( A cura di: Andrea Guidi )
MOKBEL e IANNONE. Due
nomi di inquilini di via Gradoli 96 a suo tempo testimoni nelle
indagini sul caso Moro e fra loro intrecciati.
Verbale congiunto Mokbel-Diana pag. 1 (dal Vol. 124 CM1 pag. 87 e segg.) |
Nel primo caso ci si riferisce a Lucia Mokbel che viveva,
insieme a tal Gianni Diana nell’appartamento proprio di fronte al covo del Sig.
“Borghi”.
Il cognome Mokbel assurgerà però agli “onori” di una cronaca più
vasta a causa del fratello Gennaro arrestato nel 2010 per un maxi-riciclaggio e
connessioni compromettenti quali quella con la banda della Magliana e l’eversione
nera (per articoli sui fratelli Mokbel leggi qui,
qui
e qui).
Lucio Galluzzi, in un articolo molto interessante e in cui descrive anche questo ed altri intrecci di via Gradoli qui, tra l’altro, scrive a proposito dei fratelli Mokbel :
Il secondo
cognome si riferisce invece a Sara Iannone , già all’epoca maritata Arcioni,
che abitava col marito sempre al 96 di via Gradoli nella stessa palazzina della Mokbel e quindi di "Borghi" ma
alla scala B. Era collega di lavoro di Gianni Diana (il convivente della
Mokbel) e le due coppie avevano frequentazioni reciproche nei rispettivi
appartamenti come si evince dagli atti. Lei, la Iannone, diventerà famosa in prima persona, negli anni
successivi, quale organizzatrice di eventi e feste (inserite nella sezione “cafonal” nel Blog di Roberto D'Agostino). Eventi destinati alla nobiltà e al "generone" romani (vedi qui, qui e qui).
Sopra, alcuni stralci delle loro deposizioni (Diana, Mokbel e Iannone) agli inquirenti nell’aprile del 1978.
IL TRUFFATORE, LA EX CONVIVENTE SLAVA E IL
VIGILANTE
Gli atti riportano, fra le altre, una
perquisizione di 62 alloggi in via Due Ponti n. 146 , effettuata nel pomeriggio del 19 aprile 1978 (verbale a pag.
896 del vol. 30, CM-1) .
Poi nel vol. 111, pagg. 62-63-64 si trova un verbale
specifico, nell’ambito della stessa perquisizione, a firma del funzionario
della Digos Fabbri (lo stesso che andrà negli anni ’90 in Nicaragua alla
caccia infruttuosa di Casimirri) su tale Walter Diggens ( è l’unico verbale specifico di
perquisizione di un alloggio in via Due Ponti) . Alle pagg. 62-64 si rinviene la relazione datata 29 aprile indirizzata al sostituto procuratore
Dott. Infelisi circa la perquisizione compiuta e il vero e proprio
verbale inerente la stessa, datato 19 aprile con inizio alle ore 16.25.
Ebbene, risulta da questo verbale che il Diggens, era stato segnalato da imprecisata “fonte
confidenziale “in possibile collegamento col “sedicente Borghi” (cioè l’affittuario del covo di Via
Gradoli n. 96, poi ufficialmente identificato nel capo brigatista Mario Moretti).
Però, dai documenti rinvenuti, il
Diggens risultava già detenuto da più di un mese, dal 10 marzo esattamente, per truffa, maltrattamenti e
induzione alla prostituzione a danno della convivente, tale Korosec Veronica, cittadina
jugoslava, “vuolsi attrice”, abitante
a quella stessa data in via Gradoli 96, int. 3, in un appartamento frequentato anche
dal Diggens. Questi, sempre secondo le conclusioni del verbalizzante, sarebbe
stato verosimilmente “confuso” dalla
fonte con il “sedicente Borghi”, l’occupante del covo brigatista scoperto il
giorno prima (18 aprile) della perquisizione in Via Due Ponti.
Una conclusione francamente incomprensibile
visto che la fonte aveva detto che il Diggens era in contatto con il “sedicente Borghi” e non che fossero la
stessa persona. Ma tant’è.
Proseguendo, si rinviene nel vol.
