giovedì 2 novembre 2017

VIA GRADOLI: SARANNO (COGNOMI) FAMOSI .............. e anche tante doppie residenze tra lì e l'Inviolatella


( A cura di: Andrea Guidi )

MOKBEL e IANNONE.  Due nomi di inquilini di via Gradoli 96 a suo tempo testimoni nelle indagini sul caso Moro e fra loro intrecciati.

Verbale congiunto Mokbel-Diana pag. 1 (dal Vol. 124 CM1 pag. 87 e segg.)

Nel  primo caso ci si riferisce a Lucia Mokbel che viveva, insieme a tal Gianni Diana nell’appartamento proprio di fronte al covo del Sig. “Borghi”.

Il cognome Mokbel assurgerà però agli “onori” di una cronaca più vasta a causa del fratello Gennaro arrestato nel 2010 per un maxi-riciclaggio e connessioni compromettenti quali quella con la banda della Magliana e l’eversione nera (per articoli sui fratelli Mokbel leggi qui, qui e qui). Lucio Galluzzi, in un articolo molto interessante e in cui descrive anche questo ed altri intrecci di via Gradoli qui, tra l’altro, scrive a proposito dei fratelli Mokbel :









Verbale congiunto Mokbel-Diana pag. 2 (dal Vol. 124 CM1 pag. 87 e segg.)

“…Lucia Mokbel, la sorella del neonazista, avrebbe sposato il figlio di Michele Finocchi, ex capo di Gabinetto del SISDE fino al 1991, coinvolto nell'inchiesta sui fondi neri quando Maurizio Broccoletti ne era amministratore. Nel 1993, dopo aver fatto una fulminea carriera arrivando alla Direzione dei Servizi Civili del Viminale, decise di rendersi latitante. I Mokbel hanno forti legami con il Servizio Civile, la Banda della Magliana e il terrorismo si estrema destra. In base ad intercettazioni telefoniche dei ROS su Gennaro Mokbel, durante le indagini, lo stesso si vantava di essere sulla linea di arrivo per ottenere la più elevata onorificenza massonica: il 33° della Loggia di Palazzo Giustiniani …”








Stralcio verbale Sara Iannone (dal Vol. 124 CM1 pag. 97 e segg.)




Il secondo cognome si riferisce invece a Sara Iannone , già all’epoca maritata Arcioni, che abitava col marito sempre al 96 di via Gradoli nella stessa palazzina  della Mokbel e quindi di "Borghi" ma alla scala B. Era collega di lavoro di Gianni Diana (il convivente della Mokbel) e le due coppie avevano frequentazioni reciproche nei rispettivi appartamenti come si evince dagli atti. Lei, la Iannone, diventerà famosa in prima persona, negli anni successivi, quale organizzatrice di eventi e feste (inserite nella sezione “cafonal” nel Blog di Roberto D'Agostino). Eventi destinati  alla nobiltà e al "generone" romani (vedi qui, qui e qui).
Sarà anche candidata nelle liste per Alemanno sindaco (vedi qui al n. 27 della lista 24).

Sopra, alcuni stralci delle loro deposizioni (Diana, Mokbel e Iannone) agli inquirenti nell’aprile del 1978.

 La recente audizione di Elio Cioppa (già vice-Questore a Roma, audizione qui), con l’ incidentale cenno alla perquisizione fatta all’epoca anche in via Due Ponti (non lontano da via Gradoli) e altre vie adiacenti, ci ha un po’ richiamato alla mente questi personaggi, in particolare la Iannone, e alcuni fatti che collegano via Gradoli (e quindi alcuni suoi inquilini) a via Due Ponti e alle altre vie vicine in cui pure furono effettuate perquisizioni.


IL TRUFFATORE, LA EX CONVIVENTE SLAVA E IL VIGILANTE

Gli atti riportano, fra le altre, una perquisizione di 62 alloggi in via Due Ponti n. 146 , effettuata nel  pomeriggio del 19 aprile 1978 (verbale a pag. 896 del vol. 30, CM-1) .

Poi nel  vol. 111, pagg. 62-63-64 si trova un verbale specifico, nell’ambito della stessa perquisizione, a firma del funzionario della Digos Fabbri (lo stesso che andrà negli anni ’90 in Nicaragua alla caccia infruttuosa di Casimirri) su tale Walter Diggens ( è l’unico verbale specifico di perquisizione di un alloggio in via Due Ponti) . Alle pagg. 62-64 si rinviene la relazione datata 29 aprile indirizzata al sostituto procuratore Dott. Infelisi circa la perquisizione compiuta e il vero e proprio verbale inerente la stessa, datato 19 aprile con inizio alle ore 16.25.

