere un lampo di genio solo in 3 minuti drammatici, ad altissima tensione e ad altissimo rischio di essere fatti fuori (l'azione di Via Fani dura 3 minuti)?

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  5. Le motivazione che esigevano Moro Morto sono ben esposte nel nuovo libro “IL PUZLE MORO” di G. Fasanella che uscirò a marzo, ed. Chiarelettere. Qui in face book (http://www.fasaleaks.it/puzzle-moro-introduzione-sommario-del-libro-fasaleaks-uscita-l8-marzo/) vi è il sommario e l’introduzione dove si trovano il riassunto dei vari moventi che consigliavano la eliminazione di Moro. Importante leggerli sono molto reali.
    In ogni caso la eliminazione di Moro era dettata principalmente da Jalta ed egemonia sull’Italia. cioè, dal fatto che il suo Compromesso avrebbe formato un governo solidissimo DC - PCI che i nostri colonizzatori atlantici non potevano consentire. Il secondo motivo è nella equidistanza e autonomia di Moro che lo portava a cercare intese con i paesi arabi e teneri equidistante dal conflitto Israele Palestinesi. Gli israeliani non lo sopportavano,non si dimentichi che fecero saltare in aria il nostro Aereo Argo 16, per vendetta, a causa del Lodo Moro. Per non parlare del fatto che a novembre 1973 Moro, aveva negato gli scali nelle nostre basi, agli aerei USA per rifornire Israele nella guerra del KIPPUR. Non glielo perdonarono.
    Attenzione non dovete leggere le BR come etero dirette, perchè le BR erano un portato genuino dell’antagonismo di sinistra. Accadde però che subirono di certo “influenze” per Moro (probabilmente via Hyperion), e dopo la scoperta di via Gradoli, finirono sotto ricatto. Dovettero quindi insabbiare le “confessioni” di Moro. Oggi i BR, Morucci e Moretti hanno detto che no uccisero Moro perché se non lo avessero fatto avrebbero avuto una terribile ricaduta di prestigio nelle loro fila, non si sarebbe capito. MA NON E’ VERO. Non solo era contrario al loro interesse ucciderlo, mentre libero sarebbe stato una mina vagante per il potere, ma liberandolo e al tempo stesso rendendo noto il suo memoriale, la cosa sarebbe stato capita benissimo. Non lo hanno fatto, è evidente che subirono pressioni in questo senso. Oltretutto Moro come politico era finito, altro che Presidente della repubblica, poteva e doveva solo ritirarsi a vita privata dopo un periodo coatto in clinica tenuto sotto osservazione
    Infine, Pecorelli, disse chiaramente, e lui lo sapeva dai servizi, che Moro era stato ucciso dentro il Ghetto ebraico, a due passi da via Caetani (dietro il Teatro Marcello) e oggi tutti gli indizi portano proprio lì.
    Ma non si può dire perché se Moro, negli ultimissimi giorni, venne portato nel Ghetto ebraico, pieno di magazzini, sotterranei di ogni genere, una vera città sotto il livello stradale, sarebbe evidente che la cosa non poteva sfuggire alla comunità ebraica che ci vive e lavora (per vari motivi, neppure una formica, passa da quelle parti senza essere notata) e quindi è ovvio che, come minimo, il Mossad era informato. Anonimo Maurizio Barozzi

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  6. Grazie e mille a Maurizio Barozzi per il suo ottimo intervento, che sottoscrivo in pieno, e ancora grazie a chi costruisce e sovraintende a questo interessantissimo blog. Mi sembra importante anche la rivendicazione dell'autenticità ideologica delle BR, che non sono pedine di un Burattinaio, anche se alla fine sono irretite da forze più grandi di loro. Le BR sul caso Moro hanno raccontato un mare di balle, ma dove NON hanno mentito è nella rivendicazione ideologica dell'impresa (basta vedere il tweet recentissimo della Balzarani sui "fasti" dell'imminente quarantennale). Ho letto "Armi e bagagli" di Enrico Fenzi, senz'altro una delle menti più lucide delle BR, e pur in una voluta riduzione del suo ruolo importantissimo (direi anche nel caso Moro), non ho trovato alcuna parola di "pentimento" (vocabolo che mi è sempre parso molto discutibile, se applicato alle BR) per la strage di Via Fani e per la morte e la prigionia di Moro. Va dato atto a Enrico Fenzi di coerenza e sincerità.