30, pagg. 888, la relazione a firma del dott. Costa per il sostituto
procuratore dott. Infelisi inerente le operazioni di Via Gradoli e Via Due
Ponti del 18-19 aprile, recante anche alcune notizie in merito alla Korosec
tra le quali:
Insomma, già il 31 marzo la Korosec era
sparita (incidentalmente si rileva che non è dato sapere, tra l’altro, da chi
ciò “si è appreso” , né di come chi riferisce
della sparizione della donna fosse così sicuro pure della data della scomparsa).
E due domande in più al Diggens,
in carcere, non consta che le abbiano mai fatte sulla vicenda, almeno stando a
quanto risulta dai volumi della prima Commissione.
Bene, tornando al Diggens e al
suo alloggio in via Due Ponti 146, di cui al verbale di perquisizione prima
citato, vi si sarebbe presumibilmente recato – secondo la citata relazione del
Dott. Costa - verso la fine del '76 o ai primi del '77, il vigilante Amedeo Romano per far sottoscrivere un contratto in
favore della società di vigilanza per cui operava.
Qui egli trovò , oltre a un uomo biondo
di circa 1.80 mt. e a una donna pure di altezza di circa 1.80 mt. con stivaloni e capelli lunghi molto scuri, anche una persona con i baffi che aveva già visto in
via Gradoli 96 in un appartamento al primo piano, circa sei mesi prima.
IL NESSO CON SARA IANNONE
Verbale Sara Iannone (dal Vol. 124 CM1 pag. 97 e segg.) |
Nella tarda mattinata del 19
aprile 1978 il citato vigilante Amedeo
Romano aveva deposto spontaneamente (pag. 46, Vol 111).
Egli, dipendente e procacciatore d'affari di una società
di vigilanza privata con la quale alcuni condomini (anche) di Via Gradoli
avevano in essere contratti per la sorveglianza, racconta che nell'agosto 1976
un uomo di circa 40 anni, con i baffi, di altezza di circa mt. 1,70, presente nell'appartamento interno
11 dove aveva bussato nella sua attività di procacciamento porta a porta (non cita
la palazzina e la scala) gli aveva aperto e si era convinto a sottoscrivere un contratto di vigilanza, chiedendo però che lo
stesso venisse intestato a IANNONE SARA; chiedendo inoltre di fare riferimento per la riscossione sempre
alla donna e presso l’ufficio in cui lavorava; e così fu come risulta dagli atti.
Poi, come detto, aveva rivisto quell'uomo con i baffi in via Due Ponti 146
Poi, come detto, aveva rivisto quell'uomo con i baffi in via Due Ponti 146
Verbale Sara Iannone (dal Vol. 124 CM1 pag. 97 e segg.) |
La Iannone, opportunamente
interrogata in merito, nella serata del 19 aprile stesso, disse invece di aver
sottoscritto personalmente quel contratto, nel giugno ’76 (anziché agosto) precisando, si direbbe autonomamente, di essere stata sola in casa al momento della sottoscrizione (pag. 97-98-99
vol. 124) e, a domanda, rispose di non conoscere nessuno all’indirizzo
di via Due Ponti 146.
Riassumendo:
- il vigilante sottoscrive un contratto nell’interno 11 con un uomo con i baffi, a quanto risulta dal verbale alto circa mt. 1,70;
- non sappiamo l’interno 11 di quale palazzina, Socoap o Imico, né di quale scala, A o B;
- l’uomo dice al vigilante di fare riferimento a SARA IANNONE, che risulterà occupare l’interno 11 della scala B, palazzina Imico;
- il vigilante rivede quell’uomo in Via Due Ponti n. 146 con un uomo biondo e una donna alta 1.80 mt e capelli scuri;
- SARA IANNONE afferma di non avere niente a che spartire con via Due Ponti 146, e di avere sì, sottoscritto un contratto, ma di averlo fatto da sola, nel giugno del 1976 e mentre era sola in casa.
Ed invero,
è quest’ultima precisazione che forse avrebbe meritato un maggior riscontro e
confronto con quanto invece affermato dal vigilante, il quale non parlò affatto
delle presenza di una donna oltre quella dell’uomo con i baffi.