Ebbene, risulta da questo verbale  che il Diggens, era stato segnalato da imprecisata “fonte confidenziale “in possibile collegamento col “sedicente Borghi” (cioè l’affittuario del covo di Via Gradoli n. 96, poi ufficialmente identificato nel capo brigatista Mario Moretti).

Però, dai documenti rinvenuti, il Diggens risultava già detenuto da più di un mese, dal 10 marzo esattamente, per truffa, maltrattamenti e induzione alla prostituzione a danno della convivente, tale Korosec Veronica, cittadina jugoslava, “vuolsi attrice”, abitante a quella stessa data in via Gradoli 96, int. 3, in un appartamento frequentato anche dal Diggens.  Questi, sempre secondo le conclusioni del verbalizzante, sarebbe stato verosimilmente “confuso” dalla fonte con il “sedicente Borghi”,  l’occupante del covo brigatista scoperto il giorno prima (18 aprile) della perquisizione in Via Due Ponti.

Una conclusione francamente incomprensibile visto che la fonte aveva detto che il Diggens era in contatto con il “sedicente Borghi” e non che fossero la stessa persona. Ma tant’è.

Proseguendo, si rinviene nel vol. 30, pagg. 888, la relazione a firma del dott. Costa per il sostituto procuratore dott. Infelisi inerente le operazioni di Via Gradoli e Via Due Ponti del 18-19 aprile, recante anche alcune notizie in merito alla Korosec tra le quali:


Insomma, già il 31 marzo la Korosec era sparita (incidentalmente si rileva che non è dato sapere, tra l’altro, da chi ciò “si è appreso” , né di come chi riferisce della sparizione della donna fosse così sicuro pure della data della scomparsa).

E due domande in più al Diggens, in carcere, non consta che le abbiano mai fatte sulla vicenda, almeno stando a quanto risulta dai volumi della prima Commissione.

Bene, tornando al Diggens e al suo alloggio in via Due Ponti 146, di cui al verbale di perquisizione prima citato, vi si sarebbe presumibilmente recato – secondo la citata relazione del Dott. Costa - verso la fine del '76 o ai primi del '77, il vigilante Amedeo Romano per far sottoscrivere un contratto in favore della società di vigilanza per cui operava. 

Qui egli trovò , oltre a un uomo biondo di circa 1.80 mt. e a una donna pure di altezza di circa 1.80 mt. con stivaloni e capelli lunghi  molto scuri, anche una persona con i baffi che aveva già visto in via Gradoli 96 in un appartamento al primo piano,  circa sei mesi prima.



IL NESSO CON SARA  IANNONE


Verbale Sara Iannone  (dal Vol. 124 CM1 pag. 97 e segg.)



Nella tarda mattinata del 19 aprile 1978 il  citato vigilante Amedeo Romano aveva deposto spontaneamente  (pag. 46, Vol 111).

Egli, dipendente e procacciatore d'affari di una società di vigilanza privata con la quale alcuni condomini (anche) di Via Gradoli avevano in essere contratti per la sorveglianza, racconta che nell'agosto 1976 un uomo di circa 40 anni, con i baffi, di altezza di circa  mt. 1,70, presente nell'appartamento interno 11 dove aveva bussato nella sua attività di procacciamento porta a porta (non cita la palazzina e la scala) gli aveva aperto e si era convinto a sottoscrivere un contratto di vigilanza, chiedendo però che lo stesso venisse  intestato a IANNONE SARA; chiedendo inoltre di fare riferimento per la riscossione sempre alla donna e presso l’ufficio in cui lavorava; e così fu come risulta dagli atti.
Poi, come detto, aveva rivisto quell'uomo con i baffi  in via Due Ponti 146

Verbale Sara Iannone  (dal Vol. 124 CM1 pag. 97 e segg.)


La Iannone,  che abitava effettivamente all’int. 11 scala B di via Gradoli 96, stessa palazzina del covo BR ma altra scala,  all’epoca del contratto (’76) lavorava in via Salaria 330 ma nel ’78 era ormai impiegata presso lo studio del commercialista GALILEO BIANCHI, con studio in Via Ximenes n. 21 ( e del quale diremo qualcosa dopo).