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  7. La certezza sulla non eterodirezione delle br si avrà solo quando sarà chiarito il ruolo di Moretti. Sto compiendo un ulteriore studio su via Montalcini, e guardate, l'affermazione di Morucci di non avere saputo nulla dell'acquisto del covo perché il prestanome era stato gestito in proprio da Moretti, al netto della possibile menzogna di Morucci, ha un senso solo se la gestione dell'operazione è cosa propria di Moretti. E in tal caso ovviamente crolla per converso tutto il memoriale e le presunte "certe deduzioni" di Morucci sulla prigione di Moro nell'appartamento della braghetti. Morucci, per sua stessa ammissione, non ha mai saputo nulla della prigione di Moro, e occorre semmai chiedere ai giudici perché gli credettero. Con Imposimato oggi questo è oggettivamente difficile...

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    1. E’ vero, la certezza della non eterodirezione delle BR si potrà avere solo chiarendo il ruolo di Moretti, che presenta alcuni lati oscuri. Tuttavia, personalmente, per esperienze di ricerche storiche, in canzanza di questa certezza cerco di non prendere aperta posizione. Ma del resto, anche se non ci fu etero direzione, è evidente che ci furono interferenze, condizionamenti e “insinuazioni", specialmente dopo il 18 aprile e cambiamento di condotta delle BR nel rapimento e quindi, agli effetti pratici, poco cambia. Anche l’idea di prendere Moro, un fatto causale, su alcuni obiettivi scelti, dettato dalla maggiore facilità di compiere l’azione, come hanno riferito i BR, e poi si insinuarono altre forze –“interessate”, oppure quel rapimento fu proprio ideato da chi aveva interessi di altra portata, non cambiano il quadro generale, anche se ci impediscono di conoscere tutto quello che bisognerebbe conoscere.
      Conoscere l’itinerario di Moro, una volta rapito, e io sono certo che ci furono almeno due o tre cambi di “prigione” (e forse quella finale nel ghetto ebraico fu una vera e propria consegna), consentirebbe di capire molte cose.
      Io credo che fosse passato anche in via Montalcini, ma per pochissini giorni. Lo sospetto per la padronanza con cui Braghetti e Maccheri raccontarono particolari di quella prigionia, che se non ci fosse per niente stata, sarebbe stato problematico riferirli inventandoli tutti, ed anche per il fatto che Braghetti e Maccari, accollandosi il ruolo di carcerieri, si sobbarcarono un accusa pesantissima, quando viceversa potevano solo essere accusati di partecipazione a banda armata, e la Braghetti di complicità nell’omicidio Bachelet. Del resto il covo di via Montalcini era proprio progettato come un “posto di parcheggio” e di scambio, non per una prigionia di mesi che poi, infatti, non si riscontra sulle condizioni di Moro. MAURIZIO BAROZZI

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  8. Grazie e mille per l'analisi come sempre acuta e puntuale: concordo in toto. Certo il problema della eterodirezione o autonomia delle BR mi intriga molto, anche da una visuale ideologica.

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  9. Posso essere d'accordo sulla prigione per pochi giorni (la cosa scappa detta anche a Moretti nel libro intervista della Rossanda, quando dice che quello spazio angusto è comunque sopportabile "in tempi brevi").
    Il fatto è che probabilmente Moro non arriva lì il 16,perché nessuno da una versione concorde e il punto nodale è il trasbordo alla standa, così come non è lì il 9 maggio, idem come sopra, non esiste una versione uniforme sul presunto tragitto fino a via Caetani, e nemmeno dall'incontro con la simca di Morucci e seghetti.