Comunque, non consta che
qualcuno, in una qualche sede investigativa, abbia MAI dato seguito alle palesi
incongruenze di quanto sopra, che riepiloghiamo
-a) Sara Iannone sottolinea di avere stipulato il
contratto, ma di essere stata da sola in quel momento; il vigilante tuttavia
non afferma né lascia intendere in alcun modo che costei fosse presente al momento
del contratto con l’uomo dell’interno 11, non è questa, cioè, la circostanza
centrale della deposizione del vigilante; perché, allora, la signora Sara Iannone sottolinea questa
specifica circostanza? In altri termini, il fatto della sottoscrizione di un
diverso contratto da parte sua avrebbe dovuto essere ampiamente autosufficiente
nel sostenere la propria versione, a prescindere da chi fosse o non fosse in
casa con lei al momento della firma.
-b) Quell’uomo sui 40 anni con i
baffi, chi è? Se – e sottolineiamo se - sono vere le affermazioni del
vigilante, che rapporto o che titolo di conoscenza ha, quest’uomo trovato nell’interno
11, con Sara Iannone?
-c) In quale interno 11 era entrato il vigilante, scala A o B, e di quale palazzina, Socoap o Imico, quando l’uomo sottoscrive il suo CONTRATTO, dicendogli peraltro di fare
riferimento per la riscossione a Sara Iannone?;
-d) Sono mai state mostrate al vigilante, contestualmente o dopo di
allora, fotografie dei principali sospettati del sequestro Moro? Dal
verbale della sua deposizione, infatti, non risulta che gli siano state
sottoposte fotografie, né gli sia stato richiesto di fare un identikit
dell’uomo da lui incontrato.
Infine, una piccola parentesi:
dall’elenco condomini di Via Gradoli (vol. 111, pagg. 281 e seguenti), anche tale
signora Ranza, titolare dell’appartamento interno 13 nella scala A della
palazzina Imico, risultava residente in quella Via Ximenes, al civico n. 25,
dove, come si è visto sopra, al civico 21 c’era lo studio del commercialista
Bianchi (il datore di lavoro della Iannone
e del Diana a sua volta convivente della Mokbel).
Ricordiamo anche, a proposito del
commercialista Galileo Bianchi, in base a quanto riportato ne “Il covo di Stato”
di Flamigni, che:
“…In via Gradoli 96, l’appartamento attiguo al covo brigatista
era abitato dalla studentessa universitaria di origine egiziana Lucia Mokbel,
che era un’informatrice della polizia, e dal suo convivente Gianni Diana.
L’appartamento abitato dai due era di proprietà della società Monte Valle Verde srl, che glielo aveva
ceduto in uso. Il Diana lavorava nello studio del commercialista Galileo
Bianchi, il quale – tre giorni dopo la “scoperta” del covo Br, il 21 aprile
1978 – venne nominato amministratore unico della Monte Valle Verde srl in sostituzione del
dimissionario Aldo Bottai. Bottai era il socio
fondatore della Nagrafin spa, e la Nagrafin poi darà vita alla Capture
Immobiliare srl, una società di copertura del Sisde …”
A puro titolo di cronaca, il
legame tra Via Gradoli e Via Due Ponti sembra non cessare neppure ai giorni
nostri : risulterebbe dalle cronache infatti che una delle “trans” - la famosa “Brendona”-
coinvolte nella nota vicenda dell’ex Presidente della Regione Lazio e
giornalista RAI Marrazzo, vicenda legata a pieno titolo con appartamenti di Via
Gradoli, viveva in Via Due Ponti 180, ed è lì che fu trovata morta in
circostanze tuttora misteriose. Si veda a questo link.
ANCORA VIA DUE PONTI
Che Via Due Ponti fosse in ogni
caso una via “particolare” risulta da numerosi altri riscontri documentali nei
quali essa si trova per differenti motivi menzionata. Riportiamo tali riscontri
qui di seguito con la precisazione che ovviamente non tutti i
riferimenti si riferiscono di necessità a persone coinvolte, neppure
marginalmente nelle indagini, di cui si
dà pertanto conto come semplice dato storico-documentale ai fini che qui ci
proponiamo:
- Vol 4, p. 476 e Vol. 10,p18: riferimento al covo
di via Due Ponti (senza civico) con morte Anna Maria Mantini (Nuclei Armati
Proletari);
- Vol. 14, p.
