ENTRA IN SCENA LA POLIZIA E SFONDA LA PORTA - Ma qualcosa nei tempi non torna.
+++ Aggiornato il 15.06.19 con riproduzioni di altri doc.ti di via Gradoli +++
+++ Aggiornato il 14.06.19 con riproduzioni di documenti di via Gradoli +++
Riepiloghiamo brevemente quanto successo fin qui.
Immagine esemplificativa da Cesenatoday.it |
Siamo al 18 aprile 1978; in via Gradoli 96 int. 7 la signora Nunzia Damiano alle 8 del mattino si accorge della infiltrazione d'acqua dal piano sovrastante, esce dall'appartamento per chiedere un aiuto e alle 8:10 incontra l' ex amministratore dello stabile (ma in quel momento ancora facente funzioni) Domenico Catracchia, in compagnia del custode Giovanni Scipioni e dell'idraulico del condominio Jean Claude Teschofen. Tutti insieme verificano l'entità dell'infiltrazione, suonano senza avere risposta all'intermo 11 sovrastante, cercano inutilmente di forzare la porta e infine decidono di rivolgersi ai Vigili del Fuoco; l'idraulico Teschofen si incarica di fare la telefonata da casa sua dato che abitava vicino.
La chiamata è registrata alle 9:47 ( quasi due ore dopo la constatazione della emergenza) e l'intervento parte dal distaccamento di Roma Prati (via Caposile 9); a bordo dell' APS (autopompa) ci sono il caposquadra Giuseppe Leonardi e i vigili Vagnoni e Gregori.Poiché oggi per percorrere quel tratto di strada - tra la sede dei VV.FF. e via Gradoli - ad andatura normale occorrono 21 minuti, possiamo ragionevolmente ritenere che l' APS , a sirene spiegate, quel giorno l'abbia coperto in metà tempo. Diciamo anzi molto ottimisticamente ( mettendoci dentro anche i tempi morti tra l'arrivo della chiamata e la messa in moto del mezzo) che i pompieri abbiano impiegato in tutto 8 minuti e che quindi siano giunti sul posto alle 9:55 -
Dal verbale di Leonardi (vedi articolo precedente) si capisce che, reso edotto dagli astanti che li attendevano di quanto in atto, procede con la sua squadra a verificare l'infiltrazione all'interno 7 (come è logico) , controlla la resistenza della porta di ingresso dell'appartamento di sopra e infine, attraverso l'uso di scale, raggiunge il balcone dell'interno 11, forza la porta finestra si dirige nel bagno, chiude il rubinetto e riaggancia il telefono della doccia nella sua sede.
Ragionevolmente - e sempre molto ottimisticamente - consideriamo che per tutto quanto sopra siano passati altri 10 minuti ; e siamo così giunti alle 10:05.
A questo punto Leonardi nota i volantini delle BR e...facciamo proseguire lui in questo stralcio del verbale (CM1 Vol. 30 pag. 975) della Digos del 19 aprile:
In definitiva Leonardi, notati i volantini intestati Brigate Rosse si allarma , giustamente, fa salire il collega rimasto nell' APS, insieme procedono ad una sommaria ispezione, aprono armadi, guardano sotto i mobili, guardano in giro notando parecchie cose, ridiscendono senza nulla dire agli astanti (vedi verbale Catracchia in articolo precedente) , chiamano via radio il loro Comando chiedendo, dopo aver spiegato la situazione, di avvisare la Questura; e infatti la Questura viene avvisata dal Comando dei VV.FF. -
Sarà ragionevolmente passato un quarto d'ora per tutta questa serie di operazioni? Saremo arrivati quindi almeno alle 10:20 ?
Infatti, lo vedremo tra poco, alle 10:30 il brigadiere Merola (sì quello del controverso verbale dell'ispezione in via Gradoli del precedente 18 marzo 1978) viene rilevato dal tenente Di Petrillo per recarsi in via Gradoli insieme ad altri due agenti, a seguito di questa chiamata.
Tuttavia la Sala Operativa, chiamata sulla linea 113, registra l'ordine al 2ndo Distretto -Flaminio di invio di una pattuglia in via Gradoli in ausilio ai VV.FF. (vedi sempre articolo precedente) già alle ore 10:08!
Il brogliaccio degli interventi, come pure abbiamo già visto, registra l'ordine di invio della Volante 5 alle 10:15 ( quindi sempre in anticipo sui tempi da noi generosamente calcolati); ordine che però sembra coinvolgere solo in un momento successivo anche la Beta 4 (quella con a bordo Di Petrillo e Merola ).