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  10. P. S. BAROZZI, guarda che Maccari e braghetti danno versioni tutto sommato concordi solo su dettagli di secondo piano sulla casa. Già quando deve rispondere sull'accesso sulla strada del locale garage, Maccari va in crisi.
    È inutile nascondersi che la braghetti, muta per 13 anni, inizia a parlare nell'anno d'oro 1993 quando Moretti rilascia l'intervista a Rossanda tentando l'avallo del memoriale Morucci. Di lì parte il concerto sinfonico stimolato dalla prospettiva di imminenti benefici carcerari (Moretti nel 1994 è già in permesso per la prima del Rigoletto alla Scala...).
    La domanda è dunque ovviamente perché "deve" risultare che Morucci ha detto il vero, la prigione è in via montalcini a casa della braghetti, e perché nell'anno d'oro 1993 Moretti, Morucci, Faranda e braghetti consegnano Maccari alla giustizia e alla storia come il quarto uomo che mancava (specie per colmare il buco del trasbordo alla standa, che a mio avviso permane intatto ancora oggi).

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  11. Non sono dotato di grandi competenze in materia, ma quanto dice la Braghetti nel suo libro Il prigioniero, di un arrivo diretto Via Fani-Via Moontalcini è semplicemente ridicolo, come è impossibile logicamente il famoso trasbordo nel sotterraneo della Standa, quando tutta Italia ormai parla dell'attentato: che non dica il vero è evidente in tanti punti della scrittura. Resta il dubbio come mai, pur essendo a lungo sotto controllo della polizia, non sia arrestata nel 1978. Per il resto vado a fiuto, ma se davvero è arrivato lì, Moro vi è arrivato molto dopo il 16 marzo: il famoso loculo dietro la libreria serviva per me a nascondere Gallinari o forse altri ancora.

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  12. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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  13. Ripeto, il problema nodale è "chi porta la Ami 8 alla Standa?"...
    Inizia ad accorgersene per primo Morucci, che nel memoriale, dopo avere dichiarato di non avere assistito all'ultimo trasbordo e che Moretti avrebbe atteso fermo, da solo (sic) l'arrivo dei complici per il trasbordo finale, dichiara tranquillamente che comunque fu utilizzata la Ami 8 della Braghetti..Ci si accorge insomma, da parte "loro", che tutta la versione nasce monca ( e amio parere arriva monca fino ai giorni nostri) se non "esce fuori" qualcuno collegato con Via Montalcini per il trasbordo finale: il punto è che gli altri, i presunti diretti interessati (Moretti, Gallinari, Braghetti e Maccari) in 4 danno 5 versioni diverse, e Maccari negehrà sempre di essere andato lui, anzi dice qualcosa che apre una voragine: dice che lui e la Braghetti rimasero in casa, e furono Gallinari e Moretti a portare la Ami con la cassa: già, ma la Ami chi ce l'aveva portata, visto che nella versione di Maccari lui e la Braghetti non si mossero proprio per ordine di Gallinari? E se Gallinari, stando a Morucci, si dileguò a piedi direttamente da Via Calvo per rientrare DIRETTAMENTE via Montalcini (cioè senza passare dalla Standa), come e con chi rientrò Gallinari in tempistica utile per arrivare assieme alla Ami nel box della Braghetti?
    La verità è che probabilmente lì a dire tanto c'era solo qualcuno di loro (la Braghetti di sicuro) , e che il 16 marzo andò tutto, ma proprio tutto, diversamente.

