Riportiamo, a testimonianza dell'interesse suscitato, un passo di un articolo, a commento dell'incontro, dal titolo: "Lodo Moro: rivelazioni inedite al convegno dell'Università della Calabria":
[ ... Il colpo di scena è arrivato nel corso dell'intervento dello storico Giacomo Pacini, dell''Istituto grossetano della resistenza e dell'età contemporanea.
Citando documenti inediti, Pacini ha cercato di fornire una ricostruzione del cosiddetto "Lodo Moro...].
E qui riportiamo anche uno stralcio di un recente colloquio-intervista tra Giuliano Sadar e Giacomo Pacini, sempre sul tema (leggilo tutto qui):
[... L’importanza del Lodo sulla storia italiana credo sia oramai indubitabile. Io scoprii quell’altro universo, quello delle infiltrazioni dall’Est, dei machiavellismi nazionali, quello svincolate dal maccanismo azione-reazione bombe-svolta autoritaria studindo l’attentato palestinese di Trieste dell’agosto 1972. C’è stato qualche episodio che ha fatto scattare in te, chiamiamolo il sospetto che ci fosse anche una storia “altra” e non raccontata?
Non c’e’ stato un episodio particolare, anche la lettura del tuo libro, per esempio, ha sicuramente contribuito. Va detto che fino a poco tempo fa realmente la documentazione era scarsa e quindi era arduo fornire una ricostruzione che avesse una qualche attendibilità. Adesso, sulla base del materiale che è stato possibile rinvenire, si evince che i primi contatti tra funzionari dei Servizi segreti italiani e emissari palestinesi avvennero a fine 1972 nell’ambito di una trattativa che portò alla liberazione di due militanti del Fronte Popolare di Liberazione della Palestina (Fplp) arrestati nel precedente agosto per aver nascosto un ordigno in un mangianastri portato inconsapevolmente su un aereo israeliano da due turiste inglesi. ...]
Bene; qui di seguito, infine, il testo degli appunti di Pacini e, in fondo, l'unico documento provvisoriamente, per ragioni di copyright, pubblicabile (il n. 6).
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Documento 1
Questo è un documento che, in qualche modo, contribuisce a
chiarire le origini del cosiddetto “Lodo Moro”.
In sintesi: il 16 agosto 1972 un Boeing 707 della compagnia israeliana El Al, partito da Fiumicino e diretto a Tel Aviv con 140 passeggeri a bordo, rientrò all’aeroporto a causa dello scoppio di un ordigno nella stiva (che era blindata, il che evitò che l'aereo precipitasse). L’esplosivo era nascosto in un mangianastri portato inconsapevolmente nell’aereo da due ignare ragazze inglesi alle quali era stato regalato da due giovani arabi che avevano conosciuto a Roma nei giorni precedenti. I due (Zaid Ahmed e Adnan Ali Hussein), grazie alla testimonianze delle ragazze, vennero arrestati alcuni giorni dopo dalle forze di sicurezza italiane. Nonostante l’imputazione fosse gravissima, però, il 13 febbraio 1973 furono scarcerati.
Questo appunto spiega come si arrivò a quella decisione.
Stando a quanto si legge, infatti, 17 dicembre 1972, il Sid informò il Ministero dell’Interno (e anche questa collaborazione Sid/Interno è a suo modo significativa) che erano in atto colloqui riservati e non ufficiali coi vertici di: “varie, note organizzazioni, in aderenza ai nostri interessi” e che nel quadro dei questi colloqui “veniva considerato, in particolare, il problema concernente i due guerriglieri arabi attualmente detenuti in carcere italiano”. Sedicenti “interlocutori qualificati”, infatti, avevano chiesto che ai due fosse assicurato il massimo benessere, esaminando anche la possibilità di porli in condizione di disporre di somme di denaro e soprattutto di esaminare la possibilità “di conseguire la massima celerità nello svolgimento degli atti di competenza della magistratura (…)”.
In sintesi: il 16 agosto 1972 un Boeing 707 della compagnia israeliana El Al, partito da Fiumicino e diretto a Tel Aviv con 140 passeggeri a bordo, rientrò all’aeroporto a causa dello scoppio di un ordigno nella stiva (che era blindata, il che evitò che l'aereo precipitasse). L’esplosivo era nascosto in un mangianastri portato inconsapevolmente nell’aereo da due ignare ragazze inglesi alle quali era stato regalato da due giovani arabi che avevano conosciuto a Roma nei giorni precedenti. I due (Zaid Ahmed e Adnan Ali Hussein), grazie alla testimonianze delle ragazze, vennero arrestati alcuni giorni dopo dalle forze di sicurezza italiane. Nonostante l’imputazione fosse gravissima, però, il 13 febbraio 1973 furono scarcerati.
Questo appunto spiega come si arrivò a quella decisione.
Stando a quanto si legge, infatti, 17 dicembre 1972, il Sid informò il Ministero dell’Interno (e anche questa collaborazione Sid/Interno è a suo modo significativa) che erano in atto colloqui riservati e non ufficiali coi vertici di: “varie, note organizzazioni, in aderenza ai nostri interessi” e che nel quadro dei questi colloqui “veniva considerato, in particolare, il problema concernente i due guerriglieri arabi attualmente detenuti in carcere italiano”. Sedicenti “interlocutori qualificati”, infatti, avevano chiesto che ai due fosse assicurato il massimo benessere, esaminando anche la possibilità di porli in condizione di disporre di somme di denaro e soprattutto di esaminare la possibilità “di conseguire la massima celerità nello svolgimento degli atti di competenza della magistratura (…)”.