Leggiamo infatti nel Brogliaccio delle novità del Centro Operativo (da CM1 Vol. 29, pagina evidenziata):
Della Beta3 non abbiamo trovato verbali ma abbiamo il verbale (qui uno stralcio) del Brigadiere di P.S. Domenico Merola che stava sulla Beta 4 (CM1 Vol. 111 pag. 8):
Quindi, come vediamo, Merola parte dal Comm.to Flaminio alle 10:30, giunge sul posto, si informa e viene reso edotto della situazione, provvede a forzare la porta di ingresso (una porta blindata) dell'int. 11 e finalmente entra all'interno insieme agli altri della volante Beta 4. E' ragionevole pensare che quest'accesso, stando all'orario dichiarato di partenza, non sia potuto avvenire prima delle 11:00? Secondo noi sì.
Come abbiamo visto Merola descrive, sia pur sommariamente, una serie di reperti rinvenuti sul posto ma non è chiaro se dal personale della Beta 4 o da chi intervenuto successivamente o se in parte da loro e in parte da altri.
Sul luogo, nel tempo, intervengono tutti: oltre loro stessi della Polizia, la Digos, i Carabinieri, la Guardia di Finanza, Infelisi, Spinella e la Polizia Scientifica.
Già ma quando interviene la Polizia Scientifica (nella persona del dott. Pandiscia) ? Stando al verbale di Merola posteriormente al suo intervento di forzamento della porta di ingresso e quindi, come abbiamo visto, non prima delle 11:00 - Stando invece ai Rilievi Tecnici in via Gradoli di Pandiscia (Leggi qui le pagine dei rilievi tecnici estratte e rese ricercabili in ocr dal Vol. 44 pp 136-207 CM1) egli inizia le sue operazioni alle 10:30 , in pratica in contemporanea con la partenza dal commissariato di Merola che sarà colui che sfonderà la porta di ingresso.
Che Pandiscia e la sua squadra di quattro persone abbiano iniziato i rilievi entrando dalla porta finestra del balcone in attesa che si forzasse la porta di ingresso? Francamente appare difficile pensarlo e nulla del genere risulta agli atti.
Difficile pure pensare che il capo della polizia scientifica si muovesse senza una precisa richiesta di funzionari della polizia (infatti dirà: "...richiesto dalla Digos...". Ma costoro non potevano ragionevolmente farla, come visto, prima delle 10:20 ( a dispetto di quella comunicazione dalla Centrale al Comm.to Flaminio che riporta a penna l'orario delle 10:08 ). Del resto la relazione di Merola cita , fra quanti già intervenuti sul posto al suo arrivo, la Volante 5, Falco12 e il Capo dei VV.FF. l'ing. Costorelli (sic, leggi Pastorelli). Se Pandiscia fosse stato già presente sul posto avrebbe potuto Merola ignorarne la presenza sul verbale?
Viceversa nella prima pagina dei Rilievi di Pandiscia, allegati sopra in link, premettendo che nel corso della perquisizione "...eseguita da personale della stessa Digos sono stati trovati..." indica come presenti alle sue operazioni praticamente tutti, da Infelisi a Spinella a Vito a De Stefano "...e altri funzionari e sottufficiali di P.S. oltre due artificieri...". Ma ecco un estratto della prima pagina dell'intero documento linkato sopra.
A maggior riprova, questo verbale della Digos che fissa alle 11:00 il suo intervento, dà, al momento del loro arrivo, presente sul posto solo personale del Comm.to Flaminio Nuovo, della Squadre Volante e dei Vigili del Fuoco. Il loro intervento sembra proprio finalizzato a portar via quanto prima, per ovvi motivi, armi ed esplosivi di cui fanno un primo elenco sommario . Non si fa cenno ad esempio delle cartucce ( Il verbale seguente è in CM1 Vol. 111 pag. 10 ).
Ciò che appare più probabile quindi è che l'orario riportato da Pandiscia sia erroneo e che comunque, sicuramente, quando lui interviene per i rilievi e le foto la scena sia stata già alterata (dice testualmente: perquisizione eseguita) da chi, fra i tanti intervenuti prima, non si era preoccupato troppo di mantenere intatta la scena originale. Probabilmente la fecero da padrone l'ansia di scoprire cosa fosse nascosto in quell'appartamento e la speranza di individuare rapidamente anche qualche traccia utile per l'individuazione del posto dove Moro era prigioniero.