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  14. #Andrea. Sono sostanzialmente d’accordo. Non è possibile che tre partecipanti attivi: Moretti, Maccari e Braghetti, dell’arrivo di Moro in via Montalcini, diano di quell’episodio 3 versioni diverse (anzi 4, perché la Braghetti l’ha poi anche cambiata). Er un avvenimento eccezionale che doveva imprimersi nella memoria indelebilmente. Roba da arresto in aula per falsa testimonianza.
    Quando la Braghetti si apre ai magistrati, ha avuto tempo per ponderare versioni, per ricevere da “radio carcere” ogni imbeccata, per conoscere attraverso gli avvocati quanto fino a quel momento è stato detto. E analogamente il Maccari. Per l’esecuzione finale nel box poi, abbiamo la prova che è stato raccontato il falso perchè Moro non è stato attinto da 12 spari , tutti mentre era ranicchiato sotto quella coperta nel bagagliaio DELLA Renault. E stiamo parlando di due eventi, iniziale e finale, a carico di reo confessi la cui modalità non avrebbero minimamente cambiato le loro posizioni in giudizio. Quindi, se è stato necessario, almanaccare queste bugie, è perchè vi era la necessità di attestare Moro in via Montalcini.
    La nostra debolezza indagativa purtroppo risiede nel fatto che arriviamo a queste conclusioni, attraverso l’analisi generale di tutta la vicenda via Montalcini, con le sue incongruenze e discrasie nei racconti, attraverso deduzioni logiche e buon senso, per esempio le condizioni fisiche del cadavere attestano la impossibilità di una lunga permanenza in quel cunicolo, ma non abbiamo prove concrete e schiaccianti per inchiodarli oltre ogni ragionevole dubbio (tranne la palese menzogna sull’atto esecutivo nel box).

    #Paolo. Il problema della “etero direzione” è molto complesso. Non bastono alcuni elementi per attestarlo. Chi è impegnato in una guerriglia a tutto campo, è necessariamente soggetto non solo a infiltrazioni, ma anche a rapporti spuri. Per esempio con la malavita per reperimento di armi e documenti, ma non per questo può essere colluso con la malavita. Difficile quindi attestare se c’è stata una vera “etero direzione” nel caso Moro. A mio parere però, la scelta dell’obiettivo, cosi’ inviso agli americani per le sue aperture autonomiste e agli israeliani per la sua equidistanza nel conflitto arabo israeliano, per il suo operare un “Compromesso” che avrebbe danneggiato Jalta e pregiudicato, con il varo di un governo forte, il controllo coloniale atlantico sul nostro paese, mi suggeriscono che “almeno” una ispirazione c’è stata e poi vi è anche stata la forzatura per ammazzarlo.
    E questa ispirazione potrebbe essere venuta dal Superclan al quale aveva fatto parte Moretti.
    Oggi molti addetti ai lavori sono concordi nel vedere nella Hyperion un traffico di Servizi a controllo del terrorismo, e anche il Superlclan precedentemente, spingeva per alazare il livello degli attentati e per attentati contro consolati americani e obiettivi della Nato, in uno di questi, in Grecia vi morì la compagna Maria Angeloni. Ebbene quella strategia di attenti non poteva che essere sotto controllo e addirittura provocata dallo stesso sistema atlantico.
    Dice: ma come la Nato e gli Usa ispirano attentati contro loro stessi? Si certamente. Si consideri che quegli attentati, per quanto rilevanti e tra l’altro non lo erano, non apportavano alcun minimo danno militare concreto al sistema Atlantico, mentre, viceversa, consentivano alla Nato, di imporsi, di pretendere dai governi Europei ogni genere di assistenza e sottomissione. Capite il giochetto? E’ vecchio come il mondo e nasce con il “cui predest?”.

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    1. Nell'ambito di questo "giochetto", l'uccisione dell'obiettivo (Moro e e il suo disegno politico sia a livello interno che, soprattutto, internazionale) in via Fani il 16 marzo, non avrebbe sortitto gli stessi effetti? Perchè il sequestro se l'obiettivo era l'eliminzione politica e fisica del leader DC?

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    2. Nell'ambito di questo "giochetto", l'uccisione dell'obiettivo (Moro e e il suo disegno politico sia a livello interno che, soprattutto, internazionale) in via Fani il 16 marzo, non avrebbe sortitto gli stessi effetti? Perchè il sequestro se l'obiettivo era l'eliminzione politica e fisica del leader DC?