658: in dibattimento si esplicita indirizzo del covo in cui trova la morte Anna
Maria Mantini in via Due Ponti n. 146, cioè proprio lo stesso numero civico della vicenda Diggens- Korosec;
- Vol. 104,p. 90 e vol. 108,p. 27: relazione su
indagini, si fa cenno a ispezione località Due Ponti ;
- Vol. 111, p46 e Vol. 124, p. 96 nonché Vol. 30, p.
890/894/967: vicenda vigilante Amedeo Romano (in merito alla quale cui
si rinvia a quanto già illustrato) e contratto
per vigilanza in via Due Ponti 146;
- Vol. 115, p. 380: individuo sospetto
identificato con altri in zona Fregene (Giacchini Marco) abitante in Via Due Ponti 239;
- Vol. 119, p. 797e812: da biglietto nella 128 CD
usata come blocco allo stop nell’agguato di Via Fani, si risale a P. Maesano
(cugino del BR Libero), Via Due Ponti 248;
- Vol. 33, pp. 129/131: caselle postali intestate
a stranieri(Moulavi e Nickbashesa) con residenza . in via Due Ponti 210, non
coinvolti nelle indagini;
- Vol. 39, p. 49: Altri intestatari di caselle
postali abitanti via Due Ponti ai nn. 15, 25, 61, 85, 115
- Vol. 42, p262: Verbale deposizione testimoniale di Nunzia
Damiano (abitante nell’appartamento sotto il covo di Via Gradoli n. 96 ):
emerge che la signora da via Gradoli 96 si trasferisce , a luglio dello stesso
anno, in via Due Ponti 192/E.
MA ANCHE VIA DELLA MENDOLA
Anche questa
via risulta essere stata oggetto di palesi attenzioni da parte degli
inquirenti, e anche questa Via mostra un collegamento soggettivo indiretto con
Via Gradoli (si precisa subito a scanso di equivoci: collegamento
privo ovviamente di qualunque riflesso in ordine al benché minimo
coinvolgimento della persona appresso indicata nei fatti in esame).
Queste le perquisizioni risultanti dalla
relazione del Ministro dell’interno Rognoni (succeduto a Cossiga), resa al Parlamento
nel settembre 1978, disponibile nel volume 104 della prima Commissione
parlamentare:
- il 27 marzo
viene perquisito il civico 146; ci
tornano a tappeto il 5 maggio, e controllano anche al 148;
- 28 marzo,
complesso "Orietta", civico n.
69;
- 30 marzo, civico
n. 131.
Dall’elenco dei
condomini di Via Gradoli 96, disponibile al volume 111, pagine 281 e seguenti
del documento, tale signora Giulia Curto risulta all'epoca residente in via
della Mendola 45 (lo si riporta come dato storico-documentale ai fini in
oggetto, per i quali si rimanda alle considerazioni conclusive, ribadendosi l’assoluta estraneità della
persona nominata ai fatti i in esame).
E INFINE VIA PIRZIO BIROLI
Dal predetto elenco dei condomini
di Via Gradoli 96, tale signora Gabriella Muratori, titolare dell’appartamento
nella palazzina Socoap, scala A, interno 5, risulta all'epoca residente in Via
Pirzio Biroli n. 50 (anche in questo caso, lo si riporta come dato
storico-documentale ai fini in oggetto, ribadendosi l’assoluta estraneità della
persona nominata ai fatti i in esame)
CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE
I dati che
precedono,hanno condotto alla convinzione che l’indagine avrebbe potuto e dovuto compiersi
e dirigersi anche all’accertamento, partendo dall’elenco dei condomini di Via
Gradoli sopra menzionato, dell’eventuale sovrapposizione di residenze a vario
titolo, o di veri e propri titoli di proprietà, in capo agli
inquilini/proprietari di Via Gradoli, anche su immobili abitativi (ed eventuali
pertinenze) in una o più di queste altre vie evidenziate: Via della Mendola,
Via Pirzio Biroli, Via Due Ponti, Via Ximenes, ed eventuali altri limitrofe.