Del resto, come abbiamo visto in altre occasioni, all'epoca non si aveva molto riguardo per la conservazione della scena prima dell'intervento della Scientifica. (Vedi via Caetani quando un reperto nella R4 - il cosiddetto borsello - viene preso dal Comm. Vito che se lo porterà via al suo Commissariato e ne verbalizzerà il contenuto a parte, in serata ,presumibilmente ad insaputa di Pandiscia che interviene in via Caetani dopo di lui e che infatti di questo reperto - non essendone a conoscenza - non ne parla proprio nella sua relazione ).
Come vediamo la relazione di Pandiscia è una descrizione necessariamente sommaria e riduttiva di quanto si rinviene ( alla fine si conteranno più di mille reperti); è costituita da 13 pagine descrittive e 233 foto con, premesso, il relativo elenco delle foto stesse, per un totale di 72 pagine.
Sarà poi compito della Digos portar via tutto il materiale contenuto nell'appartamento nei soliti scatoloni per esaminarlo e inventariarlo. Un lavoro, giustamente, di non pochi giorni se, come leggiamo, quest'inventario di 1115 reperti -armi e munizioni escluse - viene inviato alla Procura solo il 2 maggio. (Leggi qui l'inventario di tutti i 1115 reperti estratto dal Vol. 31 pp. 17-65 CM1).
Di un piccolo numero di questi ( per lo più appunti scritti e opuscoli stampati) venne fatta una riproduzione fotografica inserita nel Vol. 48 a partire da pag. 529 e nel Vol. 31 da pag. 237 ( come si può leggere a pag. 236 si tratta degli ulteriori reperti n. 674, 676, 677, 680, 683 e 783 . Abbiamo estratto queste complessive (tra vol. 48 e 31) 178 pagine che potete leggere qui.
Le armi e le munizioni furono - per praticità, dovendo essere periziate - inventariate separatamente e comunque portate via rapidamente per motivi di sicurezza, come visto già sopra.
Quest'inventario completo è allegato alla perizia stessa che si trova in CM1 Vol. 45 pp. 546-642 e che abbiamo estratto come singolo documento. (Leggi qui l'inventario e perizia delle armi di via Gradoli).
Nell'appartamento fu anche trovato uno stock di 128 cartucce calibro 9M38 senza data sul fondello (come molte usate in via Fani). La Polizia Scientifica fece un'indagine presso la ditta produttrice per accertare l'anno di produzione (fu accertato essere stato il 1975) e per capire, trattandosi di munizioni non commerciabili con privati, a quali enti fossero state vendute per poterne dedurre l'eventuale provenienza. ( Leggi qui l'elenco degli acquirenti estratto da CM1 Vol. 31 pp. 580-583).
Tornando al documento di Pandiscia, alle ultime voci dell'elenco delle fotografie, vediamo che furono rilevate numerosissime impronte. La recente commissione Moro dopo aver fatto prelevare il DNA da alcuni reperti di via Gradoli non ottenne poi dai sedicenti abitanti dell'appartamento-covo il consenso per un confronto.
Non sarebbe stato allora il caso di confrontare invece tutta quella messe di impronte, a suo tempo rilevate, con quelle presenti sui cartellini di tutti i BR che nel tempo furono arrestati? fossero o meno abitanti presunti di via Gradoli 96 ?
In fondo quello che si voleva accertare era proprio chi e quanti avessero frequentato quella base e il confronto delle impronte avrebbe potuto fornire la risposta.
Ma qui entriamo già nel tema - le indagini, gli identikit, i riconoscimenti - che sarà oggetto del prossimo capitolo.
( Continua )
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Per comodità ripetiamo qui i link inseriti nel corpo dell'articolo
Rilievi tecnici Via Gradoli
https://drive.google.com/file/d/1OdtPLgYYVU8J_E7n6KSud9KXtBCmzku1
Inventario dei reperti (armi escluse)
https://drive.google.com/file/d/0ByocqqHXudT-Q0oxdGhvWlpRT1U
Riproduzione di alcuni reperti documentali (dai Voll. 48 e 31 - inserito il 14.06, aggiornato - ultime 18 pagine - il 15.06 )
https://drive.google.com/file/d/1ZNxV8iLHWtSoT9Yp-EAaIDkH8rm165Fb
Perizia e inventario delle sole armi
https://drive.google.com/file/d/0ByocqqHXudT-U0VCYmNqZy0yRjg
Nota su stock 128 cartucce
https://drive.google.com/file/d/0ByocqqHXudT-M1pidjV4bjdtdEk
Se vuoi leggere gli articoli precedenti
Infatti, nel verbale, Leonardi non parla del telefono della doccia. Come ha raccontato a "La7". Dice che ha chiuso il rubinetto. A conferma del fatto che si trattava di un panno che faceva da tappo allo scarico.
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