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    3. Caro Angelo...ehehehe....così gli rompi il giocattolo!!Sai bene che l'obiettivo non era Moro, era lo Stato, e le BR misero sotto osservazione prima Andreotti, ma abitava e lavorava tra il Lungotevere e Largo Arenula, quindi molto complesso. E perché? Perché i Brigatisti non amavano sparare, non erano le belve che la stampa e poi la pubblicistica in ginocchio ha dipinto, nello stile tutto italiano di un giornalismo con la spina dorsale di una medusa...I rischi di un conflitto a fuoco che coinvolgesse i civili (e la complicata realizzazione della via di fuga con l'ostaggio) fecero deviare la scelta su Moro, che pure era sotto controllo. Sempre per le ragioni del poco amore per gli spari a casaccio, solo alla fine del 77 fu deciso di prelevare in chiesa Moro. Infatti, ogni mattina si fermava a pregare presso Santa Chiara, con tre della scorta fuori e uno dentro. Si trattava di mettere fuori gioco il poliziotto all'interno e portare Moro fuori da una porta laterale. Poi la via di fuga sarebbe stata molto tranquilla. Tuttavia, la mattina lì di fronte c'era una scuola e un imprevisto (anche solo l'1% di probabilità) che avrebbe generato un conflitto a fuoco con il rischio di coinvolgere civili e magari bambini, fece desistere e si optò per via Fani, con la soppressione della scorta. Come si vede, non si voleva colpire gratuitamente gli agenti, anche solo per il fatto che le BR erano (lo eravamo tutti in quegli anni) ben consapevoli dell'effetto "martire" scatenato dalla macchina propagandistica. Tutto questo a conferma di quanto tu giustamente dici: perché prendersi la briga di mettere in piedi un'operazione complessa e tenere giorni e giorni un prigioniero se tanto lo scopo è farlo fuori?  Purtroppo il povero francescano Guglielmo di Occam, genio del XIV secolo, con il suo Rasoio non gode mediamente di notorietà. E allora, dai alle costruzioni deliranti e oltre ogni logica, che hanno il culmine perfino nelle pagliacciate delle "commissioni" parlamentari, con i ciarlatani Fioroni e Grassi, screditati anche da uno studentello al primo anno di Storia. Per soprammercato, aggiungo a quanto ricordi, cioè all'obiettivo delle BR di essere RICONOSCIUTE come un'organizzazione guerrigliera dallo Stato (quindi dalla DC che in ogni libro serio di Storia è appunto definita il "partito Stato"), che Mario Moretti giunge a un gesto gravissimo rispetto alle regole delle BR, fa cioè una telefonata non autorizzata, di sua volontà, alla signora Moro (che credette essere Maria Fida, per la voce molto giovanile), dicendo che "ci basta una parola di Zaccagnini" (il segretario politico della Dc) e tutto si risolve, "siete stati malconsigliati" dice, e la signora dichiara "siamo tenuti prigionieri"!!E' il 30 aprile, e Moretti chiama alle 14.25 da una cabina della Stazione Termini.  [segue]

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    4. [segue da sopra]
      Le BR dal 1970 parlano attraverso comunicati perché la lotta armata ha le sue regole e all'interno dell'organizzazione tutti sono consapevoli che chi deve comprendere sa bene come ci si deve comportare. Eppure, Moretti rompe una regola, sapendo perfettamente di essere intercettato (la sua voce non la conosce nessuno e le forze dell'ordine ignorano in quel momento il suo ruolo, è solo ricercato per "banda armata", si capirà molto dopo il sequestro quale importanza ebbe nella vicenda).Perché? Il caro frate inglese direbbe limpidamente: perché non volevano uccidere Moro, egli era un "mezzo" per trattare con il "potere" e compiere un passaggio decisivo nella strategia della lotta armata intrapresa otto anni prima.  Che questa fosse giusta o sbagliata (mi si passino i termini osceni) non è argomento di ricostruzione storica, sono opinioni politiche e uno storico serio, cioè guidato dall'ONESTA' INTELLETTUALE, dovrebbe riuscire a mettere il suo sguardo personale da parte. Non lo chiediamo certo ai giocherelloni che qui sotto scrivono del nulla con lo scopo non già di chiarire, ma - più o meno consapevolmente - di intorbidire sempre di più le acque, cedendo al gioco perverso di quelli che ben lontani dalle chiacchiera da bar, hanno tutti i motivi per infangare la Storia recente di questo disgraziatissimo Paese. 