Ciò non tanto,
ovviamente, come si è chiaramente precisato, per i riflessi , che qui
escludiamo radicalmente, sull’eventuale coinvolgimento delle persone nominate,
nel tragico fatto del sequestro dell’On. Moro, trattandosi di condomini sicuramente ignari di quanto accadeva in Via
Gradoli nell’ appartamento interno 11, scala A, pal. Imico e nel quale fu scoperto
il covo brigatista.
Piuttosto, tale
accertamento delle varie proprietà acquistate, o comunque delle residenze o
domicili stabiliti, in quegli anni a
cavallo del 1978, sarebbe forse utile, possibile, e forse perfino
auspicabile, con riferimento al fatto che qualora, con agevoli visure storiche
catastali e nei registri immobiliari di Roma, risultasse una certa
compresenza o coincidenza di acquisti immobiliari (o di stabilimento delle
residenze anagrafiche) in queste strade, parrebbe di necessità emergere l’esistenza di una sorta di grande “agenzia
immobiliare impropria”, di “consulente anomalo negli acquisti o negli affitti”,
che in qualche modo abbia consigliato, suggerito, procurato, per un certo
numero di persone, di investire, in base a criteri tutti da ricostruire oggi ex
post, nell’acquisto o nell’affitto di alloggi in quelle vie.
Sarebbe
probabilmente occorso verificare, insomma, e forse occorrerebbe farlo ancora
oggi, se per caso non sia esistita una sorta di “grande regia” del mercato
immobiliare tra Cassia e “Inviolatella” (così è nota la zona di Via Due Ponti) negli
anni ’70, dai contorni, questi sì, forse tutti da chiarire, in quanto legati –
fosse anche indirettamente- a luoghi strettamente (e tristemente) connessi al
più grave attentato politico nella storia, probabilmente, di tutto il mondo
occidentale nel secondo dopoguerra.
La sig.ra Mokbel segnalò di aver sentito rumori tipo telegrafo morse provenienti dall'appartamento adiacente e di aver fatto questa segnalazione ad un commissario P.S..........ma, secondo me, il telegrafo Morse nel 1978 era un sistema di comunicazione ormai anacronistico, era materiale buono solo per romanzi di spie.
RispondiEliminaOsservazione assolutamente ragionevole ma...può essere tutto. Anche molto probabile che ciò che lei interpretò come segnali Morse fosse tutt'altro e nulla avesse a che fare.
RispondiEliminaCosì, prendendo spunto da questa segnalazione, si può prendere atto come nelle palazzine romane anni 60/70 i rumori ed i suoni di un appartamento fossero udibili anche negli appartamenti confinanti.....Pertanto pianificare un "carcere del popolo" dentro una palazzina dove un colpo di tosse al piano terra si sente chiaramente fino al terzo-quarto piano, è fuori dalla logica.....Ritengo pertanto Via Montalcini una falsa pista.
RispondiEliminaPiccolo refuso : il testo
RispondiElimina"Lucia Mokbel, la sorella del neonazista, avrebbe sposato il figlio di Michele Finocchi, ex capo di Gabinetto del SISDE "
dovrebbe essere corretto in
"Lucia Mokbel avrebbe sposato Giancarlo Scarozza, figlio di Maria Antonietta Finocchi, sorella di Michele Finocchi del Sisde."
Vorrei precisare che lo snodo dell'articolo è - a parte la questione Diggens/Korosec/Via Due Ponti: benedetto funzioanrio di PS verbalizante, la fonte non è che "si è confusa" tra Diggens e l'occupante di Via Gradoli 11 a, diamine!E a parte la questione della coerenza delle testimonianze sulla sottoscrizione del contratto di vigilanza nel non meglio precisato alloggio int. 11 (Socoap o Imico? 11 A o 11B?) - lo snodo, dicevo, è la curiosa compresenza di proprietà/residenze/domicili tra Gradoli e Inviolatella (Due Ponti, Mendola, ecc.): si vuole forse indagare sulla presenza di un rinomato consigliori, e se si chi fosse, di investimenti immobiliari, latu senso, in quella zona?
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