La Iannone, opportunamente interrogata in merito, nella serata del 19 aprile stesso, disse invece di aver sottoscritto personalmente quel contratto, nel giugno ’76 (anziché agosto) precisando, si direbbe autonomamente, di essere stata sola in casa al momento della sottoscrizione (pag. 97-98-99 vol. 124) e, a domanda, rispose di non conoscere nessuno  all’indirizzo di via Due Ponti 146.



Riassumendo: 

  • il vigilante sottoscrive un contratto nell’interno 11 con un uomo con i baffi, a quanto risulta dal verbale alto circa mt. 1,70; 
  • non sappiamo l’interno 11 di quale palazzina, Socoap o Imico, né di quale scala, A o B; 
  • l’uomo dice al vigilante di fare riferimento a SARA IANNONE, che risulterà occupare l’interno 11 della scala B, palazzina Imico; 
  • il vigilante rivede quell’uomo in Via Due Ponti  n. 146 con un uomo biondo e una donna alta 1.80 mt e capelli scuri; 
  • SARA IANNONE afferma di non avere niente a che spartire con via Due Ponti 146, e di avere sì, sottoscritto un contratto, ma di averlo fatto da sola, nel giugno del 1976 e mentre era sola in casa. 


Ed invero, è quest’ultima precisazione che forse avrebbe meritato un maggior riscontro e confronto con quanto invece affermato dal vigilante, il quale non parlò affatto delle presenza di una donna oltre quella dell’uomo con i baffi.

Comunque, non consta che qualcuno, in una qualche sede investigativa, abbia MAI dato seguito alle palesi incongruenze di quanto sopra, che riepiloghiamo

-a)  Sara Iannone sottolinea di avere stipulato il contratto, ma di essere stata da sola in quel momento; il vigilante tuttavia non afferma né lascia intendere in alcun modo che costei fosse presente al momento del contratto con l’uomo dell’interno 11, non è questa, cioè, la circostanza centrale della deposizione del vigilante; perché, allora,  la signora Sara Iannone sottolinea questa specifica circostanza? In altri termini, il fatto della sottoscrizione di un diverso contratto da parte sua avrebbe dovuto essere ampiamente autosufficiente nel sostenere la propria versione, a prescindere da chi fosse o non fosse in casa con lei al momento della firma.

-b) Quell’uomo sui 40 anni con i baffi, chi è? Se – e sottolineiamo se - sono vere le affermazioni del vigilante, che rapporto o che titolo di conoscenza ha, quest’uomo trovato nell’interno 11,  con Sara Iannone?

-c) In quale interno 11 era entrato il vigilante, scala A o B, e di quale palazzina, Socoap o Imico, quando l’uomo sottoscrive il suo CONTRATTO, dicendogli peraltro di fare riferimento per la riscossione a Sara Iannone?;

-d) Sono mai state mostrate al vigilante, contestualmente o dopo di allora, fotografie dei principali sospettati del sequestro Moro? Dal verbale della sua deposizione, infatti, non risulta che gli siano state sottoposte fotografie, né gli sia stato richiesto di fare un identikit dell’uomo da lui incontrato.

Infine, una piccola parentesi: dall’elenco condomini di Via Gradoli (vol. 111, pagg. 281 e seguenti), anche tale signora Ranza, titolare dell’appartamento interno 13 nella scala A della palazzina Imico, risultava residente in quella Via Ximenes, al civico n. 25, dove, come si è visto sopra, al civico 21 c’era lo studio del commercialista Bianchi (il datore di lavoro della Iannone  e del Diana a sua volta convivente della Mokbel).

Ricordiamo anche, a proposito del commercialista Galileo Bianchi, in base a quanto riportato ne “Il covo di Stato” di Flamigni, che:

 “…In via Gradoli 96, l’appartamento attiguo al covo brigatista era abitato dalla studentessa universitaria di origine egiziana Lucia Mokbel, che era un’informatrice della polizia, e dal suo convivente Gianni Diana. L’appartamento abitato dai due era di proprietà della società Monte Valle Verde srl, che glielo aveva ceduto in uso. Il Diana lavorava nello studio del commercialista Galileo Bianchi, il quale – tre giorni dopo la “scoperta” del covo Br, il 21 aprile 1978 – venne nominato amministratore unico della Monte Valle Verde srl in sostituzione del dimissionario Aldo Bottai. Bottai era il socio fondatore della Nagrafin spa, e la Nagrafin poi darà vita alla Capture Immobiliare srl, una società di copertura del Sisde …”

A puro titolo di cronaca, il legame tra Via Gradoli e Via Due Ponti sembra non cessare neppure ai giorni nostri : risulterebbe dalle cronache infatti che una delle “trans” - la famosa “Brendona”- coinvolte nella nota vicenda dell’ex Presidente della Regione Lazio e giornalista RAI Marrazzo, vicenda legata a pieno titolo con appartamenti di Via Gradoli, viveva in Via Due Ponti 180, ed è lì che fu trovata morta in circostanze tuttora misteriose. Si veda a questo link.