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  15. Aggiungo un altro problema che pone la versione ufficializzata di Morucci (e avallata dagli altri con sempiaggini varie) sulla standa: IL FURGONE, VISTO CHE MORETTI ARRIVA DA SOLO E SEGHETTI E MORUCCI VANNO VIA SUBITO CON LA DYANE AZZURRA, CHE FINE FA? ;)

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  16. Grazie e mille per tutti i chiarimenti e le riflessioni che leggo qui. Ne trarrò materia di attento approfondimento: grazie a tutti!

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  17. Il furgone, di certo visto in via Bitossi quando vi furono buttate dentro delle borse, è svanito nel nuola, come del resto la grossa Cesta in cui venne sceso Moro nel box auto e la famosa Dyane di accompagno.
    A mio avviso quel furgone era di appoggio, non prese mai Moro, se ne andò con le armi e via. Riflettevo, Andrea, sulla tua osservazione che Altobelli alias Maccari, si impappinava e balbettava per quanto riguarda l'entrata di servizio, le scale, ecc. di via Montalcini. In effetti Maccari si è sempre impappinato su varie questioni, ma credo che non possiamo non credere che è stato in via Montalcini. Venne riconosciuto dagli inquilini, i coniugi Piazzi / Testa erano sospettosi di lui e la Braghetti, quindi In via Montalcini c’è stato. Forse, e dico forse, ci è passato anche Moro, e quindi ha dovuto solo recitare una lunga prigionia e l’esecuzione.
    A proposito Amdrea, non mi lricordo e non ho sotto ìmano il libro di Gallinari, che ho prestato (mai prestare i libri!), ti chiedo, sappiamo che Moretti, Maccari e Braghetti hanno dato tutte versioni diverse sull’arrivo di Moro in via Montalcini, ma non ricordo se ha scritto qulacosa anche Gllinari. tu che ricordi?

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  18. Sono ancora io Anonimo come Maurizio barozzi (non riesco a mettere un diverso profilo, mi chiede password che non ho).
    Andrea: per l’altra tua domanda: "chi porta la Ami 8 alla Standa?", siamo impossibilitati a rispondere. Infatti in virtù delle folli contraddizioni sull’arrivo di Moro in via Montalcini, è ovvio e doveroso dedurne che quella mattina del 16 marzo, Moro non venne portato in via Montalcini. Del resto portare una grossa cassa con un rapito dentro in un condominio dopo le 9,30 di mattina non era problema da poco, difficilmente avrebbero progettato questo trasbordo li’.
    Quindi non sappiamo chi c’era quella mattina in via Montalcini, probabilmente la Braghetti e forse Macccari, se veramente venne imiegata la Ami 8 per andare alla Stada, ma a prendere cosa? Forse i borsoni con le armi e le due borse di Moro? Tutte ipotesi
    E Moro, successivamente venne portato in via Montalcini? Alcune supposizioni direbbero di si, ma quando? per quanti (pochi), giorni? E anche portare Moro in via Montalcini, un condominio, e poi riportarlo via, non era cosa facile e sicura. M. Barozzi