Che è, appunto, ciò che avvenne, visto che meno di due mesi
dopo dalla data di questo documento i due arabi furono liberati e se ne persero
le tracce.
Documenti 2-3
Questi sono due documenti che risalgono all'ottobre 1973, un
mese dopo l'arresto di 5 palestinesi a Ostia trovati in un possesso di missili
Strela che intendevano usare contro un
aereo israeliano in decollo da Fiumicino. Materialmente non è chiaro chi
scrisse questi documenti, ma è verosimile che si tratti di informazioni fornite
da Giovannone, sebbene non vi sia una prova che lo dimostri con certezza.
Dal primo documento si
evince che il 21 ottobre 1973 al ministero dell’Interno era giunto un appunto
che informava che dentro a “Settembre Nero” vi era forte insofferenza per la
detenzione
in Italia dei cinque palestinesi arrestati a Ostia e che lo stesso “capo” di
Settembre Nero (non so esattamente a chi ci si possa riferire) era accusato di
troppa indecisione e “invitato” a dare l'ok a una operazione contro l'Italia al
fine di liberare i “5 patrioti”. Come si legge nella parte finale, i nostri
Servizi giudicavano ormai quasi imminente l'attuazione di una simile “speciale operazione” da parte di Settembre Nero.
Il successivo documento
(documento 3), datato 25 ottobre 1973, informa che “recentemente”
erano giunti in segreto a Roma 2 esponenti di Settembre Nero e 1 esponente del
"Fronte della Resistenza Palestinese" per chiedere la
liberazione dei cinque militanti arrestati un mese prima. Il dato significativo
che mi pare emerga è che il cosiddetto Lodo Moro era verosimilmente già in
vigore, ma che a tale accordo erano insofferenti le ali più estreme della
galassia palestinese le quali, a partire dal 1 novembre, se non si fosse
sbloccata la situazione dei palestinesi arrestati a Ostia, avrebbero ripreso la
loro “libertà d’azione” (da sottolineare anche l’influenza che i “capi
libici”, stando a quanto si legge, sarebbero stati in grado di avere su
Settembre Nero).
Il 17 dicembre 1973, come noto, vi fu la strage all’aeroporto di
Fiumicino.
A quella data erano stati liberati due dei palestinesi
arrestati a Ostia che furono trasportati in Libia il 31 ottobre 1973 (quindi
pochi giorni dopo la data di questi documenti) col “famoso” aereo Argo 16.
Aereo che il 17 novembre cadde nei cieli di Marghera in quella che, secondo
plurime fonti, fu una rappresaglia del Mossad, causata proprio dalla decisione
di liberare i due militanti palestinesi.
Gli altri tre miliziani furono liberati dietro pagamento di una cauzione
(non è mai stato chiaro chi la pagò) a inizio 1974.
Documenti 4-5
Sono due documenti collegati tra di loro e successivi alla
strage di Fiumicino. Facevano parte del fascicolo “Fiumicino” contenuto
nell'archivio della Divisione Affari Riservati.
Nella prima pagina si parla di una comunicazione giunta “da
nostro rappresentante che attualmente trovasi presso la resistenza palestinese”.
Con ogni probabilità il riferimento è a Giovannone, il quale relazionava su
alcuni colloqui che aveva avuto con tali “Antonio” e “Dario”. Il primo, si
legge, era il ministro degli esteri di Arafat (verosimilmente Farouk Kaddoumi),
l’altro il capo del servizio di sicurezza del Libano (non ho idea di chi si
tratti, forse Abu Ayad).
Il documento, forse più che per il contenuto (tra le altre cose, si parla di un processo ai responsabili della strage di Fiumicino che poi non ci sarà mai), è utile per comprendere come Giovannone si muovesse nello scacchiere medio-orientale. Interessante anche la “nota” in fondo alla prima pagina dove è riferito che stava continuando l’azione “tendente ad ottenere che il Fronte della Resistenza agisca verso le frange più estremiste” per impedire nuovi attacchi all’Italia.
Il documento, forse più che per il contenuto (tra le altre cose, si parla di un processo ai responsabili della strage di Fiumicino che poi non ci sarà mai), è utile per comprendere come Giovannone si muovesse nello scacchiere medio-orientale. Interessante anche la “nota” in fondo alla prima pagina dove è riferito che stava continuando l’azione “tendente ad ottenere che il Fronte della Resistenza agisca verso le frange più estremiste” per impedire nuovi attacchi all’Italia.
Documento 6
Questo è un documento che è agli atti della Commissione P2,
pubblicato nel volume 7, tomo 21 alla pag. 182.
Fa parte del materiale che il Pm Domenico Sica sequestrò in casa dell’ex capo del Reparto D del Sid generale Gianadelio
Maletti nel 1981 poco dopo la sua fuga in Sudafrica. E’ il resoconto di un
colloquio che Maletti ebbe nel marzo 1975 col capo del Servizio (all’epoca
Casardi).
Al punto 3 si legge chiaramente:
“Coordinamento BR-OLP. Nostra brillante azione (RCCS). “Relazionare”.
RCCS sta per “Raggruppamento Centri Contro Spionaggio”,
mentre “Relazionare” fu evidentemente aggiunto da una persona diversa da
Maletti, visto che è scritto con un'altra calligrafia (forse fu proprio
Casardi).
Il documento credo lo si possa ritenere di buona attendibilità,
visto che non era destinato a essere reso pubblico. Non riesco a decifrare cosa effettivamente
intendesse Maletti per “nostra brillante azione” in riferimento al “coordinamento
Br-Olp”, ma, in ogni caso, è un appunto che dimostra che i rapporti Br-Olp
erano quantomeno “monitorati” dal Sid fin dal 1975.
l' appunto autografo di Maletti
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