ANCORA  VIA DUE PONTI

Che Via Due Ponti fosse in ogni caso una via “particolare” risulta da numerosi altri riscontri documentali nei quali essa si trova per differenti motivi menzionata. Riportiamo tali riscontri  qui di seguito  con la precisazione che ovviamente non tutti i riferimenti si riferiscono di necessità a persone coinvolte, neppure marginalmente nelle indagini,  di cui si dà pertanto conto come semplice dato storico-documentale ai fini che qui ci proponiamo:

-       Vol 4, p. 476 e Vol. 10,p18: riferimento al covo di via Due Ponti (senza civico) con morte Anna Maria Mantini (Nuclei Armati Proletari);

-    Vol. 14, p. 658: in dibattimento si esplicita indirizzo del covo in cui trova la morte Anna Maria Mantini in via Due Ponti n. 146, cioè proprio lo stesso numero civico  della vicenda Diggens- Korosec;

-       Vol. 104,p. 90 e vol. 108,p. 27: relazione su indagini, si fa cenno a ispezione località Due Ponti ;

-       Vol. 111, p46 e Vol. 124, p. 96 nonché Vol. 30, p. 890/894/967: vicenda vigilante Amedeo Romano (in merito alla quale cui si rinvia a quanto già illustrato)  e contratto per vigilanza in via Due Ponti 146;

-        Vol. 115, p. 380: individuo sospetto identificato con altri in zona Fregene (Giacchini Marco) abitante in  Via  Due Ponti 239;

-      Vol. 119, p. 797e812: da biglietto nella 128 CD usata come blocco allo stop nell’agguato di Via Fani,  si risale a P. Maesano (cugino del BR Libero), Via Due Ponti 248;

-       Vol. 33, pp. 129/131: caselle postali intestate a stranieri(Moulavi e Nickbashesa) con residenza . in via Due Ponti 210, non coinvolti nelle indagini;

-        Vol. 39, p. 49: Altri intestatari di caselle postali abitanti via Due Ponti ai nn. 15, 25, 61, 85, 115

-       Vol. 42, p262:  Verbale deposizione testimoniale di Nunzia Damiano (abitante nell’appartamento sotto il covo di Via Gradoli n. 96 ): emerge che la signora da via Gradoli 96 si trasferisce , a luglio dello stesso anno, in via Due Ponti 192/E.


MA ANCHE VIA DELLA MENDOLA

Anche questa via risulta essere stata oggetto di palesi attenzioni da parte degli inquirenti, e anche questa Via mostra un collegamento soggettivo indiretto con Via  Gradoli  (si precisa subito a scanso di equivoci: collegamento privo ovviamente di qualunque riflesso in ordine al benché minimo coinvolgimento della persona appresso indicata nei fatti in esame).
 Queste le perquisizioni risultanti dalla relazione del Ministro dell’interno Rognoni (succeduto a Cossiga), resa al Parlamento nel settembre 1978, disponibile nel volume 104 della prima Commissione parlamentare:

- il 27 marzo viene perquisito il civico  146; ci tornano a tappeto il 5 maggio, e controllano anche al 148;

- 28 marzo, complesso "Orietta",  civico n. 69;

- 30 marzo, civico n. 131.

Dall’elenco dei condomini di Via Gradoli 96, disponibile al volume 111, pagine 281 e seguenti del documento, tale signora Giulia Curto risulta all'epoca residente in via della Mendola 45 (lo si riporta come dato storico-documentale ai fini in oggetto, per i quali si rimanda alle considerazioni conclusive,  ribadendosi l’assoluta estraneità della persona nominata ai fatti i in esame).


E  INFINE VIA PIRZIO BIROLI

Dal predetto elenco dei condomini di Via Gradoli 96, tale signora Gabriella Muratori, titolare dell’appartamento nella palazzina Socoap, scala A, interno 5, risulta all'epoca residente in Via Pirzio Biroli n. 50 (anche in questo caso, lo si riporta come dato storico-documentale ai fini in oggetto, ribadendosi l’assoluta estraneità della persona nominata ai fatti i in esame)


CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE

I dati che precedono,hanno condotto alla convinzione  che l’indagine avrebbe potuto e dovuto compiersi e dirigersi anche all’accertamento, partendo dall’elenco dei condomini di Via Gradoli sopra menzionato, dell’eventuale sovrapposizione di residenze a vario titolo, o di veri e propri titoli di proprietà, in capo agli inquilini/proprietari di Via Gradoli, anche su immobili abitativi (ed eventuali pertinenze) in una o più di queste altre vie evidenziate: Via della Mendola, Via Pirzio Biroli, Via Due Ponti, Via Ximenes, ed eventuali altri limitrofe.