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  19. Maurizio:
    - alt, a dire che Maccari fu riconosciuto, ce ne corre; fu ampiamente vista e riconosciuta la Braghetti, ma come Altobelli hanno riconosciuto tutti (compresi Davoli e Marini) ma MAI con sicurezza Maccari. Quindi attenzione a quanto affermiamo. Imposimato non fece mai ripetere- è agli atti della prima Commissione emenziono la cosa in una delle parti del mio documento sulle indagini Ucigos del 1978 su questo blog - il riconoscimento fotografico a caldo (cioè nel 1980, quando emerse la storia) e si giustificò in modo assurdo quando nel 1982 la Commissione chiese spiegazioni su questa mancata reiterazione dell'esame fotografico sulle foto fatte vedere ai condomi nel settembre 1978 dall'Ucigos.
    Quanto a Gallinari, ho preso a riferimento Flamigni, che ne cita alcuni passaggi: per Gallinari l'ultimo trasbordo tocca ai "padroni di casa": ergo per lui sono Braghetti e Maccari, alla Standa.
    La cosa inverosimile, nel suo racconto, è che egli- evaso nel 1977 e super ricercato- si sarebbe recato a piedi a Via Montalcini alle 10 di mattina con la polizia che ormai scorrazzava, per quanto fosse breve il tragitto (occorrerebbe verificare a cosa corrisponda oggi la Standa dell'epoca: se ad esempio fosse l'attuale Carrefour, secondo google maps sarebbe comunque 1,6 km, a piedi circa 20 minuti).

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  20. Si Andrea, hai ragione anche tu. Io sono andato a ricordo ed evidentemente presumevo il riconoscimento di Maccari. Del resto sono cose che studiai un paio di anni fa, poi dopo aver chiuso un paio di lavori, misi tutto in uno scatolone, pagine di atti e relazioni che mi ero stampato per leggerle e libri. Mi sono tenuto a portata di mano solo i libri più importanti, ma per esperienza i libri sono inaffidabili. Per esempio, su Guglielmi, in un primo momento mi fidai dei passaggi riportati da Flamigni e altri, che citavano, ma senza virgolettare passi del suo verbale con De Focchy. Ma quando ho letto il verbale, ho scoperto che se lo erano adattato alla loro versione. Comunque per Maccari, Non ricordo se chiesero riconoscimento quando lui, arrestato, negava di essere Altobelli. Comunque, a rigor di logica non credo che in via Montalcini non fosse lui Altobelli, magari ci andava poco. Ma se lui aveva solo fatto da prestanome e non ci andava come è possibile che si fece mettere in mezzo, lui che non aveva capi di imputazione, addirittura si fece accollare il ruolo di corresponsabile nel rapimento e questo dopo che i BR lo avevano tradito facendone il nome.
    Tutto è possibile, ma mi sembra il colmo.
    Giusta la tua osservazione su un Gallinari che va a spasso per Roma, dirigendosi oltretutto proprio dove deve arrivare Moro!
    Mi sfugge una cosa, anche perché non sono mai stato a via Montalcini, ma vorrei sapere, per entrare in quell’ int.1 si doveva passare per forza dall’ingresso visibili dai condomini o anche da un punto del giardino?
    No, perché se sono obbligati ad entare dall’entrata generale, diventa di fatto impossibile che nessuno notava il via vai di Moretti, ed è anche molto, ma molto problematico portare dentro la cassa con Moro. Ma ripeto so che c’era una entrata di servizio quindi forse potevano passare inosservati. Maurizio Barozzi

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  21. Maccari dice in dibattimento che in via montalcini nei 55 giorni ci dormi'forse una quindicina di giorni. In commissione stragi si definisce l'agnello sacrificale. Non avremo mai la prova, ma è lecito pensare che dal comunicato n 7 in poi questi abbiano tutti percepito la concreta possibilità di fare la fine di quelli della baader meheinof
    Io penso che ovviamente ciò implichi che Maccari a via montalcini ci sia stato, ma si sia ritrovato parte di una scenografia inaspettata più grande di lui : un conto è un covo, pure importante, un altro la prigione di Aldo Moro.

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