Ciò non tanto, ovviamente, come si è chiaramente precisato, per i riflessi , che qui escludiamo radicalmente, sull’eventuale coinvolgimento delle persone nominate, nel tragico fatto del sequestro dell’On. Moro, trattandosi di condomini sicuramente ignari di quanto accadeva in Via Gradoli nell’ appartamento interno 11, scala A, pal. Imico e nel quale fu scoperto il covo brigatista.

Piuttosto, tale accertamento delle varie proprietà acquistate, o comunque delle residenze o domicili stabiliti, in quegli anni a cavallo del 1978, sarebbe forse utile, possibile, e forse perfino auspicabile, con riferimento al fatto che qualora, con agevoli visure storiche catastali e nei registri immobiliari di Roma, risultasse una certa compresenza o coincidenza di acquisti immobiliari (o di stabilimento delle residenze anagrafiche)  in queste strade, parrebbe di necessità emergere l’esistenza di una sorta di grande “agenzia immobiliare impropria”, di “consulente anomalo negli acquisti o negli affitti”, che in qualche modo abbia consigliato, suggerito, procurato, per un certo numero di persone, di investire, in base a criteri tutti da ricostruire oggi ex post, nell’acquisto o nell’affitto di alloggi in quelle vie.


Sarebbe probabilmente occorso verificare, insomma, e forse occorrerebbe farlo ancora oggi, se per caso non sia esistita una sorta di “grande regia” del mercato immobiliare tra Cassia e “Inviolatella” (così è nota la zona di Via Due Ponti) negli anni ’70, dai contorni, questi sì, forse tutti da chiarire, in quanto legati – fosse anche indirettamente- a luoghi strettamente (e tristemente) connessi al più grave attentato politico nella storia, probabilmente, di tutto il mondo occidentale nel secondo dopoguerra.

5 commenti:

  1. La sig.ra Mokbel segnalò di aver sentito rumori tipo telegrafo morse provenienti dall'appartamento adiacente e di aver fatto questa segnalazione ad un commissario P.S..........ma, secondo me, il telegrafo Morse nel 1978 era un sistema di comunicazione ormai anacronistico, era materiale buono solo per romanzi di spie.

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  2. Osservazione assolutamente ragionevole ma...può essere tutto. Anche molto probabile che ciò che lei interpretò come segnali Morse fosse tutt'altro e nulla avesse a che fare.

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  3. Così, prendendo spunto da questa segnalazione, si può prendere atto come nelle palazzine romane anni 60/70 i rumori ed i suoni di un appartamento fossero udibili anche negli appartamenti confinanti.....Pertanto pianificare un "carcere del popolo" dentro una palazzina dove un colpo di tosse al piano terra si sente chiaramente fino al terzo-quarto piano, è fuori dalla logica.....Ritengo pertanto Via Montalcini una falsa pista.

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  4. Piccolo refuso : il testo
    "Lucia Mokbel, la sorella del neonazista, avrebbe sposato il figlio di Michele Finocchi, ex capo di Gabinetto del SISDE "

    dovrebbe essere corretto in

    "Lucia Mokbel avrebbe sposato Giancarlo Scarozza, figlio di Maria Antonietta Finocchi, sorella di Michele Finocchi del Sisde."

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  5. Vorrei precisare che lo snodo dell'articolo è - a parte la questione Diggens/Korosec/Via Due Ponti: benedetto funzioanrio di PS verbalizante, la fonte non è che "si è confusa" tra Diggens e l'occupante di Via Gradoli 11 a, diamine!E a parte la questione della coerenza delle testimonianze sulla sottoscrizione del contratto di vigilanza nel non meglio precisato alloggio int. 11 (Socoap o Imico? 11 A o 11B?) - lo snodo, dicevo, è la curiosa compresenza di proprietà/residenze/domicili tra Gradoli e Inviolatella (Due Ponti, Mendola, ecc.): si vuole forse indagare sulla presenza di un rinomato consigliori, e se si chi fosse, di investimenti immobiliari, latu senso, in quella zona?

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